“ Un giorno, in quella valle persa nel tempo, la Val d’Agri, arrivò Cristo. Non è possibile, direte voi, Cristo si è fermato a Eboli, come scrisse Carlo Levi nel suo libro. Si è vero, ma dimenticate che Cristo veniva da Sud e che non aveva bisogno di andare oltre, di proseguire verso Nord, perché in Lucania, Cristo, aveva ritrovato una terra impregnata di sudore, dolore, fatica, una terra dalle tradizioni semplici ma profonde che gli ricordava i suoi luoghi, la sua gente, la sua famiglia. A quella terra, a quei luoghi, Cristo affidò la custodia del tempo” Con questo incipit, inizia il libro” Zero non esiste. Ritorno in Val d’Agri”, edito da “Lastaria Edizioni”, scritto dal dottor Enzo Capuano, cardiologo con la passione per la scrittura, che è stato presentato presso l’Azienda Vitivinicola “Le Vigne di Raito” fondata nel 2001 dalla dottoressa Patrizia Malanga , di origini lucane, nell’ambito delle iniziative organizzate dall’associazione culturale vietrese ”La Congrega Letteraria” diretta da Antonio Gazia e Alfonso Vincenzo Mauro, con il sostegno dell’Amministrazione Comunale e della Pro Loco di Vietri sul Mare. Il dottor Capuano che ha trascorso buona parte della sua infanzia in terra lucana – ” Ho vissuto fino all’età di 13 anno tra Viggiano e Villa d’Agri”- ha raccontato attraverso la storia del padre Eduardo la storia di un’epoca, di un territorio che rinasce:” Racconto la storia della Val d’Agri dal 1951 al 1968. Agli inizi degli anni Cinquanta mio padre arrivò nella Val d’Agri e scoprì un territorio addormentato, abitato da contadini che ogni mattina, per un pezzo di pane, scendevano dai monti per coltivare a valle i terreni lungo il fiume Agri. A metà degli anni ’50 nasce il Consorzio di Bonifica della Val d’Agri, di cui mio padre fu uno dei protagonisti, che contribuisce in modo determinante al cambiamento di quel territorio dove i contadini si consideravano nulla: lentamente si accorgono che giorno dopo giorno stanno scrivendo una pagina di storia, comprendono che chiunque vive non è zero, che zero non esiste”. Nel libro Capuano che si sente un “Lucano di Salerno”, ricorda anche le figure di Carlo Levi e di Rocco Scotellaro:” Grazie a loro oggi so che la storia si scrive, giorno dopo giorno, con i propri atti, le proprie ispirazioni: ho capito che tante persone che si muovono piano tracciano dei solchi indelebili che diventano Storia”. Attraverso i documenti del padre, l’autore ricorda anche gli uomini politici del tempo che diedero un grande impulso al cambiamento di quelle terre come Emilio Colombo e Amintore Fanfani, che avviò la Riforma Agraria: ” In qualsiasi foto dell’epoca che racconta l’inaugurazione di una strada o di un’altra opera realizzata in Val d’Agri è sempre presente l’Onorevole Colombo”. Nel libro, che è ambientato anche a Salerno, il dottor Capuano racconta anche del suo profondo rapporto con il padre con il quale condivideva tante cose:” La passione per la Salernitana, per l’atletica leggera; l’amore per Levi e Scotellaro. Mi sono convinto a scrivere le sue emozioni quando, radendomi davanti allo specchio, mi sono accorto che i miei gesti erano uguali ai suoi: mi sembrò che allo specchio ci fosse lui e che io fossi lì nascosto a osservarlo”. Il libro di Enzo Capuano è un atto d’amore verso suo padre, ma anche verso un’intera comunità: ” E’ stato sicuramente un mondo per stare ancora una volta insieme a mio padre, per cercare di trovare ancora la luce dei suoi occhi che ancora oggi cerco spesso, quando sono al buio, con i miei dubbi”. (Foto di Edoardo Colace).
Aniello Palumbo