Siamo invasi, “sono in mezzo a noi”… ormai non se ne può fare più a meno, ovunque e dovunque, cerchiamo wi fi libere per poterci collegare col nostro mondo multimediale.
E’ facile capire dove c’è la possibilità di potersi collegare, un piccolo bip pervenuto al nostro cellulare ci avvisa.
E allora eccoci, assetati di “web”, a cercare notifiche e altro sui social network di quello che fanno i nostri contatti. Si perché ormai con fb,twitter whatsapp e quant’altro offre il mondo multimediale siamo tutti informatici delle reti basate sulle relazioni sociali.
Ma, una volta, tanti anni fa, le relazioni sociali non erano quelle che davanti ad un caffè o una tazza di thè , ci permettevano di colloquiare del più e del meno, magari anche, fare, pettegolezzo. Oggi invece sappiamo di tutto e di tutti solo aprendo la nostra pagina di fb o twitter, e non solo, sapere anche che cibo abbiamo consumato a pranzo, perché ormai è quasi un rito fotografare il piatto preparato, con tanto di “selfie”, per far capire agli altri che siamo davvero noi sulla foto.
Ma, è normale, camminare per strada e vedere tutti, con gli occhi incollati al telefonino? La stessa cosa in fila alla posta o durante l’attesa in uno studio medico. Per non parlare poi durante la guida, lì ci sarebbe proprio da tagliare la testa a tutti. Mi capita a volte di non riconoscere la voce degli amici, durante una normale telefonata, perché gli auguri per qualsiasi anniversario ti arrivano via web o con messaggino al cellulare.
Beh, personalmente, credo che un po’ si stia esagerando, sicuramente la tecnologia,estesa per ogni campo, sia assolutamente una grande ricchezza per tutti in quanto ci permette comunque di sapere e tenerci aggiornati. Ma come tutte le cose ne facciamo, a mio avviso, un uso, a volte scorretto. E’ triste vedere, spesso, tanti giovani che, pur stando assieme, sono assorti nel loro mondo virtuale, magari in una piazza dove c’è wi fi, tutti seduti vicini ma che “non parlano tra loro”.
Mettiamo che per un caso fortuito, venga a mancare internet per un lungo mese, invece di dannarci l’anima, continuiamo come se tutto fosse ritornato a qualche anno fa. Adottiamo lo slogan “no wi fi…parlate tra di voi”.
Allora leggiamo un libro, sentendo il buon odore della carta, sporchiamoci le mani leggendo un quotidiano, chiamiamo l’amico lontano e sentiamo l’emozione e la gioia nella sua voce per averci sentito e soprattutto dedichiamo un po’ di tempo al colloquio con i nostri simili guardandoci negli occhi.
Caterina Ricciulli