Sono sicuramente tanti i giovani salernitani che lasciano la città per studiare o lavorare in altre città europee. Una scelta? Una condizione necessaria ? Non banalmente “fuga di cervelli”, a volte appunto scelta di vita. In altri casi voglia e possibilità di esperienze diverse lontano da ambienti protetti e comodi per poter anche ritornare arricchiti professionalmente. La storia di Camillo D’Angelo, 27 anni, salernitano, che lavora presso un gigante della comunicazione informatica conferma un’ipotesi diversa da quel luogo comune così diffuso legato al semplice istinto di fuga o dalla reiterata convinzione che dai sud del mondo, dell’Italia e della nostra provincia salernitana si va via perché il lavoro e l’investimento sulle nuove generazioni manca.
Camillo smentisce luoghi comuni e ci racconta da Dublino le sue scelte e le sue passioni.
Da quanto tempo e in quale ruolo lavori presso questa Azienda?
Sono ormai 4 anni (il tempo vola!) che mi sono trasferito a Dublino per lavorare in Microsoft, una delle aziende leader nel settore informatico. In azienda ho già ricoperto diversi ruoli interessanti, ed ora mi occupo di Account Executive. E’ un ruolo di responsabilità basato sull’essere riferimento del proprio portafoglio clienti, che aiuto nel loro processo di trasformazione digitale attraverso l’adozione delle tecnologie Microsoft. I clienti rappresentano aziende internazionali con headquarter in Italia, che vengono inquadrate nel segmento Corporate, ovvero fascia media (sopra lo Small and Medium Business e sotto l’Enterprise), con numero di dipendenti che varia dalle centinaia fino a diverse migliaia. Si tratta di un ruolo con aspetti professionali diversi, e sicuramente ricco di opportunità di crescita sia professionale che personale, che mi consentono di migliorare competenze necessarie in questo settore, quali la capacità di leadership e orchestrazione delle risorse aziendali (interne ed esterne), comunicazione, gestione delle relazioni con i clienti e con i Partner, collaborazione cross-team, e gestione delle criticità.
Una scelta o una necessità vivere e lavorare a Dublino ?
La scelta di trasferirmi a Dublino è stata da un lato casuale, dall’altro voluta. Dopo un’esperienza di più di anno nel Sud-Est Asiatico (Cambogia prima e Singapore poi) dove ho lavorato presso una start-up chiamata Survival Chic, sono tornato in Italia (Milano) per ricoprire la posizione di Business Development Specialist presso Huawei. Tuttavia, dopo pochi mesi mi sono reso conto che l’Italia non era ancora il posto giusto per me, e che avevo voglia di viaggiare e conoscere nuove culture. Ho iniziato cosi e poi ho colto subito l’opportunità che Dublino e Microsoft hanno deciso di offrirmi.
Questa tua scelta professionale in paesi così distanti dall’Italia prima e nel nord Europa ora ti rende soddisfatto, felice?
La riposta non è semplice. La difficoltà nel rispondere in modo esaustivo riguarda il mio carattere, in quanto potrei definirmi una persona che non si limita ad un semplice si o no. Do’ più peso al percorso di sfumature che incontro tra queste risposte binarie. Quello che so di certo è che la felicità è una sensazione che non so di conoscere nella sua pienezza ma certamente è la meta che vorrei raggiungere. Sento di poter dire di essere in un periodo di equilibrio nella mia vita, sono soddisfatto del percorso sino ad oggi intrapreso, sia personale che professionale, ma sento che tutto può cambiare per creare un nuovo equilibrio ancora più interessante. La mia idea di felicità è trovare il mio posto nel mondo, dove potermi sentire appagato nel lavoro e circondato dagli affetti più veri.
Ti manca la tua città, Salerno? Ti mancano gli affetti che hai qui e in che termini?
Devo ammettere che durante l’ultimo anno di liceo avevo maturato un forte senso di insofferenza nei confronti di Salerno. Mi sentivo prigioniero di una realtà forse troppa piccola e avvertivo la necessita’ di conoscere nuovi luoghi, nuove persone e fare esperienze diverse. Infatti dopo il liceo mi sono trasferito a Roma per la laurea triennale, a Milano per il Master’s Degree e poi le esperienze all’estero prima in Cambogia, Singapore ed infine oggi in Irlanda. Sono quindi ormai piu di dieci anni che non vivo nella mia città natale.
Posso certamente affermare che ho iniziato ad apprezzare Salerno, le sue qualità e le sue bellezze dopo esserme andato. Con serenità posso dire che Salerno mi manca. Mi manca perchè rispecchia la definizione più vera ed intima di “casa”, dove poter riabbracciare la mia famiglia. E’ il posto dove ci sono i miei amici di sempre, quelli con cui ho stretto i legami più forti e condiviso le esperienze più belle. Salerno è il luogo dove mi sento sicuro, protetto e dove so che posso sempre ritornare. Oltre agli aspetti affettivi (sicuramente i piu importanti), di Salerno mi mancano anche le piccole cose, come il sole (eh purtroppo in Irlanda inizia a mancarti il sole!), il mare, le bellezze del nostro territorio, la costiera amalfitana, il cibo, in generale la semplicità delle persone ed il ritmo di vita.
Sebbene Salerno mi manchi sotto tanti aspetti, sento che il mio percorso di crescita personale e professionale non è ancora finito e definito , quindi non credo di tornare a breve.
In base a questa tua esperienza all’estero perchè secondo te dall’Italia i tuoi coetanei vanno via e spesso non rientrano?
Penso che andare via dal proprio paese di origine per cercare di vivere nuove esperienze sia sempre positivo, perchè ci spinge a metterci alla prova, ad uscire dalla nostra area di confort e quindi a crescere. Il trend che vede i giovani allontanarsi (anche solo temporaneamente) dalla propria nazione natale è, a mio modesto parere, sicuramente da apprezzare ed incorraggiare. Chi poi ritorna, lo fa con un bagaglio di nuove esperienze personali e professionali, che possono portare solo benefici sia al singolo individuo, sia all’intero paese e al mercato lavorativo interno.
Penso che siano poche le persone che decidano di partire con l’obiettivo di non tornare mai più in Italia (o in generale nel proprio paese di origine) ma che invece si tratti più di un lento processo di adattamento alla nuova realtà, di soddisfazione lavorativa e personale e di una ricerca legata alle continue nuove opportunità professionali che spinge i giovani a decidere poi di rimanere all’estero molto di più di quanto pianificato.
Sono uscito dall’Italia con il semplice scopo di conoscere realtà diverse da quelle a cui ero abituato, e oggi per me questo processo è ancora in evoluzione, quindi non avverto l’esigenza di far ritorno. Penso che per molti lavorare all’interno di un contesto lavorativo in costante cambiamento, multi-etnico e multi-culturale rappresenti un plus valore assolutamente importante che spinge a permanere all’estero.
Altro aspetto secondo me da considerare è rappresentato dalla possibilità di raggiungere in breve tempo un adeguato satus di sicurezza economica e stabilità lavorativa: purtroppo in Italia (almeno per il mia esperienza) prima di diventare del tutto indipendenti il percorso è spesso lungo e incerto, soprattutto per i giovani. Prima di riuscire ad ottenere un contratto a tempo indeterminato, che quindi dia una prospettiva stabile e di lungo periodo alla propria professione, bisogna spesso passare da contratti di apprendistato, che portano incertezza ed impossibilità di fare progetti a lungo termine. Sotto questi aspetti, in Irlanda, ad esempio, la situazione e’ sicuramente diversa: sin da subito si viene assunti con contratti a tempo indeterminato. Per un giovane, un’immediata sicurezza economica e contrattuale credo rappresenti una condizione molto favorevole per stabilizzarsi definitivamente all’estero.
Infine, ultimo aspetto che ritengo rilevante riguarda le opportunità di crescita disponibili. In Irlanda le aziende (soprattutto quelle del settore IT che hanno stabilito qui i loro heaquarter europei) sono in costante ricerca di nuovi talenti e giovani. Esiste un’elevata concorrenza tra aziende che ricercano personale con un elevato profilo professionale. Questo contesto è assolutamente molto stimolante per i giovani professionisti e sviluppa un mercato lavorativo altamente flessibile e dinamico, dove non si teme di lasciare la propria azienda per lavorare in un’altra. In Italia al contrario il lavoro è più statico, le persone tendono a rimanere nelle stesse aziende con le stesse posizioni per tanti anni. Inoltre molto spesso, sebbene si sia scontenti della propria situazione attuale, si teme di lasciare il lavoro corrente per mantenere posizioni sicure o perché non si riesce a trovare subito un contratto stabile in altra azienda. Tutte queste dinamiche inevitabilmente riducono le opportunità di crescita professionale per i giovani e rendono quindi il mercato del lavoro in Italia meno appetibile.
Che cosa consiglieresti ad un tuo coetaneo appena laureato in cerca di occupazione?
La cosa più significativa che mi sento di consigliare è semplicemente di essere curioso, aperto mentalmente sena paura di andare via dalle proprie comodità stanziali. Nella mia seppure breve esperienza lavorativa ho imparato che è fondamentale dimostrare ai propri colleghi e al proprio management di essere sempre pronti a mettersi in discussione, a guardare le situazioni da prospettive diverse e a non avere pregiudizi. Il business di ogni azienda è ormai in continua trasformazione, a causa di quotidiaini cambiamenti sociali e tecnologici, e quindi i giovani professionisti che sono pronti a cogliere le opportunita derivanti dal cambiamento e dall’innovazione sono generalmente quelli che principalmente le aziende ricercano. Ad un giovane neo-laureato suggerisco quindi di essere pronto a sperimentare, di non aver paura di mettersi in gioco ed essere sempre pronto ad accettare nuove sfide.
Gilda Ricci