Presso il Centro Culturale C.a.T., in Via Ospizio 3 a Vietri Sul Mare, si terrà mercoledì 4 dicembre alle ore 18,00, la presentazione del libro “Negritude della ceramica vietrese. Da Riccardo Dòlker a Salvatore Procida” curato da Giorgio Napolitano e Maria Grazia Gargiulo; alla serata, che sarà presentata da Antonio Dura e Rossella Nicolò, interverrà Matilde Romito. Il concetto di negritudine nasce dagli scrittori neri di ambito francofono alla fine degli anni ’40 del ‘900, Leopold Senghor ed Aimé Césaire. Nei loro scritti essi riaffermano una vera condizione umana ed identità degli africani. In contrapposizione all’uomo bianco della logica Senghor afferma: «Il Negro è l’uomo della natura» e l’emozione è il suo modo di conoscenza; la negritudine è tensione dell’anima, è il progetto dell’essere-nel-mondo del negro. Questa proposizione era già da tempo molto attrattiva per numerosi artisti del ‘900 come Picasso, Derain, Tristan Zara ed in Italia per il gruppo dei Futuristi come Prampolini, Tato ed il napoletano Cocchia. A Vietri a descrivere le suggestioni d’Africa per primo è Riccardo Dolker; egli presenta, attraverso la sua sensibilità, una dimensione dell’uomo che ha ancora rispetto della natura ed è immersa in una sorta di panteismo originario. A questa stesse fonte di condizioni umane ma traslata nel tormentato periodo post-bellico, si alimentano le forme espressive ceramiche di Salvatore Procida. Le sue figurazioni nascono dalla necessità di esprimere le vicende, i miti, le ritualità, in questo senso l’artista ha una modalità sacro-religiosa di avvicinarsi agli uomini ed alla natura. La forza plastica di Procida travalica i limiti formali, si tinge di atmosfere oniriche, di rituali arcaici, ponendo la sua ricerca estetica distante dalle usuali letture. Ingresso libero.
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