In viaggio con Papele, una produzione de Il Teatro cerca casa dedicata a Raffaele Viviani.

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Curiosiamo nella vita di Raffaele Viviani. Papiluccio era cosi chiamato Raffaele Viviani da bambino. I soldi mancavano e costava frequentare la scuola. E ben presto divenne uno scugnizzo di strada, che correva per le strade di Napoli, fragile ma al tempo stesso ricco di personalità che spesso accompagnava il padre costumista teatrale, in giro a cercare lavoro  per teatri e compagnie.

Una sera nel Teatrino di Porta San Gennaro dove si inscenava ‘’Le Cocotte o la bisca di Montecarlo’’ operetta marionettistica in cui avrebbe cantato il comico tenore Gennaro Trengi, sfortunatamente questi si ammalo’. Allora il proprietario dei ‘’pupi’’ Aniello Scarpati’’ fece cantare il piccolo Raffaele, detto ‘’PAPILUCCIO’’  a soli quattro anni e mezzo. Fu allora un successo strepitoso, fu considerato un bambino prodigio.  Papiluccio  voleva raccontare il mestiere dei poveri, l’arte di arrangiarsi e le tragedie che il popolo affrontava tutti i giorni, ma per fare ciò capì non bastava essere uno di loro. Era necessario studiare e al contempo mantenere quella semplicità e quella genuinità che solo il popolo sapeva avere. Con la prematura morte di suo padre allora cominciò a pensare al Teatro per guadagnare qualche lira e ben presto divenne il suo vero lavoro per sopravvivere. Raffaele Viviani era un genio e dato che non sapeva suonare, leggere e scrivere, allora fischiettava a un maestro di pianoforte, il quale la “traduceva” con il suo strumento e la trascriveva. Riuscì a portare in scena la verità, la miseria e l’ingiustizia. La tendenza a portare il teatro fuori dal teatro oggi è ormai diventata una esperienza consolidata ed il  ritorno alla formula  “ Teatro cerca casa”, rassegna di teatro in abitazioni private,  ha raggiunto un notevole successo di pubblico e di critica.  A questo proposito ieri sera  gli attori Roberto Giordano e Monica Assante De Tatisso hanno realizzato uno spettacolo sulla vita di Viviani, “In Viaggio con Papele’’ di grande spessore e di ineguagliabile suggestione nella accogliente Villa dei fratelli di Monica, Piero e Vinicio e della simpatica Maria Luisa. Un’abitazione con splendido affaccio sul Lago d’Averno e vista di Capri, che ha ospitato un pubblico  ridotto con tanta voglia di gustare il Teatro improvvisato. E’ da notare che la vicinanza degli attori annulla la ritualità del palcoscenico ed ha offerto un contatto emozionante con i protagonisti.  Due sedie, una valigia contenente oggetti di scena, un cavalletto in legno  sono stati gli elementi scenici attraverso cui gli interpreti si sono mossi nella rievocazione del mito Viviani, offrendo uno spettacolo vibrante, che è stato un viaggio nel mondo dell’artista. Si sono celebrati i suoi esordi, i suoi primi dolori, le sue prime gioie, la sua voce, la sua vita. I due attori assoluti del palcoscenico hanno rappresentato la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza,  il “ tirano a campare” e  la miseria dignitosa, sofferta in silenzio che ogni giorno  spinge a lottare.

Lo spettacolo ha offerto al pubblico uno stile che ricorda la rivista degli anni Venti e Trenta. Il testo è stato scritto da Roberto Giordano, uno dei talenti più rappresentativi del palcoscenico napoletano e messo in scena da quest’ultimo e dalla cantante e attrice Monica Assante di Tatisso, una delle più preparate interpreti partenopee.

Si è notata una forza teatrale in loro che, hanno rappresentato in modo giusto la vita ed il personaggio, artista singolare di una intelligenza condensata. Sono riusciti con il loro testo ad emozionare andando direttamente al cuore dello spettatore e a far conoscere l’umanità nostalgica dell’artista, attraverso un insieme di aspetti teatrali, musica, canto e recitazione, forti momenti  coreografici. Roberto e Monica, due attori dalla compattezza unica, hanno regalato una serata accogliente, una esperienza unica all’insegna della piacevole arte del teatro.

Patrizia Zinno