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IN VACANZA NELLA MIA CITTA’

Da un po’ abito appena fuori Salerno, ma resto salernitano e da tale voglio raccontare qualche sensazione delle mie vacanze di Natale in questa splendida città.

Ci pensavo qualche sera fa quando con l’ultimo dei miei figli passeggiavo- fino a tardi!- per le strade, i vicoli ed il Lungomare in un’atmosfera serena, di festa, con un senso di assoluta sicurezza, tra l’ammirazione e il consenso di tanti, soprattutto turisti verso lo splendore europeo di una comunità accogliente e vivibile.

Il mio pensiero è andato ai molti perché di una folla così festosa che con la sua presenza massiccia ha voluto tributare tanta curiosità, trasformata nell’imponente, quanto unico, fenomeno di presenza.

Mi chiedevo se fosse curiosità artistica, esigenza ludica, suggestione della folla, moda o, piuttosto, il desiderio di vivere l’esperienza di un modello fondativo e di riportare la visione virtuosa di come una città possa raggiungere il traguardo di non essere tradita da chi la governa.

C’è tutto questo nella testimonianza di quanti- taluni da lontano davvero- hanno visitato Salerno. Nei salernitani vi deve essere la consapevolezza della visione messa in campo sul futuro della città.

E’ una visione che ha incentrato molto di sè sull’urbanistica quale motivo importante di lotta politica, di impegno sociale e culturale intorno ai bisogni dei cittadini. Una scelta decisiva per comporre interessi generali e individuali al fine della trasformazione dei suoli per promuovere la tutela e il più largo godimento dei beni comuni dando ai cittadini la possibilità di vivere  luoghi pubblici dignitosi, sani e sicuri.

E’ sotto gli occhi di tutti la prova compiuta del successo se solo si guarda ad altre esperienze: orribili periferie cresciute intorno alla sola attenzione al centro o l’assenza assoluta di parchi. Il successo nel segno di un idea civile ed efficiente di città, complessivamente sostenibile nell’equilibrio tra verde, di abilità, trasporto moderno, senza separazione tra zone dormitorio con il resto del suo corpo.

Passeggiando tra le luminarie, raggiungendo facilmente l’un capo e l’altro dei quartieri non dovendo zigzagare armato di maschera tra i rifiuti, sentendomi non più fratello povero di altre blasonate realtà- le quali mostrano in verità il loro tempo- mi assale, però, la tristezza per i residui di una vecchia sgangherata ed orba concezione che, dura nella sua ostinata inclinazione alla chiusura verso il nuovo, indugia (amando chiacchierare con uomini in toga e col tocco) in dibattiti nominalistici volendo ignorare che dietro l’attenzione di tanti turisti c’è un governo urbanistico legato alla indubbia riqualificazione anche identitaria di una città che, altrimenti, sarebbe sprofondata nell’anonimato.

E’ questione di un attimo. Il buon senso vince e mi consolo confidando che all’assenza di cancelli, telecamere, antifurti, poliziotti di quartiere, cioè di tutto ciò che altrove è strumento e cifra- ed al contempo alimento-di sicurezza, si oppone- e non può non considerarsi-  l’aspetto di Salerno legato all’idea che dai suoi spazi pubblici non ci si debba difendere e che da essi deriverà benessere economico.

Anche qui sta la chiave del fenomeno straordinario delle migliaia delle persone accorse: assistere alla sfida lanciata a Salerno per la bellezza.

La bellezza delle luci, nei quartieri, al Lungomare, nelle periferie non più desolate, nel centro storico come monumento da ammirare, nei parchi numerosi, puliti e gioiosi di tanta infanzia. La bellezza già seguita in altri paesi europei. La bellezza voluta per fare politica ed economia.

Le mie vacanze a Salerno sono trascorse in tempi difficili.

Tempi difficili è il titolo di un libro di Dickens in cui si descrive la città di Cocketown, dove i nemici dell’immaginazione vengono presentati con una riga, una bilancia e la tavola pitagorica sempre in tasca, pronti solo a pesare e a misurare, così da tenere lontani la fantasia, il futuro e l’allegria. Gli stessi che, pur di misurare e soppesare, misurando e soppesando mi sa che preferiscano vecchi quartieri degradati e fiumiciattoli sversatoi alla bellezza dell’architettura.

La bellezza che avrò l’orgoglio di mostrare a qualche amico straniero che ho invitato perché trascorra a sua volta le vacanze di Natale a Salerno.

CECCHINO CACCIATORE