UNO SCIOPERO PER IL DIRITTO DI DIFESA
L’Unione delle Camere Penali d’Italia ha proclamato l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria degli avvocati penalisti per i giorni 13,14 e 15 gennaio .
Si intende fronteggiare il degrado culturale intorno alle garanzie processuali e tentare un recupero del rispetto del diritto di difesa costituzionalmente garantito.
L’iniziativa è volta anche a portare a conoscenza dell’opinione pubblica casi di vera e propria aggressione alla funzione difensiva mediante errate prassi investigative e giudiziarie ispirate a malintese esigenze di difesa sociale.
Ad esempio, si è drammaticamente verificato il sequestro di memoriali di difesa con il dichiarato fine di acquisire la prova documentale della mendace versione difensiva (sic!).
Ancora, possedere il recapito telefonico di un legale è stato ritenuto indizio di preordinazione di un reato.
Peggio: in un provvedimento è stato scritto che la richiesta reiterata da parte di un difensore di accesso al carcere di una molteciplicità di sanitari fosse in sé sospetta.
Allo stesso modo, è invalsa la distorta prassi, oltre che illegittima anche illecita a dirla tutta, di ascoltare e registrare le conversazioni tra avvocato e difeso.
Inoltre, si afferma all’interno dei processi sempre di più l’abitudine di ammonire che la concessione delle circostanze attenuanti generiche è subordinata al consenso all’acquisizione degli atti di indagine preliminari, ovvero, nei giudizi di impugnazione, quella di omettere la relazione, oppure, di sollecitare gli avvocati a riportarsi ai motivi scritti, pena la trattazione del procedimento in coda all’udienza, per arrivare, addirittura, con iattanza a dichiarare in pubblica udienza l’inutilità della discussione orale o di preconfezionare le decisioni ancora prima dell’inizio delle udienze stesse.
Come si vede, la situazione è grave quanto insostenibile.
A ciò che sommariamente si è descritto, si aggiunge che vige ancora la facoltà del giudice di fissare il divieto di colloqui della persona sottoposta a misura cautelare con il proprio difensore, mentre solo di recente la Corte costituzionale ha finalmente abrogato l’incivile limitazione a tre per settimana dei colloqui con i propri avvocati dei ristretti in regime di 41 bis.
Vi è poi da ricordare il sistema del cosiddetto doppio binario. Esso, nato come eccezione, si è tuttavia stabilizzato, dilagando in ambiti diversi dalla criminalità organizzata, trasformandosi anche esso in pretesto per la riduzione delle garanzie difensive e di libertà.
Quella denunciata pubblicamente dall’Unione Camere Penali con l’iniziativa forte dello sciopero è, in definitiva, una deriva pericolosa che porta alla compromissione del diritto di difesa, la quale, dunque, va fermata innanzitutto culturalmente spiegando ai cittadini cosa accade e cercando in essi il consenso per le loro stesse guarentigie nel rapporto che vivono tra l’autorità e la libertà.
CECCHINO CACCIATORE