“Pasolini è stato a Salerno nel 1959, presso la “Libreria Macchiaroli” di Piazza Malta, poi divenuta “Libreria Internazionale”, dove tenne una conferenza: fu molto contestato e a fine serata gli organizzatori lo portarono a mangiare alla” Pizzeria Negri” di Pontecagnano. Dopo, per scelta di Pasolini che non volle pernottare a Salerno, lo accompagnarono alla stazione dove, nella sala d’attesa, mentre aspettava il treno per Roma, si mise a scrivere su dei fogli bianchi la traduzione dell’Agamennone di Eschilo, commissionatagli da Vittorio Gassman, che andò in scena nel 1960 a Siracusa: fu quello uno dei suoi primi contatti con il mondo del teatro col quale però era in polemica per via della lingua utilizzata che, secondo lu, era improbabile”. A raccontare della presenza a Salerno di Pier Paolo Pasolini è stato il professor Pasquale De Cristofaro, attore e regista teatrale salernitano, durante l’incontro organizzato presso il “Saint Joseph Resort” di Salerno dal “Rotary Club Salerno Est”, presieduto dalla dottoressa Marilena Montera, in occasione del centenario della nascita di Pasolini. De Cristofaro ha anche ricordato che nel marzo del 1961, il professor Italo Gallo, docente di Letteratura Greca al Liceo Classico Torquato Tasso e poi all’Università di Salerno, con gli studenti del Tasso, tra i quali vi erano Giuseppe Gentile e Antonio Romano, mise in scena, al “Teatro Verdi”, l’Agamennone di Eschilo di Pier Paolo Pasolini:” Fu quello un atto di coraggio, in un momento storico in cui Salerno era una città molto conservatrice”. De Cristofaro ha recitato alcune parti tratte dalla traduzione di Pasolini che lo stesso regista salernitano ha messo in scena qualche anno fa: ” Pasolini fu molto criticato per questa sua traduzione dell’Agamennone che , anche se ha fatto storcere il naso a molti filologi, io ritengo, ancora oggi, una delle migliori traduzioni per il teatro”. Pasolini, che scrisse anche un manifesto per il nuovo teatro, amava Totò: ” Per la sua natura doppia: da una parte rappresentava il sottoproletariato napoletano; dall’altra il puro e semplice clown, un burattino snodato, l’uomo dei lazzi, degli sberleffi “. De Cristofaro ha parlato anche dei rapporti che Pasolini aveva con gli altri intellettuali, con la politica, con la gente:” Pasolini è stato scrittore, poeta , regista di cinema, scrittore di teatro , un grande polemista, un grande giornalista: scriveva sul “Corriere della Sera” . Di Pasolini ognuno ricorda qualcosa. Pasolini era un intellettuale che ha fatto la storia del secondo dopoguerra; un uomo molto discusso, anche scandaloso per certi versi; la sua vita è stata un susseguirsi di processi e persecuzioni varie: è stato uno degli autori più processato in Italia. Era però sempre una persona viva, al centro del dibattito pubblico. Ancora oggi Pasolini è un intellettuale scomodo, un personaggio che fa ancora paura, perché era un uomo che non pacificava le proprie contraddizioni: le buttava in faccia alla società; un uomo che ancora ci parla con la sua aporia e le sue contraddizioni che erano la sua inguaribile malattia; lui era malato di parresia, ossia la necessità di dire assolutamente la verità: la sua verità, che era scomoda”. Secondo il professor De Cristofaro, Pasolini si era fatto molti nemici:” Anche per questo motivo la sua morte è avvolta dal mistero: si dice che quella notte del primo novembre del 1975 il giovane Giuseppe Pelosi non fosse da solo quando Pasolini fu ammazzato sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. Si è parlato anche di un complotto, perché lui stava scrivendo il suo libro “Petrolio”, pubblicato postumo nel 1992, con il quale attaccava il sistema democratico italiano. Pasolini diceva: “Io so ma non ho le prove”. De Cristofaro ha letto alcuni versi tratti da “Poeta delle Ceneri”, l’autobiografia in versi che Pasolini scrisse nel 1966 per presentarsi al pubblico americano:” In questo poema racconta: di essere nato a Bologna il 5 marzo del 1922; dei suoi genitori, del fratello Guido: ” Un partigiano ucciso da altri partigiani comunisti”; di essere stato un poeta già a sette anni e che la cosa più importante della sua vita era la madre e poi Ninetto Davoli. Pasolini racconta anche che nel 1942 pubblicò il primo libricino di versi, in dialetto friulano, “ Poesie a Casarsa” dedicato, per conformismo, a suo padre, ufficiale fascista, prigioniero nel Kenia, vittima ignara della guerra fascista: con lui Pasolini aveva un rapporto complesso, conflittuale”. Il regista salernitano ha raccontato che Pasolini leggeva Marx:” Diventa comunista, ma viene cacciato dal partito per i suoi comportamenti che ledono la morale pubblica. Entra poi nel circolo degli intellettuali romani; diviene amico di Alberto Moravia e di Elsa Morante, molto influenti presso gli editori. Pasolini diventa per Moravia un punto di riferimento, tanto che il 5 novembre del 1975, giorno del funerale di Pasolini, Moravia ,nella sua orazione funebre , dice:” Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro”. Per Pasolini tutto nella società era molto finto:” La borghesia non ha mai amato Pasolini perché lui diceva che i borghesi erano stati capaci di creare una società non autentica, non adatta per i valori umani. Pasolini pensava che la società italiana fosse passata dal fascismo a un sistema clerico – fascista, subito dopo la guerra, per arrivare a una più potente dittatura: quella dei consumi. Per Pasolini il problema è il consumismo che in qualche modo ha reso schiavi gli uomini”. Pasolini aveva una religiosità molto profonda:” Lui critica la società che sta perdendo questa religiosità. La figura di Cristo era molto presente in Pasolini: è il Cristo che porta scandalo e lui ritiene che questa sia la sua natura“. De Cristofaro ha anche letto una lettera, da lui scritta, dedicata a Pasolini che: ” Gettava il corpo nella lotta per cambiare un mondo che non gli piaceva”.
Aniello Palumbo