Nel 1915 ci fu la deportazione e lo sterminio del popolo armeno da parte dei turchi. Per gli storici furono uccisi i due terzi degli armeni dell’Impero Ottomano, un milione e mezzo di persone. Molti bambini furono islamizzati e le donne inviate negli harem.
Il genocidio fu compiuto dal governo dei Giovani Turchi, determinati a riformare lo Stato su una base nazionalista, e quindi sull’omogeneità etnica e religiosa. La popolazione armena, di religione cristiana, pervasa dagli ideali dello stato di diritto di stampo occidentale, con le sue richieste di autonomia costituiva un ostacolo al progetto governativo.
A farci riflettere su questa drammatica pagina di storia contribuisce il libro di Laura Ephrikian. Scrittrice, attrice di teatro, cinema, televisione, pittrice, trascorre lunghi periodi in Kenya ed è innamorata dell’Africa, dove compie opere di beneficenza e volontariato per alleviare le sofferenze dei bambini di quella terra.
Una quindicina di anni fa, leggendo le lettere del nonno armeno, diventato italiano dopo la guerra, entra in un mondo che più tardi avrebbe tanto amato e che l’avrebbe fatta sentire parte di quella popolazione, e come loro una roccia difficile da scalfire.
Ricordare la sua famiglia e le sue origini è anche un modo per parlare di quel genocidio, in quanto la storia ricostruita dalla Ephrikian è quella di un intero popolo, che si trovò ad essere perseguitato perché visto come “nemico” nella propria stessa terra, perché inteso come antagonista della forte identità turca. Ancora oggi, questa vicenda è tabù. Per i turchi, si trattò di una “rivolta” non certamente un genocidio: il crimine fu commesso dai padri della patria e riconoscere la loro responsabilità significava mettere in discussione l’identità della nazione e la sua storia. Ma non tutti dimenticano. Di genocidio hanno parlato: il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk, costretto a vivere sotto protezione; la scrittrice Elif Shafak; lo storico dissidente Taner Akçam; il giornalista Hrant Dink, che è stato assassinato nel 2007.
Il libro di Laura Ephrikian prende le mosse, in maniera del tutto naturale, dalle origini e dal passato: la travagliata e meravigliosa storia d’amore dei nonni Akop e Laura, vissuta tramite le poetiche lettere che si scrivevano; il rapporto di Laura con il padre e con la madre; gli episodi e le piccole cose di un mondo passato ma molto amato, raccontato con grande passione.