“Un sogno durato un giorno” ha debuttato alla fornace di Agropoli ieri, venerdì 9 giugno. La storica fucina di mattoni s’è trasformata in prigione per il progetto teatrale del regista e attore salernitano, Umberto Squitieri.
Sessanta gli spettatori suddivisi in due spettacoli a ingresso libero ma su prenotazione. Sessanta non è un numero da flop. Sessanta è un numero da kammerspiel.
Con il patrocinio del Comune di Agropoli e in collaborazione con il museo “Acropolis” e la fondazione “Giambattista Vico”, Squitieri, sempre più innamorato del Cilento, dove ha scelto di vivere dal 2018, raggiunge l’obiettivo di condividere con lo spettatore la recitazione da camera.
Le luci sono soffuse e la scena si consuma in sei metri quadrati. È la cella della prigione nella quale la pentita giubba rossa, Giovanni Riano, interpretato da Giovanni Rocchino, attende la morte per falsa accusa di brigantaggio. Attende e sogna. Spera e aspetta un destino dal finale a sorpresa.
La scena è la prigione che si dilata in longitudine e ingloba gli spettatori in silenzio, a un tiro di naso dagli attori.Oltre c’è una grata dalla quale giunge libero il verso dei gabbiani, riprodotto dal “friscarulo”, strumento a canna singola, tipicodei pastori cilentani, suonato da Luigi Vigoritoinsieme ad altri della tradizione dei luoghi, quali organetto e zampogna. Oltre s’immagina una libertà ancora veramente da conquistare.Oltre, c’è un sogno sul magnifico mare agropolese in un giorno di settembre del 1861 che aspetta
lo sbarco dell’avvocato brigante, Giuseppe Tardio.
Un sogno durato un giorno non è un dramma storico.Rispettando l’unità di tempo luogo e azione, il cast“squitieriano” a voce nuda porta su non palcoscenico un dramma psicologico di quaranta minuti.Minuti che alla fine sembrano dieci per la fluidità della recitazione,perl’essenzialità della schietta e forte sceneggiatura e per la ricchezza dei contenuti.
Un sogno durato un giorno è un’opera pensata in cilentano e recitata in salernitano. Contiene perseveranza, speranza, disperazione, crudeltà, sogno e disincanto.
È l’eroismo e il coraggio di chi si schiera contro i potenti e non crede all’unità d’Italia e traduce ilsuoanelito in una lettera mai consegnata a Tardio. Èl’amore incondizionato, quello di Gea, la compagna di Riano,recitata da una carismatica NormaBoveal suo esordio, che aspetta un figlio fuori dal matrimonio.È l’ignoranza e la pusillanimità di un contadino, interpretato da CarmineDavide, che non sa scegliere da quale parte schierarsi. In cambio,avrà anche salva la pellaccia ma consapevole di zappare con inconsapevolezza una terra troppo aspra.Infine,è pure la spietatezza, velata dalla tenerezza dei ricordi, di una guardia carceraria, Michele Agresta, interpretata da Mirko Raiola.Qui sta tutto il dissidio, l’indagine psicologica che pone la sua lente d’ingrandimento sul rapporto umano traRiano e Agresta.
Il dramma è tutto qui e tiene, fino alla commozione, lo spettatore in uno spannungcontinuo.In un mix di contrastanti emozioni – riflessioni sul passato, pena, tenerezza, amorevolezza, rabbia e compassione – fino all’inaspettato epilogo.
Il viaggio dello spettacolo prodotto da Scen Out Produzioni inizia alla porta del Cilento per continuare il prossimo 23 giugno nella cornice inedita del villaggio San Giovanni sul monte Tresino, nel comune di Castellabate. L’appuntamento sarà alle 19:30, con ingresso libero ma su prenotazione.
Dichiarazioni
«Ben vengano questi eventi – commenta il primo cittadino,Roberto Antonio Mutalipassi– che l’amministrazione accoglie a braccia aperte per fare crescere la curiosità e accrescere il livello culturale della nostra città.L’obiettivo è che momenti come questi non siano più considerati di nicchia. Non mi stancherò mai di ripetere che uno dei primi punti del nostro programma elettorale era, e resta, la creazione di manifestazioni artistiche e culturali.Quindi, grazie a Umberto Squitieri per l’iniziativa e a ElenaFoccillo del museo “Acropolis” per il supporto organizzativo».
«È stato uno splendido debutto – dichiara Umberto Squitieri – una prima rafforzata dalla presenza del sindaco Roberto Mutalipassi, dell’assessore Roberto Apicella e del consigliere con delega alla cultura Francesco Crispino, al qualeva il mio più sentito grazie per aver accolto il progetto.Un’amministrazione attenta e sensibile alla cultura non può che essere un ottimo esempio da seguire per la comunità.La fornace è stata l’ulteriore interprete di questo mio non facile “esperimento” teatralema che alla fine il giudice inappellabile, il pubblico, ha dimostrato di comprendere e gradire».