Un raro esemplare di Cogia di Owen spiaggiato sulla Baia di Trentova ad Agropoli.

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Appartiene ad un raro esemplare di Cogia di Owen (Kogia sima) la carcassa del cetaceo, lungo circa 2 metri e di sesso femminile, rinvenuto lo scorso sabato 4 febbraio 2017 sulla spiaggia di Baia di Trentova di Agropoli (Sa).

Attualmente la carcassa è stata affidata all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici (Na), che unitamente alla Stazione Zoologica “A. Dohrn”, effettuerà i dovuti accertamenti per risalire alle reali cause di morte ed altro. Nelle giornata di domenica 5 febbraio, 24 ore dopo il rinvenimento, il Servizio Veterinario dell’ASL Salerno U.O.V. di Agropoli aveva recuperato l’esemplare spiaggiato ed inviato al Mercato Ittico all’Ingrosso del Comune di Salerno dove, preso in consegna dal Servizio Veterinario della stessa ASL Distretto 66 di Salerno, era stato depositato nella cella contumaciale dello stesso Mercato Ittico.

Soddisfazione per l’ottimo lavoro messo in campo dai colleghi è stata manifestata dal prof. Orlando Paciello, Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari della Provincia di Salerno: «Si tratta di un’attività molto importante, che ha riguardato un esemplare di animale poco conosciuto e raro da vedere nei nostri mari. Un forte plauso va ai colleghi veterinari molto attenti sul territorio nella salvaguardia degli animali e della sanità pubblica».

La Cogia di Owen è un animale poco appariscente e vive generalmente al largo preferendo le acque profonde. Il suo habitat preferito sembrano essere le acque subito oltre la piattaforma continentale. Nell’Atlantico sono stati osservati spiaggiamenti in Virginia, negli Stati Uniti, ad ovest e in Spagna ad est e a sud fino al Brasile meridionale ed all’estremità dell’Africa. Nell’Oceano Indiano sono stati ritrovati esemplari sulle coste meridionali dell’Australia ed in molti luoghi lungo le coste settentrionali dell’Oceano Indiano – dal Sudafrica fino all’Indonesia.

È il più piccolo dei grandi cetacei ed è più piccolo persino di alcuni delfini. Quando è spaventata, può emettere un liquido intestinale di colore bruno rossastro e poi immergersi, lasciando dietro di se una densa nube colorata che può disorientare l’aggressore. Quando è spiaggiata assomiglia vagamente ad uno squalo. Testa squadrata. Soffio basso e poco evidente. Pinna dorsale evidente e falcata. Dietro ciascun occhio si nota un arco bianco crema che sembra l’apertura branchiale. Corpo robusto che si restringe in prossimità della coda. Dorso grigio bluastro o grigio-nero. Parti ventrali più chiare del dorso e dei fianchi e talora di colore rosato.

Nelle prime ore dall’avvistamento, infatti, era subito scattato l’allarme squalo e solo grazie all’intervento del Servizio Veterinario dell’ASL Salerno U.O.V. di Agropoli è stata fatta luce sulla reale identità del cetaceo. Ora spetterà all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno di Portici risalire alle cause del suo decesso.