Grazie a un nuovo algoritmo che si basa sull’analisi dei segnali registrati con uno strumento molto sensibile collocato a 200 metri di profondità rispetto alla superficie del vulcano Stromboli, è possibile prevedere in modo più preciso le eruzioni dei vulcani. Questo algoritmo è stato scoperto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica della Sezione di Napoli, dell’Osservatorio Vesuviano, e della Sezione di Catania, dell’Osservatorio Etneo, coordinato dal professor Roberto Scarpa, già Professore Ordinario di Geofisica della Terra Solida presso l’Università di Salerno, componente del Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, consulente del Ministero dell’Università e Ricerca Scientifica. “Grazie a quest’algoritmo, analizzando i segnali registrati mesi prima delle esplosioni vulcaniane più forti dello Stromboli, avvenute nel 2019, ci siamo accorti che c’erano delle sensibili variazioni delle frequenze e delle ampiezze di questi segnali rispetto ai segnali di fondo, che sono continui, di questo vulcano, di qualche settimana prima. E’ questo un precursore molto importante che si riscontra per la prima volta al mondo in un vulcano di attività stromboliana anche se una quindicina di anni fa abbiamo già scoperto che sullo Stromboli ci sono dei segnali premonitori a breve termine, ma troppo a breve termine per essere utilizzati dalla Protezione Civile: in pratica questi segnali, che adesso sono consolidati, sono delle deformazioni molto lente e molto chiare, rispetto al rumore di fondo, registrati 15 minuti prima dell’esplosione. Questa scoperta ci permette, insieme ad un modello che è stato preparato da un collega dell’Università di Catania, il professor Carmelo Ferlito, che spiega come avviene la fuoriuscita di questi segnali. dalla parte superiore della colonna magmatica del vulcano Stromboli, ossia entro il primo chilometro dalla superficie dove sono collocate le bocche attive del vulcano, di spiegare questi dati, di trovare un elemento prognostico molto più sicuro dei precedenti di quelli riscontrati a Stromboli e in altri vulcani del mondo. Attraverso un altro studio che utilizza delle tecniche di intelligenza artificiale e che guarda ad un’altra componente di questi segnali, abbiamo scoperto che anche guardando a delle bassissime frequenze troviamo, in modo più chiaro, queste variazioni di segnale”. Il professor Scarpa , esperto internazionale di geofisica che da molti anni porta avanti studi di sismo tettonica ed anche studi sulla prevedibilità di eventi sismici e che per almeno quindici anni ha rappresentato l’Italia in conferenze internazionali nelle quali si parlava della possibilità di prevedere i terremoti, ha spiegato che questi strumenti molto sensibili sono stati posizionati, quindici anni fa, anche sul Vesuvio, che è in una posizione di riposo, e sui Campi Flegrei, dove i segnali sono un po’ preoccupanti:” Anche in questo caso sono stati trovati dei segnali molto interessanti: nell’attività degli sciami sismici dei Campi Flegrei: abbiamo riscontrato delle variazioni della deformazione del suolo. Anche in questo caso i segnali degli strumenti sono a breve termine”. La ricerca va comunque avanti: ” Prevediamo di installare nel prossimo anno un altro di questi strumenti a Stromboli”. L’Italia è una delle prime nazioni al mondo per lo studio dei vulcani attivi:” Collaboriamo con gli studiosi di tutto il mondo con i quali confrontiamo i nostri dati: purtroppo questi strumenti sono pochi”.
Aniello Palumbo