Metà della popolazione italiana beve vino, con i consumi totali del nettare caro a Bacco sostanzialmente invariati dal 1983 ad oggi. Nelle regioni del Nord in particolare quelle del Nord Est, e del Centro ci sono più elevati livelli di consumo, rispetto a quelle del Meridione e in maggior misura a quelle insulari. In questo contesto la novità più rilevante è la diminuzione dei grandi consumatori.
Secondo il Rapporto Censis, presentato in occasione dell’assemblea annuale Federvini a Roma, coloro che dichiarano di consumare oltre mezzo litro al giorno sono passati dal 7,4% nel 1983 al 2,3% nel 2016. Il tema della qualità sembra governare anche il tema della spesa dei prodotti vitivinicoli.
Negli ultimi tre anni, spiegano i curatori del Rapporto Censis per Federvini, “abbiamo assistito ad una inversione di tendenza parametrata alla spesa alimentare complessiva: nel biennio 2013-15 l’esborso complessivo degli italiani per il vino ha avuto una crescita del 9% contro lo 0,5% del settore alimentare, (+18 volte). E’ oltre il 93% dei consumatori a indicare come criterio prevalente di scelta e acquisto del vino la sua qualità rispetto al prezzo. In un contesto di crisi si tratta di un dato di rilevanza assoluta, che indica la centralità del vino nei consumi quotidiani e la ricerca costante della qualità: il consumatore più evoluto ed informato sceglie il vino come alimento”. Il quadro tratteggiato dall’Osservatorio Censis-Federvini “è sicuramente favorevole ma si deve fare di più e meglio” conclude Sandro Boscaini, presidente Federvini.Secondo il presidente “sarebbe oltremodo sbagliato adeguarsi alla logica del low cost. Dobbiamo stare ben lontani dal ricorrere alla leva del prezzo, per puntare ai valori immateriali del vino come la cultura e la valorizzazione del territorio. Altri snodi imprescindibili sono il valore della produzione e l’export che possono essere implementati attraverso un modello imprenditoriale e di comunicazione maggiormente adeguati ad un mondo globalizzato ed interconnesso”.