E mentre la Rai di pubblicizza la nuova serie del più famoso dei commissari , Montalbano, dedicato al “grido delle donne”, con una miniserie di quattro puntate, arriva il grido muto dei 26 corpi raccolti nella nostra città e sparsi nei cimiteri vicini. E’ il grido muto di 26 nigeriane, tutte donne, senza voce, come tutta quella madre Africa che illudendosi di partorire nuova vita intanto muore. E noi? Chi siamo per valutare, giudicare, respingere o accogliere, montare campagne elettorali strumentalizzate e banali? Noi come pensiamo di resistere al dolore collettivo che ci assale se spegnendo i televisori e i p.c., ci illudiamo di fermare questo mare di morte?
Il puzzo ci arriverà comunque prima o poi nell’anima, quello della violenza che queste donne hanno sicuramente subito prima e durante il loro inutile viaggio. Un viaggio di speranza e di illusione, che solo le sopravvissute scese oggi dalla nave Cantabria portano nei loro grembi gonfi, quelli della vita nuova. Solo in questi corpi ancora vivi ,delle future madri, forse anch’esse violentate da uomini senza anima, vive un messaggio di buon auspicio, il resto è rabbia, dolore, amarezza, pianto.
Il grido delle donne è un grido inascoltato in ogni angolo del pianeta, dove uomini anaffettivi, le violentano ogni giorno in ogni ambiente, classe sociale, dal mondo dello spettacolo dai red carpet, rosso sangue versato sul successo inebriante, alle case degli arricchiti uomini di potere, fino ai barconi della vergogna. Sì, la vergogna, quella che sentiamo dentro ogni volta che un uomo ci guarda con occhi perversi e non d’amore. Le donne danno e desiderano soltanto amore, non uccidono i propri simili, né maschi , né femmine, non uccidono i figli, i mariti, gli amanti. Danno la vita e non ritengono di poterla togliere. Raramente le Medee moderne lo fanno, per poi suicidarsi in un atto di estrema sofferenza. Oggi più che mai, nel vedere quelle 26 bare scendere da una nave, giunte da terre non molto lontane, sentiamo il dovere di gridare la nostra indignazione di uomini e donne perché ciò non accada mai più. Non bastano preghiere, funerali, rituali laici e di fede, per lenire il dolore e il senso di impotenza che ci pervade il cuore. Eppure il lamento si trasforma in grido di impegno senza slogan e manifestazioni, in un unico abbraccio, quello collettivo di una comunità che si stringe intorno alla carne bagnata di queste donne nere, dalla pelle resistente al sole e alle fatiche, ma non ad una guerra silenziosa senza fuoco, spenta dall’acqua di un mare che le ha cullate, raccogliendone l’ ultimo respiro.
No! Ora basta! Gridano fauna e flora marina, le sirene di un tempo lontano, ora tocca a voi umani mettere la parola “fine”ad un film tra i peggiori dell’orrore, che nessun regista avrebbe mai voluto girare. L’appello unanime è alla coscienza di ognuno di noi, che crede da sempre nell’antiviolenza, nella prevenzione di quella violenza che convive da sempre nell’animo umano. Soltanto la consapevolezza del male potrà sconfiggere questo massacro , finalizzando al bene comune l’impegno immediato di tutti gli Stati del mondo e non solo di chi respinge e di chi accoglie.
Gilda Ricci