Inizia quello che i bizantini definivano e celebravano come il loro “Capodanno” , lo è per il mondo della scuola oggi 1 settembre. Questo però è un anno diverso che porta sulle spalle lo zaino e il peso di un anno trascorso, che non è finito, invaso all’improvviso da una pandemia indimenticabile, segnata da un’ecatombe epocale nel mondo e nel nostro paese Italia.
Il Covid 19 non ci vuole lasciare, è subdolo, si insinua nella gioia e nell’esuberanza dei giovani e meno giovani in discoteca, sulle spiagge della Costa Smeralda, nei piccoli paesini dell’entroterra anche campano. Pensavamo tutti di averlo quasi debellato e invece eccolo ricomparire a macchia di leopardo.
Eppure per tutto il periodo del lockdown siamo riusciti a contenere i danni tra gi alunni di tutte le scuole d’Italia chiudendole subito quel 5 marzo 2019. Oggi a sei mesi di distanza siamo ancora qui ad interrogarci tutti sull’opportunità di riaprire le scuole, in particolare le scuole secondarie, quelle più a rischio contagi per età dei suoi studenti, che certamente non sono rimasti a casa, o in città durante questa torrida estate. Viaggi, danze in assembramenti ovunque, con mascherine messe e tolte, lasciate qua e là, ovunque a disseminare incuria e batteri, complici di un virus speciale, indistruttibile per ora.
E allora? A scuola torniamo? Certo che si torna ma con regole ferree questa volta, con massima sicurezza, con o senza banchi singoli, con o senza sedie roteanti, basta essere prudenti, attenti, vigili, soprattutto consapevoli di ciò che è stato e non dimenticato durante vacanze dentro o fuori porta.
L’esperienza della didattica a distanza ci ha insegnato molto e su campo, senza saper nuotare abbiamo tutti navigato a vista almeno per restare a galla , ma non basta. Ora occorre un investimento reale nella “formazione” dei docenti, una formazione ampia, mirata, non strettamente informatica ma relazionale, finalizzata ad un’integrazione fattiva e concreta di metodologie didattiche non solo attuali , moderne, tecnologiche ma multiple come le nostre intelligenze. Ancora uno sforzo comune della volontà e saremo tutti più sereni. Ecco è di serenità e competenze che ha bisogno oggi 1 settembre 2020 la scuola. Bambini e ragazzi di ogni età hanno bisogno di un ambiente di apprendimento sereno dove si impari, si cambi, dove si possa studiare per capire e non solo per imparare mnemonicamente ciò che il giorno dopo già hai dimenticato. La scuola ha bisogno di apprendimenti formativi che nessun coronavirus potrà mai distruggere, quello di cuore e mente. Nel 150° anniversario della nascita della prima donna medico italiana, pedagogista del futuro, contrastata e ostacolata nel suo presente di allora, Maria Montessori, ricordiamo a noi tutti che un bambino “ è mente assorbente” e in questi mesi angoscianti ha assorbito paure, timori, rabbia, distanza, asocialità assoluta oltre i limiti di una scuola sempre più lontana da lui. E’ ai bambini che dobbiamo restituire non il tempo ma lo spazio mentale e non solo conoscitivo, quello relazionale, affettivo e sociale. Come? Con un immenso abbraccio dello sguardo collettivo e meno individualista possibile. Utilizziamo tutti gli spazi possibili e immaginabili, quelli che daranno loro l’idea di un mondo fatato, fantastico, quasi irreale ma vero nella ripresa di un contatto necessario. Ai più grandi delle scuole secondarie di primo e secondo grado offriamo opportunità di dialogo interrotto attraverso tutti messi di comunicazione a nostra e a loro disposizione, anche della tecnologia, che i ragazzi utilizzano solo in parte rispetto alle sue potenzialità. Buon anno scolastico 2020, buon anno a noi e a voi tutti, ma che sia un anno di scuola nuova , dove il passato sia una risorsa ma non la negazione della continua ricerca , della curiosità, di un apprendimento libero e sereno, soprattutto sereno.
Ecco la scuola dovrebbe fermarsi e capire, riflettere su se stessa, sul suo ruolo nel terzo millennio, sul senso di questo strano inizio di un nuovo anno scolastico . La scuola dovrebbe interrogarsi e non interrogare solo alunni e studenti , ma se stessa , con loro e per loro, domandarsi perché cambiare è importante.
L’augurio di buon anno scolastico 2020/21 a tutti coloro che rendono la scuola di nuovo “viva” in un tempo flessibile e armonioso, un tempo per conoscere, capire, approfondire, dialogare tra studenti, tra docenti, tra scuola e famiglia, politica che ascolti i cittadini e non solo se stessa. Basterebbe ascoltare di più , bisogni e pareri, intenzioni e illusioni. Non serve sprecare denaro pubblico per cambiare e migliorare la scuola ma menti aperte al dialogo, all’incontro reciproco affinché l’energia vitale di cui la scuola è ricca sia contagiosa e vitale per una società spesso distratta.
Gilda Ricci