Ue quasi ‘a secco’, a rischio il programma Erasmus di scambio di studenti, fiore all’occhiello dell’Europa Unita. I soldi del bilancio Ue sono infatti quasi finiti: ne resta più solo un 20% disponibile da qui a fine anno.
E i primi a farne le spese sono gli studenti Erasmus, le imprese ed i ricercatori: proprio quelli su cui i governi dei 28 continuano a dire di voler puntare per far ripartire crescita e occupazione.
Il campanello d’allarme l’ha lanciato, senza giri di parole, la Commissione Ue. Non è la prima volta, anzi, è la quarta in quattro anni consecutivi. Questa, però, non è come le altre. Perché l’effetto valanga dei pagamenti arretrati, che i governi si sono di fatto rifiutati di onorare tagliando i bilanci Ue e rinviandoli agli anni successivi, solo a inizio 2014 aveva già raggiunto la ragguardevole cifra di 26 miliardi di euro. Questi debiti arretrati nei confronti di regioni, pmi, ong, istituti di ricerca sono stati pagati (per altro in ritardo, con danno degli stessi beneficiari) a valere sul bilancio di quest’anno, dove però questi stessi 26 miliardi erano stati assegnati ad altri progetti e destinatari. Che ora rischiano di restare a secco o già lo sono. “Non è business as usual”, avverte il commissario Ue al bilancio Jacek Dominik. Già ora su Horizon 2020, il programma Ue faro per crescita, innovazione, ricerca e pmi, ci sono 70 progetti per 36 milioni di euro bloccati, con gli interessi di mora che salgono.
Ci sono una serie di pagamenti ritardati sulle politiche di coesione, per cui restano senza i fondi dovuti pmi, ong e organizzazioni locali. Sono inoltre già sospesi i rimborsi per progetti ambientali a enti pubblici per 11 milioni, mentre sono ritardati 14 mln per lo sviluppo e quelli per i progetti umanitari in Africa e Haiti. E, presto, sarà il turno dell’Erasmus. “Ci aspettiamo un’interruzione nel pagamento delle borse, principalmente agli studenti”, spiega il commissario, lanciando anche l’allarme per i programmi di assistenza a Ucraina, Georgia e Moldavia. E la situazione non accenna a migliorare, perché a fine mese arriverà il consuntivo delle richieste di pagamento degli stati membri – e quindi si capirà a quanto ammonta il ‘buco’ dei pagamenti inevasi per il 2014 – a fronte di un tetto dei pagamenti Ue previsti per quest’anno inferiore di 9 miliardi rispetto al 2013. Un controsenso ancor più se si considera che è questo il momento in cui arrivano a termine i programmi 2007-2013 e vengono quindi chiesti i rimborsi. Senza contare che i governi hanno avanzato, sotto presidenza italiana, una richiesta di bilancio Ue per il 2015 con tagli di 2,1 mld rispetto alla proposta della Commissione. E di questi, 1,3 proprio sui programmi per crescita, ricerca, competitività che di fatto, solo per Horizon 2020, vuol dire colpire 600 progetti e 1.400 imprese.
C’è una sola la soluzione possibile per la Commissione: fare uso del ‘margine di emergenza’ concordato col bilancio pluriannuale 2014-2020, che prevede l’aumento temporaneo del tetto di spesa per il 2014 e un parallelo abbassamento per i prossimi anni, spalmando quindi la spesa sull’arco dei 7 anni senza far tirare fuori nuovi soldi dalle tasche dei 28 governi sempre più reticenti. (ANSA)