Trivellazioni Shell nel Vallo di Diano, netta opposizione di Pedicini (M5S): no ai permessi.

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L’assalto della multinazionale Shell, che ha chiesto un permesso di ricerca petrolifera nel Vallo di Diano in provincia di Salerno e in alcune zone della provincia di Potenza, va fermato con la massima determinazione. L’avvio delle procedure per le Valutazioni di impatto ambientale (Via) iniziate il 27 dicembre scorso, devono spingere tutti noi a mobilitarci insieme ai cittadini e a produrre le azioni formali necessarie per interrompere l’iter autorizzativo.

Così come stanno già facendo le associazioni ambientaliste, i sindaci, gli attivisti e i consiglieri regionali M5S della Campania e della Basilicata occorre individuare tutte le forme possibili per far sì che le Regioni Campania e Basilicata si esprimano contro le i permessi di esplorazione richiesti dalla Shell.

In particolare, è molto utile la petizione popolare #Notrivellazioni che è stata lanciata dal comitato “Vallo a difendere” e che è stata illustrata, giovedì scorso, durante una conferenza stampa con il consigliere regionale del M5S campano Michele Cammarano.

Inoltre, è importante la mozione presentata dal consigliere regionale del M5S lucano Gianni Leggieri relativa al permesso di ricerca Monte Cavallo che interessa il Vallo di Diano e il Potentino, con cui è stato chiesto alla Regione Basilicata di esprimersi contro la concessione e di attivare le necessarie osservazioni al ministero dell’Ambiente entro il 25 febbraio prossimo.

Le attività di protesta e di sensibilizzazione devono essere rivolte ai governatori della Campania e della Basilicata De Luca e Pittella e ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico che, con la sciagurata legge Sblocca Italia voluta dal governo Renzi, hanno acquisito il potere decisionale in materia di estrazioni petrolifere, in alternativa a quello che prima esprimevano le Regioni e gli enti locali.

Tuttavia, entrando nel merito del permesso di ricerca, va detto che quello di Monte Cavallo interessa un’area di circa 212 chilometri quadrati con 12 comuni interessati, otto in provincia di Salerno (Atena Lucana, Montesano, Padula, Polla, Sala Consilina, Sant’Arsenio, Sassano, Teggiano) e quattro in quella di Potenza (Brienza, Marsico Nuovo, Paterno e Tramutola).

Insomma, dopo che l’Eni ha devastato la Val d’Agri e la Total sta devastando il Camastra-Alto Sauro in Basilicata, la Shell è pronta a devastare il Vallo di Diano nel Salernitano e altre zone della provincia di Potenza. Un’operazione che guarda solo al profitto e agli affari delle multinazionali che, come al solito, si muovono avendo alle spalle forti coperture politico-lobbistiche e metodi persuasivi molto discutibili: appalti, offerte di lavoro, sponsorizzazioni e prebende varie.

Peccato che le estrazioni di idrocarburi generano solo povertà e i posti di lavoro che garantiscono sono molto inferiori, a quelli che vengono persi nei settori agricolo e turistico. Senza contare i danni incalcolabili che gli impianti petroliferi producono alla salute pubblica e all’ambiente. Basti solo pensare all’inquinamento che verrebbe provocato ai ricchissimi bacini idrici presenti nelle zone interessate e ai rischi sismici che si aggraverebbero a causa delle perforazioni. Oltre al fatto che il Vallo di Diano è un’area che comprende un Parco nazionale e quattro siti Unesco.

Ebbene, per bloccare questi inauditi disegni ci vuole uno sforzo comune che vada dai sindaci alle associazioni ambientaliste, dal M5S ai cittadini residenti in quei territori. Ognuno deve fare la sua parte, a prescindere dai colori politici. In particolare, sarebbe importante che i sindaci campani e lucani interessati, oltre al no che hanno già espresso in vari incontri, emanino delle apposite delibere e inviino, entro il 25 febbraio prossimo, le loro osservazioni ai ministeri competenti. Stessa cosa dovrebbero fare anche le Regioni Campania e Basilicata e le Province di Salerno e di Potenza.

E’ una battaglia difficile ma, se ci saranno unità e partecipazione, si può vincere.