E’ di ieri la notizia dell’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Regionale della Campania delle delibere con le quali si dà seguito all’iniziativa referendaria per abrogare l’art. 38 del DL “Sblocca Italia”, in quella parte che trasferiva al Governo le competenze per le autorizzazioni sulle trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio.
Il Consiglio Regionale della Campania va dunque ad aggiungersi a quelli di Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria e Molise, che proprio oggi stanno depositando in Cassazione 6 quesiti referendari (uno sullo Sblocca Italia e 5 sul Decreto Sviluppo).
Gazzetta ha interpellato il Presidente di FederPetroli Italia Michele Marsiglia, organizzazione che rappresenta le aziende che lavorano nell’indotto del settore energia, e quindi non solo le compagnie petrolifere.
“Se questa parte dello Sblocca Italia fosse abolita per via referendaria”, esordisce Marsiglia, “può sembrare paradossale che venga a dirlo proprio il presidente di FederPetroli Italia, sarebbe un fatto positivo. Dico questo perché, ed aggiungo subito un paradosso ad un altro, il famigerato Sblocca Italia, sul quale in verità noi siamo stati critici fin dall’inizio, ha in realtà bloccato gran parte dei progetti su cui ballano milioni di euro, la sopravvivenza stessa delle aziende impegnate e quindi anche posti di lavoro. Mi spiego, noi riteniamo che sia fondamentale dialogare con le comunità locali, perché è giusto che esse siano informate sul progetto che si vuole mettere in atto, che sia una piattaforma o un impianto di distribuzione o un gasdotto di pochi chilometri, io stesso io in prima persona, da uomo nato e cresciuto al Sud, nel Cilento, sono andato anche nei più piccoli comuni a dialogare con i sindaci, con le comunità locali, ed anche con gli ambientalisti, perché ho sempre ritenuto che con il dialogo e la partecipazione si raggiungono i risultati. Cosa ha portato invece lo Sblocca Italia? Ha portato via le competenze alle istituzioni locali ed ha convogliato tutto al Governo centrale, non solo per le tematiche legate all’energia, ma anche per quelle legate alle infrastrutture, così il Governo sarà sì più celere nel dare l’autorizzazione, ma poi lascia di fatto l’azienda abbandonata a sé stessa ad operare sul territorio, perché è sempre sul territorio che si va ad operare, lo Sblocca Italia ha quindi creato solo caos e di fatto ha paralizzato tutti i progetti sui quali anche noi di FederPetroli Italia eravamo impegnati nella nostra costante attività di dialogo con i rappresentanti delle comunità locali. Eppure in moltissimi casi si tratterebbe solo di installare strutture operanti su pozzi già esistenti, quindi a trivellazioni già effettuate, e quindi di progetti che in breve tempo porterebbero benefici sia dal punto di vista del risparmio sulla bolletta (tra l’altro è proprio di oggi la notizia di nuovi rincari su energia elettrica e gas), sia dal punto di vista dello sviluppo economico del territorio, con ricadute anche sul piano occupazionale. Ho letto e sentito nelle scorse settimane da ambienti governativi di un possibile “tagliando” allo “Sblocca Italia” in modo da superare il problema referendario, ma a questo punto credo che si andrà alle urne, con tutte le conseguenze del caso e l’innalzamento della tensione sul versante politico, così come accaduto nel 2011 con il nucleare, c’è il rischio che prevalga il “no a tutto” e questo penalizzerebbe ulteriormente il nostro sistema economico.”
Secondo Marsiglia “la paralisi delle opere non è però da imputare interamente al Governo, ma hanno la loro responsabilità anche quelle imprese che hanno cercato il muro contro muro con le comunità locali forti delle autorizzazioni ricevute dai ministeri di Sviluppo Economico e Beni Culturali, senza cercare il dialogo con le comunità locali. Per questo, referendum o non referendum, FederPetroli Italia continuerà a promuovere e cercare il dialogo tra le imprese dell’indotto energetico (perché il petrolio è solo una parte, ma c’è anche il gas) . Vedo che in molti casi manca proprio questa volontà di dialogare e di spiegare, sia da parte delle imprese, sia da parte dei politici. L’energia purtroppo finisce per essere un argomento tabù, su cui molti politici, di tutti gli schieramenti, hanno timore a prendere posizione, ma se l’Italia solo ne prendesse coscienza potrebbe diventare nel giro di pochi anni una potenza energetica a livello mondiale. E qui mi permetto di fare una tiratina d’orecchie anche ad un player energetico importante come ENI, che dovrebbe farsi carico secondo me del ruolo di leader e di trascinatore della politica energetica nazionale, come ebbe felicemente intuito una persona illuminata come Enrico Mattei. Un esempio banale, basterebbe investire sulle raffinerie, si creerebbe valore aggiunto per lo stato e si inciderebbe sul prezzo dell’energia in bolletta, pensiamo alle famiglie ma soprattutto delle imprese. Inoltre non ha senso mettere su piattaforme per poi mandare a raffinare il greggio all’estero. Come FederPetroli Italia siamo impegnati sulla risorsa del GNL, cioè del gas naturale liquefatto, che in moltissimi piccoli centri andrebbe a sostituire le pericolosissime bombole di GPL, basta impiantare un piccolo impianto di rigassificazione in loco che occupa lo spazio di un distributore di benzina e mettere su una rete di distribuzione di pochi chilometri. In questo modo si risolve un problema di sicurezza perché sappiamo bene che una bombola di gas in casa è sempre pericolosa, si risparmiano soldi perché si evita di trasportare il gas nelle autocisterne da paesi esteri per tutta l’Italia e ci sarebbero dei benefici anche sui costi delle utenze. In conclusione, FederPetroli Italia ha il massimo rispetto delle istituzioni locali e dell’istituto referendario, e continuerà a lavorare ed impegnarsi in prima persona per favorire il dialogo tra tutti gli attori coinvolti, l’indotto del settore energia può fare da volano a tutto il sistema economico del Paese. Perché, piaccia o no, degli idrocarburi non si può fare a meno.”
PIETRO PIZZOLLA