presso La Feltrinelli di Salerno
(corso Vittorio Emanuele 230, Salerno)
presentazione di
TREDICI CANTI (12+1)
di Anna Marchitelli
(Neri Pozza)
con il giornalista Eduardo Scotti e lo psichiatra e scrittore Corrado De Rosa
letture di Brunella Caputo e Ettore Nigro
interviene l’Autrice
«Ho preso un impegno con le donne e gli uomini reclusi in questo luogo:prestare loro la mia voce per sottrarli all’invisibilità in cui, ancor prima di morire, erano stati relegati».
IL LIBRO – Nel 1793, a Bicêtre, nei sobborghi di Parigi, Philippe Pinel libera i malati di mente dalle catene e dà vita al «manicomio moderno». Un’istituzione che in Italia sopravvivrà fino al 1978, anno in cui morirà con la legge Basaglia n. 180. Uno dei monumenti italiani di questa istituzione è stato certamente l’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi di Napoli. Edificio simile a una fortezza che sin dal 1897 si erge in Calata Capodichino, l’ospedale serba al suo interno un archivio di ben sessantamila cartelle cliniche di pazienti rinchiusi tra le sue mura e tra quelle del precedente manicomio provinciale creato nel 1874 nel complesso di San Francesco di Sales.
Anna Marchitelli è andata a rovistare in quell’archivio e da quel prezioso scrigno della memoria ha tratto tredici cartelle di folli che ha riscritto intrecciando storia e creazione dando così vita a “Tredici canti (12+1)”. Tredici autobiografie di pazienti celebri, come il matematico Renato Caccioppoli, il primo pentito di camorra Gennaro Abbatemaggio, l’anarchica Clotilde Peani e il giovane ribelle Emilio Caporali, e meno celebri, come il pensatore Luigi Martinotti tanto caro a Benedetto Croce.
«Dietro questi tredici casi esemplari – dichiara l’Autrice – scorre l’Umanitá con la sua angoscia di vivere e la Storia con i suoi eterni cicli: è insita nell’uomo la paura del diverso, il rintracciare il nemico in chi ha qualcosa che si differenzia dalla massa, prima lo era chi parlava di “armonia universale”, o di “energia nucleare”, o chi chiedeva giustizia contro una politica arrivista; oggi diversi, e dunque da mettere al bando, sono i rom, gli zingari, gli immigrati ai quali chiudiamo le porte e i porti. “Tredici canti” è, dunque, un viaggio dalle tenebre verso la luce della verità, ho voluto portare un po’ di luce lì dove ha regnato il buio: il buio della morte e della tortura, il buio della ragione, il buio dell’umanità spaventata dall’altro “uguale e diverso”».