Donando nuova forma a quel legno arso dal sole, Sansavini ha trasferito nelle sue opere la voce di quanti, lasciatosi l’orrore alle spalle e sospinti dalla speranza, sono andati incontro al proprio destino affrontando rischiose traversate nel Mediterraneo; intitolando i suoi lavori semplicemente con la data di alcuni dei più terribili naufragi.
Così, cuori in balia delle onde, timoni alla deriva, case colorate all’orizzonte o pesci fantastici, sono diventati frammenti di vita; stereotipi di sogni, speranze e timori vissuti per mare.
Un mare: amico e nemico; ultimo “muro” da superare per giungere finalmente in un mondo più civile, in cui poter ricominciare a vivere da esseri umani. Senza avere la pretesa di suggerire una soluzione al problema, il progetto artistico Touroperator mira innanzitutto a superare l’improduttiva dicotomia dell’“essere contrari o meno” all’immigrazione. Attraverso il linguaggio universale dell’arte, Sansavini intende semplicemente porre l’osservatore di fronte all’“altro”, allo “straniero”, per aiutarci a scoprire che non è poi così “diverso”. La storia dell’uomo, in fondo, non è altro che la storia di continue migrazioni ed integrazioni. Proprio Salerno è emblematica in tal senso: città aperta al mare, da sempre crocevia di popoli e culture.