Torna l’ora legale, alle 2 orologi avanti di un’ora, risparmi e disagi

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Questa notte, tra sabato 30 e domenica 31 marzo 2024, entrerà l’ora legale. Alle 2.00 bisognerà spostare le lancette dell’orologio un’ora avanti. Ciò significa che si dormirà un’ora di meno per una notte ma allo stesso tempo vuol dire avere un’ora di luce in più a disposizione ogni giorno per mesi (fino al 27 ottobre, quando si tornerà a quella solare). L’ora legale sfrutta infatti meglio la luce solare durante le giornate più lunghe di primavera ed estate e permette di ridurre il consumo di energia elettrica. Da anni si discute sulla necessità di eliminare questo passaggio, dall’ora solare a quella legale e viceversa, che avviene due volte all’anno.

Secondo le stime di Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione nazionale, durante i sette mesi di ora legale l’Italia risparmierà circa 90 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 370 milioni di kWh che genererà, inoltre, un rilevante beneficio ambientale, quantificabile nella riduzione di circa 170 mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Il beneficio economico stimato per il periodo di ora legale nel 2024 è calcolato considerando che il costo del kWh medio per il ‘cliente domestico tipo in tutela’ (secondo i dati dell’Arera) è, attualmente, pari a circa 24,3 centesimi di euro al lordo delle imposte. I circa 370 milioni di kWh di minori consumi di elettricità equivalgono al fabbisogno medio annuo di oltre 150 mila famiglie. Dal 2004 al 2023, secondo l’analisi della società guidata da Giuseppina Di Foggia, il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 11,7 miliardi di kWh e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di circa 2,2 miliardi di euro.

Da anni si discute sulla necessità di eliminare questo passaggio, dall’ora solare a quella legale e viceversa, che avviene due volte all’anno. “L’ora legale va mantenuta tutto l’anno”, afferma da sempre il pediatra Italo Farnetani che chiama in causa la Costituzione. “L’articolo 32 recita che ‘la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività'”, ricorda il medico all’Adnkronos Salute. Ma se questo è vero, osserva, “il cambio dell’ora rappresenta una duplice contraddizione”. “Innanzitutto – spiega il professore ordinario di Pediatria dell’Università Ludes-United Campus of Malta – perché sono noti gli effetti benefici della luce sulla salute e sull’organismo”, e quindi l’ora legale che ‘allunga’ le giornate andrebbe resa perenne. “E poi perché interferire due volte all’anno”, adesso e a fine ottobre quando si ripasserà all’ora solare, “sui ritmi cronobiologici dell’organismo non solo non è una promozione della salute, ma non è nemmeno nell’interesse della collettività. Perché creare un disagio all’organismo, che perdura per alcuni giorni con riflessi sul comportamento e il rendimento, è senza dubbio qualcosa di negativo”.

Tra le righe dell’articolo 32 che tutela il diritto alla salute, per proprietà transitiva Farnetani legge “il consiglio di mettere a disposizione dell’organismo più luce possibile, per i vantaggi che questa produce sul nostro benessere, e di evitare cambiamenti bruschi dei ritmi circadiani, per le ricadute negative sull’organismo. Allora manteniamo l’ora legale tutto l’anno”, insiste il pediatra. La luce, infatti, fa bene “soprattutto al pomeriggio – precisa – quando l’organismo è orientato all’ottimismo”. Ecco perché è allungando le giornate come vuole l’ora legale, piuttosto che anticipando il diradarsi del buio come avviene con l’ora solare, che “l’effetto positivo della luce produrrebbe i vantaggi maggiori in termini di salute”.

“Considerando l’accostamento, oramai più che noto, del cambio dell’ora a una sorta di ‘mini jet lag’, e cioè a una sindrome del fuso orario in miniatura, per effetto della quale alcuni soggetti subiscono più di altri una brusca alterazione dei fisiologici cicli sonno-veglia e giorno-notte, c’è da credere che la sopraggiunta asincronia tra l’orologio biologico e il nuovo orario che, giocoforza, scandisce ritmi da riadattare a tempistiche differenti, non sia del tutto scevra da effetti biologici, fisici e sociali anche sui soggetti apparentemente più indifferenti. Anche se si avvertono alcuni disturbi fisici legati al salto di una frazione temporale, potremmo provare a non prendercene cura più di tanto, né a cercare cura. Alla fine anche la bilancia tra i disturbi per il cambio e i benefici pende per i secondi, soprattutto se fosse tutto l’anno senza continui riadattamenti”, spiega dal canto suo all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione di Medicina personalizzata (Fmp), intervenendo sul ritorno tra sabato notte e domenica dell’ora legale e sugli effetti che può avere sull’organismo.

“Quest’intervallo di un tempo sospeso del quale torniamo a parlare all’inizio di ogni primavera, quei 60 minuti, quei 3.600 secondi che anche quest’anno avremo sottratti al tempo oggettivo – osserva – a ben pensarci sono anche la possibile riscoperta che siamo noi umani a creare il tempo, dandogli forme, dimensioni e ritmi che riflettono ‘la’ e sono espressione ‘della’ vita che viviamo. Ci aiuterà, in questo, avvertire, o magari solo avere la sensazione di avvertire, alcuni disturbi fisici legati al salto di una frazione temporale: potremmo provare a non prendercene cura più di tanto, né a cercare cura. Per un attimo, avremo solo afferrato il tempo e lo avremo riportato al luogo in cui esso è nato. Dentro di noi”.

“In realtà, come per ogni cosa, ci sarà chi di questa variazione sembrerà non accorgersi affatto e chi, invece, lamenterà difficoltà ad addormentarsi alla sera ovvero a svegliarsi al mattino, sonno disturbato con frequenti risvegli notturni, svogliatezza nelle ore diurne con deficit di attenzione, turbe della memoria, umore deflesso, irregolarità nelle ordinarie abitudini alimentari che potranno andare dall’inappetenza ad un aumentato senso di fame, mal di stomaco e digestione rallentata”, elenca Minelli.

“Una relazione maggiormente negativa al cambio dell’ora, in termini prestazionali, umorali e di complessiva soddisfazione di vita auto-riferita – prosegue l’immunologo – è stata documentata in coloro che hanno un lavoro a tempo pieno o che, comunque, hanno poche possibilità di adattarsi all’ora legale a causa di orari scarsamente flessibili. Inoltre, dando per scontata l’influenza diretta esercitata sui ritmi circadiani dell’organismo umano dalla differente esposizione alla luce solare, sono numerose le osservazioni che correlano l’avvento dell’ora legale ad ansia e cali di attenzione che possono durare anche giorni con livelli di gravità dipendenti da alcune variabili come lo stato occupazionale, il sesso, l’età, il cronotipo. Altri studi collegano il cambio dell’ora a un’aumentata probabilità di infarto miocardico, ad una riduzione della produttività, a rendimenti azionari negativi, a un aumento degli incidenti stradali”.

“Tra l’altro, studi ancora più recenti chiariscono come il passaggio all’ora legale a ogni primavera influisca sulla salute non solo subito dopo il cambio dell’ora – rimarca Minelli – ma anche negli 8 mesi che seguiranno prima del ritorno all’ora solare, mesi nei quali il cambio dell’ora fa sì che la luce naturale sia presente, rispetto a tempi invernali, un’ora più tardi al mattino e un’ora più tardi la sera. Se quest’ultima può essere considerata come l’opzione più vantaggiosa dell’ora legale, in grado di fornire un’ora di luce in più nella prima serata, c’è da ricordare che la prolungata esposizione alla luce per quasi 8 mesi ritarda il rilascio di melatonina da parte del cervello, ciò che a sua volta interferisce con il sonno riducendone complessivamente la durata”.

“D’altro canto – analizza ancora lo specialista – la luce del mattino, contribuendo a regolare i ritmi naturali del corpo, concilia il risveglio, potenzia le capacità di attenzione ed è risaputamente in grado di migliorare anche l’umore, verosimilmente per gli effetti della luce sull’aumento dei livelli di cortisolo, ormone che modula la risposta allo stress, o per l’effetto della luce sull’amigdala, localizzata nella parte più interna dei lobi temporali del cervello e funzionalmente coinvolta nella gestione delle emozioni. Tale aspetto acquisisce un peso ancora più rilevante nei bambini e negli adolescenti che, già cronicamente privati del sonno a causa di scuola, sport e varie attività sociali, dovranno alzarsi ed andare a scuola nel buio più totale”.