Quattro repliche da sabato 5 novembre a domenica 13 novembre al teatro Genovesi a Salerno per lo spettacolo “L’acquario” di Claudio Grattacaso e la regia di Marcello Andria. Un ritorno che ha il sapore della festa perché al 75esimo Festival Nazionale d’Arte Drammatica di Pesaro la Compagnia dell’Eclissi ha conquistato il suo 165esimo premio.
A salire sul podio è stato Ernesto Fava al quale è andato il riconoscimento come Miglior Attore Non Protagonista. Questa la motivazione: “In un cast di alto livello spicca la prova di Ernesto Fava un Sandro brillante, gigione, caricaturale, ma sempre credibile. Una grande capacità tecnica nell’uso della voce accompagnata da una fisicità efficace e piena di energia. Una straordinaria consapevolezza dei propri mezzi consente di definire il personaggio in maniera mirabile”. Sul palco del teatro di via Sichlegaita si potranno così ritrovare per i prossimi due fine settimana Felice Avella nel ruolo di Donato, Ernesto Fava che sarà Sandro ed Enzo Tota che interpreterà Elio. La direzione di scena è di Angela Guerra; le scene di Luca Capogrosso, il progetto grafico Giulio Iannece; le musiche originali sono di Marco De Simone. “L’acquario” ha vinto anche il Premio come Migliore Spettacolo al 41esimo “Sipario d’Oro” 2022 di Rovereto e la menzione speciale alla quarta edizione del Premio Nazionale Teatrale Achille Campanile “Campaniliana”. Il sabato lo spettacolo inizia alle ore 21.15, la domenica alle ore 19. Per info e prenotazioni: 338 2041379.
“Valicata da tempo la soglia che separa l’età dei progetti dall’età dei bilanci, anche i tre vecchi amici che animano la vicenda – Elio, Donato e Sandro – si cimentano in un insidioso gioco al massacro, che mette a nudo insicurezze, paure, debolezze, fallimenti. Il loro rapporto, logorato dagli anni e dalla consuetudine, ha accumulato un fondo di reciproca insofferenza, di dubbi e rancori, di doppiezza e risentimento: una miscela corrosiva che d’un tratto deflagra in un dialogo serrato, dai toni ora aggressivi e beffardi, ora lievi e nostalgici – scrive Marcello Andria nelle note di regia – Elementari strategie di difesa inducono di continuo i tre uomini a mutare alleanze, rovesciando il tavolo appena se ne presenta l’opportunità pur di distogliere l’attenzione da sé, pur di salvare almeno un brandello di personale dignità. L’ironia degenera più volte nello scherno, l’insinuazione in affronto, la commiserazione in disprezzo. Le parole graffiano, feriscono, lasciano cicatrici che non si rimargineranno mai del tutto; eppure producono un effetto catartico, liberano l’emotività, aprono imprevisti squarci di quella comunicazione autentica che negli anni era venuta meno. Tre solitudini, in fondo, che alla fine si abbarbicano l’una all’altra e, dopo essersi dilaniate senza esclusione di colpi, proprio come i pesci dell’acquario, ritornano al punto di partenza del loro insensato e tragicomico percorso”. In chiusura Andria fa un chiaro riferimento all’allestimento: “Assecondando le inflessioni agrodolci e il frizzante ritmo della scrittura, sottolineati anche dal commento musicale, l’allestimento punta senza mezzi termini a coinvolgere e a divertire, mettendo in scena una girandola di caratteri, umori, situazioni”.