Una città che vuole ritrovare la sua identità deve porsi obiettivi ambiziosi. La non dimenticata vicenda della processione di San Matteo deve comunque restare nella “questione Salerno” come un impegno a non sottovalutare (e soprattutto a non criminalizzare) il valore delle tradizioni popolari.
Ovviamente proprio in quella occasione capimmo che non tutto deve piacere a tutti, ma tutti dobbiamo saper rispettare le storie ed i gusti degli altri. Solo così si può innovare l’idea stessa di città cercando sempre e con tutti di costruire una vera e propria comunità di persone. In una comunità non deve e non potrà esserci uniformità, ma fondamentale sarà il reciproco arricchimento di idee, di culture, di lingue, di scelte religiose e di fede. uesta potrebbe e dovrebbe essere Salerno, che De Luca da tempo invoca e costruisce come “città europea” ed io vorrei, invece, auspicarla “città mediterranea”.
Non c’è contraddizione tra le due definizioni poiché penso che il futuro dell’ Europa è affidato proprio alla sua capacità di riconoscere la nuova “cittadinanza mediterranea”. E’ un obiettivo ambizioso quanto importante. Ma e’ un obiettivo che può dare a Salerno un ruolo preminente ed esemplare, facilmente del resto ricollegabile alla sua storia, basta pensare alla Scuola Medica Salernitana, eccezionale incontro tra popoli e culture.
Anzi, tutta la storia antica e recente di Salerno e’ la storia di una comunità, costruita proprio sulla diversità di provenienze. Così anche la storia della Chiesa salernitana e’ storia di ecumenismo: arriva da fuori persino la devozione ai santi. I santi più popolari a Salerno, cominciando dal suo stesso Patrono, arrivano da fuori. Così la diffusa devozione a Santa Lucia (recentemente festeggiata con la statua egregiamente restaurata), martire Siracusana. Siciliana e’ anche Santa Trofimema. Il culto della Santa venerata a Patti con il nome di Febronia) fu, infatti, portato a Salerno dagli esuli amalfitani. Ancora più emblematico e’ il principale Santuario salernitano della Madonna, dedicato ad una Madonna arrivata dalla lontana Costantinopoli. Così la Chiesa. Ma non solo, poiché la città religiosa (i 36 conventi della Salerno medievale) si intreccia costantemente con la città laica (principi e popoli provenienti da terre lontane): la collocazione stessa della nostra città, sul mare Mediterraneo alla foce del fiume Irno, ha determinato una interminabile commistione di etnie, lingue, dialetti ed usanze, che può e deve costituire orgoglioso riferimento per per la formazione di una sempre più moderna e viva comunità salernitana.
Ecco l’obiettivo ambizioso che Salerno ed i salernitani devono saper fissare per raggiungere oggi una condizione di vita culturale ed economica davvero ottimale. A Salerno gli estranei non devono essere estranei. La comunità cittadina deve vivere come una grande e bella famiglia che sappia far diventare di casa ogni nuovo arrivato, visitatore, turista o immigrato. Un nuovo arrivato determina sempre sorpresa, scompiglio, disordine dell’assetto precedentemente definito. Tutto dipende dalla modalità dell’accoglienza. Se vogliamo davvero arricchire Salerno (non soltanto economicamente) dobbiamo saper valorizzare ogni incontro, saper stabilire relazioni vere tra le persone, saper dare attenzione e rispetto se si vuole attenzione e rispetto.
La “Fondazione Salerno Contemporanea” ha avviato, su impulso di Igina Di Napoli e di Angelo Montella, per scelta e volontà del Sindaco De Luca e dell’assessore alla cultura Guerra, la proposta di nuovi percorsi teatrali, musicali ed editoriali proprio come confronto tra le culture mediterranee. E’ una strada importante indicata appunto dal Comune con la Università degli Studi, che significa educazione, conoscenza, comprensione, accoglienza. Solo così gli obiettivi ambiziosi diventano raggiungibili. Solo così si sconfigge l’arretramento della ignoranza e della separatezza.