Le Teste Mozze di Franco Maldonato a Palazzo De Dominicis ad Ascea.

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Prosegue la Rassegna Culturale organizzata dall’Amministrazione del Comune di Ascea, che, stasera, alle ore 21:30, nella suggestiva cornice del Palazzo De Dominicis, propone il romanzo storico di Franco Maldonato, ‘Teste mozze’, di cui discuteranno – presente l’autore – Vincenzo Pizza, psichiatra e consigliere delegato alla Cultura,   lo storico Giuseppe Palladino e l’antropologo Luigi Leuzzi.

Prima di Ascea, il romanzo è già stato oggetto di numerosi incontri pubblici, tra i quali ricordiamo Milano (nell’ambito di Expo 2015), l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, l’Università di Salerno, la Biblioteca Nazionale di Potenza, Casa Sanremo, Vallo della Lucania e, da ultimo, a Santa Maria di Castellabate, nell’ambito della Fiera del Libro.

Proprio a Castellabate – ove Gazzetta era presente – l’antropologo Marino Niola ha osservato che «Teste mozze è un romanzo storico, avvincente dalla prima fino all’ultima pagina, dove il rigore dello storico si coniuga con la prosa del narratore.

È quel che il mio maestro, Claude Lévi-Strauss avrebbe definito un’antistoria, un segmento di storia che può essere pensato e raccontato altrimenti da come viene di solito costruita la narrazione della vicenda dell’Italia preunitaria.

Maldonato rende omaggio alla storia del Cilento che si lega a quella dell’Italia: proprio come il film di Mario Martone, il suo libro è il Noi credevamo della letteratura».

 

La vicenda narrata muove dal luglio del 1851, quando un uomo politico inglese decide di interrogare il ministro degli Esteri della Regina Vittoria sulla scomparsa di un deputato del Regno delle Due Sicilie, che si scoprirà poi essere Costabile Carducci. I sospetti si concentrano su un prete di Sapri, che aveva già servito gli interessi di Casa Borbone. L’ambasciatore del governo napoletano a Londra, messo a parte della iniziativa del parlamentare inglese, cerca di bloccare la discussione dell’interpellanza, mettendo in moto una macchina del fango e, quando questa si inceppa, tirando per la giacca autorevolissimi uomini politici come Benjamin Disraeli, conte di Beaconsfield e primo ministro britannico per due volte tra il 1868 e io 1880. O di giornalisti indipendenti ma in realtà araldi degli interessi di Ferdinando II di Borbone. L’affaire rivela così un ‘giallo’, che si dipana in una sequenza di fatti e di antefatti incrociando gli accadimenti del Risorgimento Europeo ed i suoi principali protagonisti: Klemens von Metternich eminenza grigia del congresso di Vienna,  Italia espressione geografica, Henry John Temple, III visconte di Palmerston, primo ministro inglese dal 1859 al 1865, in una staffetta con Disraeli, Mazzini, Garibaldi e Cavour.  Fino al sorprendente colpo di scena finale.

 

Lo sfondo del libro, dunque, è la grande storia europea, anche se il vero protagonista è il Cilento, di cui Maldonato rivendica – con l’eloquenza delle rivelazioni – l’assoluta centralità nell’esplosione del ‘ 48, a partire dalla concessione della Costituzione da parte di Ferdinando fino al mutamento degli equilibri dello stesso scacchiere europeo in seguito all’assassinio di Costabile Carducci.

Ma nel libro campeggiano anche figure meno note come quei sacerdoti che scrivono catechismi in cui si sostiene che la monarchia è un’istituzione di origine divina e la costituzione un’invenzione del demonio. E sostiene il diritto regio di mandare a morte i patrioti, eredi di templari, frammassoni, giacobini, carbonari e mazziniani.

«Insomma – come ha chiosato Marino Niola – una lettura che rimette le cose a posto, fa giustizia dell’opposizione Borboni buoni/Piemontesi cattivi, Meridione felix/Nord rapace, e soprattutto colloca il senso di questa vicenda locale in un contesto che oggi chiameremmo globale, dove le conseguenze e le ricadute dei singoli fatti vengono definite e ridefinite dal posto che occupano in una rete di spinte e controspinte politiche, trattati, alleanze, insomma in una trama diplomatica che alla fine si rivela come il decisivo fattore di verità degli accadimenti storici.

Merito di Franco Maldonato – ha concluso l’antropologo – è di aver resistito alla tentazione di  ‘localizzare’ questo episodio italiano, ricostruendone l’orditura internazionale, mettendone cioè in rilievo la dimensione europea e ricollocando il Cilento al centro degli avvenimenti risorgimentali».