E’ dovuta scappare dal pronto soccorso dell’ospedale Ruggi nonostante la figlia avesse ancora la febbre a 39. E’ stata una nottata da incubo quella vissuta dalla signora L. G. da suo marito e dalla loro bambina di 10 anni, tutti residenti a Fisciano, al pronto soccorso del nosocomio di Salerno. Nonostante la disponibilità e la grande umanità della dottoressa e dell’infermiera che hanno assistito la piccola, i disagi in cui si sono imbattuti i genitori, in questi giorni di straordinaria emergenza per il coronavirus, sono stati tali e tanti – come scrive il quotidiano “Le Cronache” – da indurre la coppia a far ritorno a casa. “Eravamo in una stanza piccolissima – ha denunciato la madre – non c’era un lettino per appoggiare la bambina che abbiamo tenuto in braccio a turno io e mio marito, e poi, in quei pochi metri quadrati eravamo in cinque e se non bastasse è arrivato un altro bambino piccolissimo sospetto covid”.Ora stanno a casa da soli, aspettando che qualcuno risponda alle loro richieste d’aiuto.
Alla larga dagli ospedali. C’è il terrore di restare contagiati e così molti malati, soprattutto di altre patologie, o pazienti oncologici, preferiscono restare a casa a curarsi, nonostante dovrebbero andarci di corsa. Senza assistenza medica rischiano di mettere ugualmente a repentaglio le loro vite. L’allarme è stato lanciato dai cardiologi interventisti: gli accessi per infarto miocardico nei Pronto soccorso italiani – come scrive il quotidiano “La Città” – si sono dimezzati. Il cardiochirurgo Severino Iesu, direttore della Struttura complessa di Cardiochirurgia d’Urgenza dell’Azienda ospedaliera universitaria “Ruggi d’Aragona” di Salerno, conferma che il trend si registra pure in città. Anzi, a Salerno il rifiuto d’assistenza medica s’estende anche a chi è affetto da tumori.