Si terrà il prossimo 11 novembre presso la Sala Concerto San Lorenzo, ad Eboli, la IV edizione del corso Ecm “Breakthrough cancer pain: entità nosologica o trattamento non adeguato?” organizzato dall’Associazione Onlus 1 Hospice per Eboli con la direzione scientifica di Armando De Martino, presidente dell’Associazione e medico palliativista, inserito nell’ambito della manifestazione “Accanto al malato ed alla sua famiglia”. L’evento è patrocinato dal Comune di Eboli-
Innovativa peculiarità sarà la totale assenza di slide: i casi clinici saranno infatti narrati dalla compagnia teatrale “Bianconiglio” che metterà in scena, di volta in volta, dolori e sofferenze dei pazienti e delle patologie prese in esame. Si tratta di uno dei primi corsi di educazione continua in medicina, nella nostra regione, che si avvarrà del supporto di professionisti di teatro per narrare quelle che sono prima di tutto storie e in secondo luogo casi. Il dolore e la sofferenza di qualcun altro non sono percepibili totalmente attraverso le cartelle cliniche e le gelide diagnosi: i medici più che mai hanno la necessità di entrare in empatia con il caso e quindi con il paziente. I discenti entreranno nella storia percependo di essa dolori, emozioni e sofferenze dei protagonisti.
«Non annoiare, questo è il primo dei nostri obiettivo – spiega Armando De Martino-. La medicina narrativa infatti è una metodologia d’intervento basata su una specifica competenza comunicativa. La narrazione è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. A sette anni dall’entrata in vigore della Legge 38 che prevede l’accesso alla Rete di Cure Palliative ed alla Rete di Terapia del Dolore i cittadini pagano la mancata realizzazione ed implementazione delle Reti previste dalla Legge stessa. Coloro che avrebbero diritto ad accedere alle Reti aggiungono alla loro Sofferenza fisica, psicologica, spirituale anche la Sofferenza burocratica derivante dall’impossibilità, per la gran parte di essi di ricevere cure adeguate, nel luogo più idoneo, da operatori umanamente e professionalmente preparati. A ciò si aggiunge una scarsa attitudine delle strutture sanitarie all’accoglienza, alla presa in carico all’uso di una Comunicazione efficace con il malato ed I suoi familiari. Ma la maggiore sofferenza deriva, ancora, da una inappropriata terapia antalgica, soprattutto per le fasce più fragile, spesso per una diffusa, ormai immotivata e, quindi, dannosa oppiofobia degli operatori sanitari, soprattutto medici».