da giovedì 19 a domenica 22 gennaio al Teatro Verdi
Massimo Ranieri
In
Teatro del Porto
Versi, prosa e musica di raffaele viviani
Regia
Maurizio Scaparro
Con
Ernesto Lama Angela De Matteo Gaia Bassi Roberto Bani Mario Zinno Ivano Schiavi
Antonio Speranza Francesca Ciardiello
“Esiste in alcuni di noi la memoria storica o il lontano ricordo di una mitica Napoli vissuta mentre già stava cambiando.
Questa memoria è stata, per Massimo Ranieri e per me (e per Gli Ipocriti che ci hanno accompagnato), il primo filtro ma anche lo stimolo, dopo la felice esperienza di Viviani Varietà, per continuare a lavorare su un nuovo spettacolo che potesse avere, come testimonianza rinnovata di questo mondo così straordinariamente ricco, la figura stessa di Raffaele Viviani attraverso il suo teatro, le sue parole, il suo canto scenico, privilegiando così quel vitalissimo giacimento culturale e musicale che era nel ‘900 la Napoli dei quartieri, quella parallela di una città aperta all’influenza esterna di un sud che premeva sulla città, e del Mediterraneo (e alla commistione con il teatro e il varietà europei).
È nato così questo Teatro del Porto e lo spettacolo si collega strettamente anche al progetto artistico diretto da Massimo Ranieri dedicato a Viviani. Ranieri per il suo essere napoletano e per la sua singolare natura artistica, legata alla creatività musicale e teatrale, ha dato quindi un contributo felice a questo nostro lavoro.
Abbiamo così pensato a uno spazio amato da Viviani, a uno spazio neutro sospeso tra mare e terra (quasi un “porto delle nebbie” come con Massimo l’abbiamo chiamato, sorridendo, durante le prove), uno spazio che favorisse lo scambio di conoscenza e di esperienze che venivano dal mare, e dove vorremmo che Viviani ci portasse per mano attraverso il suo teatro e la sua musica per ricordare sogni e delusioni di una grande città e per accompagnarci verso un futuro già cominciato scoprendo anche, grazie a lui, parole vecchie e nuovi significati come Mediterraneo, emigrazione e, con il necessario ottimismo, cultura, musica, teatro, Europa”.
Maurizio Scaparro
La prima parola chiave che mi ha condotto verso l’inizio dell’ideazione della scena e dei costumi di Teatro del Porto, è stata “evocazione”.
Evocare, per restituire ad una forma visiva nuova il mondo complesso e composito della poetica e dei personaggi di Raffaele Viviani, resa scenicamente attraverso uno sguardo teatralmente “rovesciato” dell’impianto scenografico. Infatti, fin dalle prime battute dello spettacolo, lo spettatore avrà la sensazione di guardare il teatro (del porto, in questo caso) dal punto di vista dell’attore cioè dal dietro le quinte.
Un teatro rivelato nella sua dimensione di artigiana e nuda strutturalità: tutto è a vista dove soltanto una cornice dorata con lampadine, diviene portale, diaframma, boccascena, a suggerire allo spettatore echi di immaginari cabaret europei, sale di music-hall e di varietà, tipiche del decennio 1920-1930.
Un teatro del porto che diviene evocatore di suggestioni rese visivamente dalle riconoscibili citazioni di immagini pittoriche (riprodotte magistralmente sulla tela dipinta), di una Napoli sognata, si potrebbe dire vivianea, nel languore della visione del porto dell’Immacolatella o nell’incisiva ed incombente presenza del Vesuvio in piena eruzione.
La Napoli di Viviani fatta di poesia, parole e musiche si intreccia alla dimensione del varietà condita con siparietti futuristi e dei cafè chantant. Le parole dell’autore si amplificano sul palco dando spazio scenicamente ad un succedersi caleidoscopico di canzoni e numeri in prosa, che conducono lo spettatore ad una sorta di “carousel” visivo, realizzato grazie anche all’apporto fortemente cromatico delle luci e della resa dei costumi. Tutto questo diviene viaggio….. un viaggio teatrale, che partendo da un palcoscenico napoletano, ci conduce verso un nuovo orizzonte, oltre il quale speranzosi noi tutti vogliamo tendere per ritrovare e riconquistare con sentimento di sincera onestà, l’amore e la viva passione per la musica, le parole ed il teatro di Raffaele Viviani.