a cura della D.ssa Giovanna Valente, Farmacista (lauree specialistiche in Farmacia e Farmacia Industriale) iscritta all’Ordine della Provincia di Napoli dal 2011.
La coltivazione, la masticazione e il fumo del tabacco erano noti agli indigeni dell’America e dell’Australia all’epoca delle prime esplorazioni europee in questi paesi.
Nei secoli successivi, la pianta del tabacco comparve come un prodotto d’esportazione dalle nuove terre scoperte. La prima persona che impiantò e coltivò la pianta da tabacco, fu il francese Jean Nicot, in onore del quale il botanico e naturalista Jean Liebault denominò la pianta “Nicotiana Tabacum” e il principio attivo della pianta “nicotina”.
La nicotina è un alcaloide di origine vegetale, particolarmente concentrato nelle foglie del tabacco.
La concentrazione (1-8%) cambia in base alla varietà, alle tecniche colturali e all’andamento stagionale.
In una normale sigaretta se ne ritrovano quantità variabili tra il milligrammo ed il milligrammo e mezzo, che vengono assorbite tramite il fumo in misura del 90% circa.
La sigaretta è anche il mezzo più immediato per beneficiare a pieno dei suoi effetti, dal momento che la nicotina viene prontamente assorbita attraverso la mucosa del tratto gastrointestinale e respiratorio. Da qui, passa nel sangue e nel giro di pochissimi secondi raggiunge il cervello, dove espleta la sua azione, dapprima stimolante ed euforizzante, poirilassante.
Gli effetti della nicotina sono comunque complessi, legati al dosaggio di assunzione ed estesi a diversi organi ed apparati.
A bassi dosaggi, la nicotina ha un effetto stimolante: aumenta leggermente il battito cardiaco e la pressione arteriosa, causa una leggera la sudorazione migliora la concentrazione,aumenta il metabolismo riduce lo stress.
Ad elevati dosaggi, invece, la nicotina blocca questi recettori, con effetti opposti provocando ipotensione vasodilatazione,diarrea, aritmie,sonnolenza, cefalea, fino a determinare una completa paralisi dei muscoli respiratori.
Dosi ripetute di nicotina fanno aumentare la concentrazione dei suoi recettori a livello cerebrale, generando dipendenza.
E’ proprio l’interazione con i recettori nicotinici dell’acetilcolina ad aumentare il rilascio di adrenalina l’ormone a cui si devono le proprietà stimolanti.
I fumatori accaniti risentono di sensazioni spiacevoli quando entrano in astinenza.
La nicotina è una sostanza stupefacente genera dipendenza sia psichica che fisica simile all’eroina e alla cocaina.
Il loro picco è raggiunto tra le 48 e le 72 ore. In genere l’organismo impiega 3 settimane per disintossicarsi completamente dalla nicotina.
Interrompere improvvisamente l’assunzione di nicotina può generare una sindrome astinenziale: psicologicamente si prova un senso di vuoto e irrequietezza, fisicamente i sintomi sono più lievi.
Infatti, benché la quantità di nicotina inalata tramite il fumo di tabacco sia piuttosto piccola (la maggior parte della sostanza è distrutta dal calore) è comunque sufficiente a creare dipendenza.
La quantità effettivamente assorbita dal corpo dipende inoltre da altri fattori, quali il tipo di tabacco, l’effettiva inalazione, la presenza di un filtro.
Inoltre, la nicotina, come gli altri agonisti, agisce anche sugli eterorecettori nicotinici che si trovano sulle fibre pre-sinaptiche dei neuroni dopaminergici, con un effetto di modulazione positiva, cioè si avrà un aumento del rilascio di dopamina.
Questo genera una sensazione di piacere con un meccanismo simile, per certi versi, a quello innescato dalla cocaina e solo lontanamente correlato a quello dell’eroina.
La dipendenza fisica da nicotina è quindi legata anche alla necessità biochimica di mantenere elevati livelli di dopamina.
Inoltre, molti alcaloidi presenti nel tabacco sono potenti inibitori MAO: le sigarette non solo stimolerebbero i neuroni dopaminergici a liberare dopamina, ma ne limiterebbero anche la sua degradazione enzimatica.
Secondo molti studi questo contribuirebbe a rendere la dipendenza da nicotina ancora più difficile da eliminare.
La ricerca scientifica ha dimostrato che la nicotina agisce sul cervello producendo una serie di effetti. In particolare, alcuni studi hanno evidenziato che è in grado di attivare la via mesolimbica, il circuito all’interno del cervello che regola le sensazioni di piacere ed euforia.
In questi casi, sintomi come depressione,stitichezza, ansia,nervosismo, crisi di bulimia, riduzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, vengono prontamente corretti dall’assunzione della sostanza.
Gli effetti dannosi legati all’abitudine tabagica sono dovuti soprattutto alle sostanze che si sviluppano durante la combustione della sigaretta; tra le 4000 riscontrate nel fumo di tabacco ve ne sono almeno un sessantina di cancerogene quali le nitrosamine il benzopirene e vari composti aromatici ed altre velenose, come l’arsenico ed il cianuro, o irritanti.
Il fumo in gravidanza può causare un ritardo di crescita, di sviluppo mentale e polmonare del bambino.
La nicotina è escreta nel latte materno in quantità direttamente proporzionali al tabacco fumato, tanto che l’eccessivo consumo di sigarette da parte della nutrice può provocare tutta una serie di disturbi al neonato, come irrequietezza, inappetenza, tachicardia,vomito e diarrea.
La nicotina è particolarmente deleteria per determinate persone, in quanto:aumenta l’acidità gastrica ed inibisce la secrezione di bicarbonati pancreatici si tratta di un effetto pericoloso soprattutto per chi soffre di gastrite, reflusso gastroesofageo ed ulcere gastricheo duodenali.
Aumenta leggermente la pressione arteriosa questa è la ragione per cui i pazienti ipertesi e cardiopatici non devono fumare.
Determina vasocostrizione periferica: effetti piuttosto pericolosi per chi soffre di vasculopatie periferiche.
Il fumo della sigaretta incrementa il rischio di molti tipi di cancro : delle labbra, del cavo orale, della faringe, della laringe, dell’esofago, del pancreas, della cervice uterina, delle vie urinarie e dei reni
Prima causa di morte nei soggetti maschi, il cancro ai polmoni è sempre più frequente nelle donne. I primi sintomi della malattia si presentano solo ad uno stadio già avanzato (tosse, difficoltà respiratorie, espettorazioni con sangue); le cure variano in base al tipo di malattia (chirurgiche, radioterapiche, chemioterapiche) e le possibilità di guarigione sono limitate.
Il fumo è il responsabile di 9 casi di tumore ai polmoni su 10!Una persona che fuma un pacchetto di sigarette al giorno ne consumerà in vita sua 500.000! Sapendo che una sigaretta rilascia circa 1/100 di grammo di particelle, alla fine saranno più di 5 kg di sostanze tossiche rilasciate nei polmoni! Il fumo caldo del tabacco altera progressivamente il rivestimento mucoso dei bronchi e paralizza le piccole ciglia protettive. Continuando a fumare, le piccole ciglia polmonari – che rivestono le cellule dei bronchi e che servono a respingere il pulviscolo, i microbi e le secrezioni – si alterano fino a scomparire.
L’evacuazione delle secrezioni e di tutte le particelle e pulviscolo contenuti nell’aria che si respira diventa impossibile. La tosse diventa il solo modo per eliminare parzialmente muco e particelle. Infine, allo stadio finale, il progredire dell’infiammazione trasforma profondamente il rivestimento mucoso dei bronchi e provoca una “metaplasia della mucosa”, che farà da terreno al cancro: le cellule invece di rimanere su un solo strato si sovrapporranno. La metaplasia ci impiega oltre un anno a scomparire dopo che si è smesso di fumare completamente.
Grazie ai numerosi studi condotti in tutto il mondo, sono state individuate alcune delle sostanze contenute nelle sigarette e responsabili dell’insorgenza del tumore: ce ne sono alcune che agiscono direttamente (cioè con lesioni immediate) e altre che invece hanno un’azione indiretta (cioè con lente modificazioni nel corso del tempo) a livello dei bronchi. Per fare qualche esempio, sono cancerogeni diretti gli idrocarburi aromatici policiclici (cioè i prodotti della combustione) e le nitrosamine (derivati dell’ammoniaca usati nella lavorazione delle sigarette): invece i fenoli e le aldeidi (contenuti per esempio nella carta) si sono dimostrati fattori indiretti, cioè sono in grado, col tempo, di promuovere la trasformazione delle cellule in senso tumorale.
In particolare, molte ricerche dimostrano che i cancerogeni contenuti nel fumo di sigaretta inducono specifiche alterazioni molecolari in due geni,p53eFHIT: una volta mutati questi geni perdono la loro funzione favorendo lo sviluppo della malattia. Nei soggetti che smettono di fumare il rischio si riduce gradualmente nel corso dei 10-15 anni successivi, fino a eguagliare quello di chi non ha mai fumato.
Non bisogna poi dimenticare che il fumo passivo aumenta il rischio di sviluppare il carcinoma polmonare