La grave crisi economica che sta attraversando la nostra nazione comincia a far riflettere sul ruolo dell’Europa e delle sue istituzioni anche i soggetti più europeisti.
Non solo più partiti politici quali la Lega, Fratelli d’Italia od i Cinque Stelle che da tempo manifestano il loro euroscetticismo, ma ad ascoltare attentamente l’intervento pronunciato dal Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi a conclusione del XIV Forum di Piccola Industria a Napoli, anche il capo degli industriali italiani comincia a manifestare insofferenza nei confronti dell’attuale configurazione politica europea definita “ibrida”, ad essere benevoli, la quale “impedisce di adottare corrette politiche economiche per la gestione della crisi”.
Ma le parole più dure, che a ben vedere contrastano anche con l’atteggiamento del Governo e di Renzi, che si ostinano a perseguire il rigore di bilancio ed il rispetto dei parametri europei, sono quelle dove Squinzi afferma che “La corda del cieco e ostinato rigore e’ stata tirata troppo a lungo e che dall’Europa della convergenza si rischia di cadere in quella delle decisioni unilaterali”, continuando testuale che “la scelta francese apre un potenziale conflitto non solo con i rigoristi, ma anche con i Paesi che hanno dovuto bere l’amara medicina del rigore o del commissariamento”.
Un messaggio lanciato per altro da una città e un comprensorio, Napoli provato ancora di più dalle politiche governative ed europee, che non lascia dubbi sulla scelta della maggiore associazione degli imprenditori italiani di essere pronta ad aprire un conflitto con l’attuale governance europea dell’economia.
Se a questo aggiungiamo che nel corso del discorso il Presidente della Confindustria ha addirittura affermato che anche un europeista come lui fa comincia a covare dubbi sul come è stata costruita questa Europa, con regioni concorrenti fra di loro,ed una fiscalità disomogenea, Squinzi ha voluto lanciare un vero e proprio ultimatum nei confronti di Bruxelles.
Gli industriali italiani, ad ascoltare il loro Presidente, anche se schierati per l’abolizione dell’art. 18, tema che tanto appassiona il presidente del consiglio, sembrano più preoccupati di altro, in particolare dell’attuale politica rigorista imposta dall’Europa che sta mettendo sempre più in crisi l’imprenditoria italiana.
Appare chiaro dall’intervento di Squinzi a Napoli che i per loro questa Europa è matrigna, e che non è detto che non si debba o non si possa tornare a riscoprire la sovranità nazionale, visto che l’euro e poco altro non bastano a fare l’Europa.
Gerardo Sano