Suoni dal Castello, primo concerto domenica 22 a Camerota.

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Domenica 22 luglio, alle ore 21,30 il duo formato da Gennaro Chirico e Domenico Russo, inaugurerà negli spazi restaurati del Convento dei Cappuccini di Camerota la VI edizione del festival “Suoni dal Castello”, organizzata dall’Associazione Culturale Zefiro

Quattro i concerti, per l’interessante cartellone che, anche quest’anno, dal 22 luglio al 27agosto vedrà animato l’incantevole cortile del Castello Marchesale di Camerota, come ormai d’abitudine, dall’Associazione Culturale-Musicale Zefiro, presieduta da Giuseppe Marotta, che ne permette anche la visita ai tanti visitatori che frequentano la nostra costa, e diretta dal compositore Leo Cammarano, offerta di nicchia per un turismo, che desidera calarsi anche nel tessuto squisitamente culturale dell’accogliente territorio che lo ospita. Un festival che si avvia verso una concreta istituzionalizzazione, sostenuto dal Comune di Camerota, unitamente alla Fondazione Meeting del Mare C.R.E.A., all’Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, oltre ad un folto cartello di mecenati privati, consapevoli di esser parte attiva di un paese tra i più musicali della provincia di Salerno.  Taglio del nastro, domenica 22  luglio con riflettori puntati sul clarinetto, in una nuova location, solo da qualche tempo ridonata al pubblico, la chiesa del Convento dei Cappuccini di Camerota, fondato nel 1602 sotto l’egida dei Carafa nella cui abside insiste un vasto polittico in legno, intarsiato e costellato di quadri in tela. Un luogo del cuore, il convento, che, grazie all’opera di valorizzazione dei monumenti del territorio da parte dei soci della Zefiro, potrà essere scoperto dal pubblico internazionale che visita il Cilento. La serata d’apertura è stata affidata ai clarinettisti Gennaro Chirico e Domenico Russo, i quali hanno scelto di principiare il proprio rècital con il Duo n°2 per clarinetti in Si Bemolle di Bernhard Erik Crusell, clarinettista finlandese, che si colloca tra i mondi sonori di Mozart e Brahms, ponendo in luce, attraverso la sua meravigliosa vena melodica, l’espressione e la straordinaria bellezza del suono di questo strumento. Una pagina, questa, che si spinge oltre il semplice virtuosismo, in quanto la gradevolezza dell’ impasto sonoro e l’impiego di tutte le risorse tecniche ed espressive dello strumento, si traducono in un discorso musicale estremamente attraente, che assicurerà a Crusell un imprevedibile ritorno di fiamma, che non interesserà solo gli estimatori del repertorio clarinettistico, ma anche gli appassionati della grande musica. Seguiranno due soli bachiani. Domenico Russo eseguirà una trascrizione della chiusura della Partita per violino in Re minore BWV 1004, la celebrata Ciaccona, creazione gigantesca poggiata sulla più scarna delle figure di basso rinascimentale, una delle vette dell’arte bachiana, universalmente esaltate della musica strumentale, ricca delle più ardite figurazioni del virtuosismo violinistico. Gennaro Chirico si cimenterà con l’Hommage a Johann Sebastian Bach di Béla Kovàcs, praticamente uno studio da concerto applicato al clarinetto nello specifico della legatura, del fraseggio, del portamento del gusto musicale, nello stile dei preludi e delle fughe del genio tedesco, con un finale che spicca per la particolare difficoltà e costituisce una sorta di compendio degli aspetti tecnici, stilistici e espressivi affrontati in precedenza. La prima parte della serata si chiuderà con il primo dei sei duetti per clarinetto in Si bemolle composto da Wolfgang Amadeus Mozart, certamente un modello esemplare dell’esperienza dell’arte particolare di Mozart dello sfruttamento virtuosistico delle risorse di questo strumento, esperimento che presumibilmente che non aveva uno scopo preciso se non quello di un gioco attraente e fecondo. La seconda parte della scaletta, principierà, invece, con la Sonata per due clarinetti, in Si bemolle e la di Francis Poulenc. La sonata, dedicata all’organista, Edouard Souberbielle, fu completata nel marzo del 1918, mentre nel 1945 Poulenc rivisitò il lavoro. Il primo movimento (Presto) è in forma ternaria, con cambi di tempo e dissonanze. In questo movimento, gli ampi salti ripetitivi affidati al clarinetto in La, richiedono un eccellente controllo di tecnica e imboccatura; la struttura del secondo movimento (Andante: molto lentamente) di carattere lirico, In questo movimento sia l’accompagnamento monotono del clarinetto in La che la melodia di quello in Si b, vennero utilizzati dal compositore nell’Interludio del III° atto, seconda scena, dell’opera “Dialoghi delle Carmelitane”. Il terzo movimento è un rondò (velocemente, con gioia), in cui le parti portano quasi ad una sfida tecnica tra i due esecutori. Gennaro Chirico proporrà, quindi, i Three Pieces per clarinetto solo di Igor Strawinsky. Nato nel 1919, questo capolavoro è stato, dedicato ad un appassionato suonatore di questo strumento, il generoso mecenate di Winterthur, Werner Reinhard. Il primo dev’essere suonato “Sempre p e molto tranquillo”, mentre l’ultimo reca l’indicazione “f d’un bout à l’autre”. Il radicale contrasto tra i due pannelli estremi è mediato dall’episodio centrale, che manifesta non solo un’ampia tavolozza di colori, ma anche una sorta di mercuriale instabilità d’umore. Stravinskij rinchiude in questa minuscola galleria di aforismi, mondi del tutto diversi. Difficile, infatti, non sentire nel delicato modalismo del Primo, da suonare con il cupo e vellutato clarinetto in la, un’eco delle impressionistiche Lyriques japonaises, mentre il petulante pezzo finale, con le sue inflessioni popolaresche guarda, invece, al mondo sarcastico dell’Histoire du Soldat. Domenico Russo, risponderà al collega con la Rhapsodie di Giacomo Miluccio, pagina simbolo della scuola napoletana del clarinetto, volta alla ricerca eterna della bellezza e dell’ecletticità del suono al servizio di una melodia fresca e preziosa. Finale rossiniano con un medley da Il Barbiere di Siviglia, nell’anno del centocinquantenario della morte, opera in cui il clarinetto e l’intera sezione degli strumentini ha il compito di sostenere quel ritmo inconfondibile che ha sostanza fonetica, è “parola” sussurrata da strumento a strumento che si personalizza, circola, e acquista voce “borghesemente” umana.

 

Il festival continuerà il 6 agosto con il Muhlfeld Quartet di Massimo Buonocore, Antonio Di Costanzo, Fabrizio Fornataro e Francesco Abate, quattro clarinettisti provenienti dai diversi conservatori campani, con un repertorio che spazia dal classico al jazz, mentre il 20 agosto si vivrà l’abituale momento jazzistico, che vedrà protagonista il Role-Play Trio del chitarrista Nicola Di Tommaso con Andrea Colella al contrabbasso e Vincenzo Bardaro alla batteria. Finale il 27 agosto con una particolare trascrizione di Pierino e il Lupo di Sergej Prokofiev con la Zefiro’s Small Ensemble, un gruppo da camera nato all’interno della formazione orchestrale propria dell’associazione formato da giovani del territorio, che avrà quale ospite Eleonora Claps, in qualità di voce recitante.