Successo per il tradizionale Concerto di Capodanno dell’Orchestra Filarmonica Campana.

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Lo scorso 7 Gennaio al Teatro Comunale S. Alfonso di Pagani c’è stato il tradizionale
Concerto di Capodanno dell’Orchestra Filarmonica Campana, giunto quest’anno alla sua
ottava edizione e divenuto negli anni, ormai, un appuntamento molto atteso dal
numeroso pubblico dell’agro nocerino-sarnese. Quest’anno l’Orchestra si è cimentata in
un programma variegato, caratterizzato da Overture, Arie e Danze, suddivisi in momenti
cantati e altri momenti solo orchestrali. Un programma che ha avuto come sottotitolo,
come ha affermato il direttore musicale, il maestro Giulio Marazia nell’introduzione iniziale
del concerto, “cartoline musicali dal mondo”.

“Ogni brano scelto ha alle spalle una città
diversa: qualcuno le fa riferimento in maniera esplicita, evocandola dichiaratamente,
qualcuno la mette di sfondo, lasciando alla nostra fantasia il piacere di immaginarla”. Ogni
numero del programma diventa così una cartolina, come quelle che si usavano spedire,
fino a poco tempo fa – quando non si era ovunque interconnessi e visibili – come ricordo e
saluto, memoria di viaggio e sintesi di affetti.

Una serata musicale ricercata e di effetto con la scelta di eseguire brani poco conosciuti e
di raro ascolto da queste parti, una caratteristica questa che distingue l’Orchestra
Filarmonica Campana nella scelta dei programmi dei concerti. Ne è stata testimonianza
l’overture di apertura della serata “La Consacrazione della Casa” di Beethoven, un pezzo
celebrativo e solenne in stile haendeliano scritto dal compositore tedesco per l’apertura
del Teatro della Josephstadt di Vienna. Si è proseguito con opere ed arie italiane celebri
dell’Ottocento, da “Una furtiva lagrima” da L’elisir d’amore di Donizetti a “Nessun
Dorma” dalla Turandot di Puccini, ma anche incursioni nella musica europea come l’aria
“Vilja Lied” da “Die Lustige Witwe” di Franz Lehar e nella musica americana con l’aria
“Glitter and be gay” dal Candide di Leonard Bernstein.

Candide è un’operetta tratta dal sarcastico lavoro omonimo di Voltaire, che fu
rappresentata la prima volta nel 1956 a Boston. L’aria proposta nel concerto è
caratterizzata da grande dinamismo e vivacità, che descrive al meglio il mondo burlesco e
irridente del soggetto voltairiano. La capacità di Bernstein di divulgare la grande cultura
trova il riscontro più evidente in quella che è la sua più celebre composizione: West Side
Story, musical andato in scena per la prima volta a Broadway nel 1957. La vicenda di
Romeo e Giulietta di Shakespeare viene infatti trasportata nel mondo contemporaneo:
Verona è trasformata nel West Side di Manhattan (la zona dove oggi sorge il Lincoln Center con il Metropolitan Opera House), mentre i Capuleti e i Montecchi divengono
gang di strada di portoricani e americani, che si affrontano in un conflitto sociale quanto
mai attuale. Dall’altra parte per la prima volta il musical, fino ad allora genere di
distrazione che al massimo poteva ricorrere alla satira, affronta questioni di estrema
complessità umana e socio-politica. E le affronta in maniera seria, con morti ammazzati,
passioni distrutte, e l’analisi profondissima delle mille sfaccettature dell’animo umano,
dall’intolleranza all’amore più totale. Che anche Bernstein prenda sul serio la vicenda ce lo
dice la sua musica, la cui complessità va ben al di là della leggerezza delle partiture da
musical, incrociando le più disparate esperienze, dal rigore contrappuntistico
all’esuberanza dei ritmi sudamericani. Uno degli elementi prorompenti che vengono a
caratterizzare sempre più la società del secondo ’900 è l’esigenza di comunicare e di
abbattere i confini, per giungere al mondo globalizzato dei nostri giorni. Bernstein
comprende perfettamente questa esigenza e decide di aprire l’universo della musica
classica al maggior numero possibile di persone.

Sono i ritmi e le melodie che evocano la Spagna a colpire immediatamente l’ascoltatore
della musica di Manuel de Falla, dove nel concerto è stata eseguita la “Danza de la
Molinera” da “Il Cappello a Tre Punte”, un fandango, passionale e sensuale, una danza
andalusa in ritmo ternario. Numerose le atmosfere viennesi con i valzer “Kunstlerleben”,
“Fruhlingstimmen” e il famosissimo “An der Schonen Blau Donau” di Johann Strauss,
quest’ultimo proprio a 150 anni dalla prima esecuzione. Il concerto si è poi concluso con il
bis, affidato alla Radetzky Marsch, con l’immancabile battimani del pubblico e dove il
maestro ha fatto gli auguri ai presenti per il nuovo anno.

Ad affiancare il direttore Giulio Marazia, due giovani cantanti internazionali, il soprano
turco Basak Zengin Kayabinar e il tenore cinese Zi-Zhao Guo. Ad impressionare è stato in
particolare l’ultimo solista, voce lirica bella ed energica, dall’ampia varietà di sfumature e
perfettamente integrata nella pronuncia e nella scrittura musicale. Prestazione corretta e
senza cedimenti quella del soprano che possiede un timbro suadente e morbido, vibrante
di autentica passione. La direzione di Marazia, serrata e sempre coinvolgente, valorizza le
qualità di un’orchestra ben registrata in ogni comparto. Gli applausi scroscianti e ripetuti
di un pubblico numeroso e sempre partecipe hanno decretato il pieno successo della
serata e dell’Orchestra Filarmonica Campana, che si conferma essere una realtà culturale
di eccellenza della città di Pagani.