I recenti dati diffusi da Excelsior – Unioncamere hanno evidenziato come la situazione occupazione della provincia di Salerno sia in sostanziale miglioramento. Se infatti alla fine dello scorso anno è stato registrato un saldo occupazionale chiaramente negativo (-1760 contratti), le previsioni per quest’anno sono più positive (-340 unità). Insomma, anche il nostro territorio sta agganciando il trend positivo nazionale, ma ancora manca qualcosa.
La spinta decisiva, la spinta propulsiva verso l’innovazione potrebbero darla i giovani del nostro territorio, giovani che con le loro idee danno sempre più spesso vita a start up, che a volte diventano imprese in grado di rivoluzionare mercati. Start up che spesso nascono quando i ragazzi fanno il loro percorso di studi in università, come dimostrano tanti casi internazionali e nazionali passati negli ultimi anni sotto i riflettori.
Chiunque pensi che essere uno studente costituisca un limite per lanciare una startup, dovrà ricredersi. Dalle più famose fino a quelle meno conosciute, le imprese avviate da allievi universitari sono davvero molte. La vicenda dei prematuri Bill Gates e Paul Allen ha fatto storia e ormai tutti sanno che i due hanno creato la Microsoft mentre frequentavano la Harvard University, così come tutti collegano il nome di Mark Zuckerberg al social network più famoso del mondo, da lui realizzato mentre frequentava la stessa università dei primi due.
La lista dei colossi sviluppati da giovani studenti è sostanziosa: ricordiamo WordPress, creato da Matt Mullenweg della University of Houston; Dell, pensato da Michael Dell ai tempi della University of Texas; Yahoo! di Jerry Yang e David Filo; e naturalmente Google di Larry Page e Sergey Brin che devono entrambi i natali al tempo trascorso dai loro ideatori alla Stanford University. Fin qui abbiamo parlato di aziende famosissime che si sono rivelate dei veri e propri successi mondiali e che fanno girare miliardi di dollari, ma ne esistono altrettante meno famose seppur ugualmente geniali, create da ragazzi ordinari che hanno dato vita a progetti straordinari di cui vale la pena raccontare la storia.
Mark Andreessen è uno di quelli che è riuscito a realizzare una doppietta imprenditoriale. Studente di informatica alla University of Illinois, Andreessen iniziò a lavorare part-time presso il Centro Nazionale “Supercomputing Applications” dell’Università e lì conobbe Eric Bina, lavoratore full-time. I due crearono un browser user-friendly con grafica integrata che avrebbe lavorato per una vasta serie di computer. Il nome di questo primo web browser della storia utilizzato su larga scala è Mosaic e ottenne migliaia di download in poche settimane. In aggiunta Andreessen decise di avviare una propria società di software, la Mosaic Netscape, quando aveva solo 23 anni. Dal momento in cui America Online e Sun Microsystems hanno comprato i beni della Netscape, il tutto è valso ben 4,2 miliardi di dollari.
Siddharth Patil è invece riuscito ad avere successo sfruttando le proprie capacità di analisi e una passione, quella per il blackjack. Come si legge sul suo profilo LinkedIn, il suo primo lavoro è stato proprio in questo settore, dando vita al “West Coast blackjack team”, composto da studenti del Massachusetts Institute of Technology, da cui si è ispirato Ben Mezrich per scrivere il romanzo Bringing down the house, da cui è stato tratto il film “21”.
Oggi sono disponibili online numerosevarianti di black jack con cui gli utenti possono sfidare il banco e testare le proprie abilità statistiche, ma all’epoca in cui operava il gruppo di Siddharth Patil la pratica la si poteva fare per lo più dal vivo, con gli altri membri del gruppo. Approfondendo le basi statistiche del gioco, i giovani studenti sono riusciti ad avere successo vincendo in numerosi casinò americani e dopo due anni e mezzo di gioco Patil ha avviato la propria carriera imprenditoriale, senza dimenticare gli insegnamenti che il gioco gli ha dato nell’affrontare le numerose situazioni lavorative in cui occorre fare previsioni sulla base di dati parziali. Oggi Patil è Head of Data Science presso Twitter e, grazie anche alla sua esperienza nel blackjack, analizza costantemente flussi di dati per capire in profondità eventi passati e predire al meglio trend futuri.
Anche l’Italia ha delle bandiere da sventolare e Appsbuilder è una di queste. La startup che Daniele Pelleri e Luigi Giglio hanno creato quando studiavano al Politecnico di Torino, permette di creare applicazioni mobile senza scrivere codice e questo metodo così semplice e intuitivo è stato apprezzato in 70 paesi del mondo. Basta decidere l’aspetto, il nome, le funzioni e assemblare i pezzi e il gioco è fatto. Appsbuilder è cresciuta così tanto da aver permesso ai suoi fondatori di acquistare Paperlit, altra start up che realizza le versioni per smartphone di alcuni quotidiani. Il fatturato supera i due milioni di euro, ma l’azienda del “self service” punta ancora più in alto e ha in programma di raddoppiarlo entro il prossimo anno.
Anche il territorio salernitano ha grosse potenzialità per valorizzare le idee di giovani promettenti. Non sono mancati in passato eventi e convegni dedicati proprio al mondo delle start up, mentre la stessa Università di Salerno dedica particolare attenzione agli spin-off, vere e proprie iniziative imprenditoriali ad alto valore aggiunto che nascono all’interno dell’università, spesso per iniziativa di giovani brillanti, dando un tangibile contributo allo sviluppo locale e all’occupazione.