Il trentunenne russo nel concerto sul Belvedere di Villa Rufolo ha sicuramente alimentato con altra legna il fuoco della sua fama. “Sconcertante”. Da tempo quest’aggettivo lo insegue nei giudizi recensivi e sicuramente a ragione. Stella lucente del pianismo internazionale che per bravura, secondo molti, non ha confronti nella sua generazione a Ravello si è presentato come di solito fa: entra nelle sale da concerto timido, forse anche un po’ imbarazzato nella salita sul palco ma poi quando mette le mani sul pianoforte tutto il suo talento esplode in un mix di sorprese appunto “sconcertanti”. Intensità espressiva, vigore alternato a momenti di intima delicatezza, facoltà d’imprimere allo strumento il lirismo del canto, esplorazione di ogni sfumatura della partitura.
La sua tecnica è formidabile, ma c’è quel quid in più che tiene il pubblico col fiato sospeso attento a non perdere nemmeno una nota.
Poco importa se a pochi giorni dal concerto Trifonov ha deciso un cambio di programma volendo eseguire quello dello scorso 30 luglio al Festival di Salisburgo: Sonata No.3, op.36 di Szymanowski, Pour le piano, suite per pianoforte, L 95 di Debussy, Sarcasmes, op.17 di Prokofiev e dopo un breve intervallo la Sonata n.3, op.5 di Brahms, la platea della Città della musica, gremita in ogni ordine di posto ha apprezzato e tributato al maestro un calorosissimo applauso e la standing ovation. Nel bis richiesto a gran voce, Trifonov ha regalato una delle pagine a lui più care la Cantata BWV 147: Jesu, Joy of Man’s Desiring di Bach. (ph Vincent Ruocco)