PREMESSA
Premesso che l’Italia è un paese ad altissima vocazione turistica dove, ogni anno circa 25.000.000 di famiglie vanno in vacanza nei periodi di ferie gli altri 35 milioni invece, non si sono mai mossi dal luogo in cui abitano. Le vacanze stanno diventando un’utopia per molte famiglieitaliane che, per soddisfare esigenze di primaria importanza, rinunciano a quest’ultime, anche se questo significa non potersi riposare, condividere momenti piacevoli con la propria famiglia e arricchirsi attraverso esperienze culturali e/o naturalistiche. L’UNWTO, l’organizzazione mondiale del turismo, ci ricorda invece che viaggiare è un diritto dell’uomo – l’articolo 7 del Global Code of Ethics for Tourism recita infatti:
1. La prospettiva dell’accesso diretto e personale alla scoperta e al godimento delle risorse del pianeta costituisce un diritto ugualmente aperto a tutti gli abitanti del mondo; la partecipazione sempre più ampia al turismo nazionale e internazionale dovrebbe essere considerata una delle migliori espressioni possibili della crescita sostenuta del tempo libero e non dovrebbero essere posti ostacoli;
2. Il diritto universale al turismo deve essere considerato il corollario del diritto al riposo e al tempo libero, compresa una ragionevole limitazione dell’orario di lavoro e delle ferie periodiche retribuite, garantita dall’articolo 24 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dall’articolo 7.d del il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali;
3. Il turismo sociale, in particolare il turismo associativo, che facilita un ampio accesso al tempo libero, ai viaggi e alle vacanze, dovrebbe essere sviluppato con il sostegno delle autorità pubbliche;
4. La famiglia, i giovani, il turismo studentesco e senior e il turismo per le persone con disabilità dovrebbero essere incoraggiati e facilitati.
35 milioni di famiglie che non solo non stanno godendo di questo diritto ma che non contribuiscono neanche all’economia turistica. L’UNWTO stima che nel 2030 viaggeranno 2 miliardi di persone al giorno e con un giro d’affari di 3,2 miliardi di dollari al giorno. Che significa incidere fortemente sull’economia, sulla cultura e nel creare occupazione. Farlo nel rispetto della sostenibilità economica, sociale ed ambientale è responsabilità di tutti – anche e soprattutto con il sostegno delle autorità pubbliche.
L’obiettivo: Promuovere il concetto di viaggio e facilitarne le modalità legittime di spostamento e fruizione.
Come superare questo gap tra i cittadini della stessa nazione e permettere a tutti, se mai anche per poco tempo all’anno, di andare in vacanza?
PROPOSTA: Si propone d’inserire tra le detrazioni previste dall’art.15 del TUIR la possibilità, di detrarre nei limiti del 19%, e per un ‘importo massimo detraibile annuale di euro 2.500,00 di spesa sostenuta per le vacanze, e per quei contribuenti che non superano un reddito annuo complessivo di euro 15.000 o euro 30.000 se nel nucleo familiare vi sono più redditi. La predetta detrazione è stabilita nel limite massimo di euro 475,00 annuo – (2.500.00 x 19% ).
EFFETTI ATTESI:
Non solo un contributo per le vacanze delle famiglie a basso reddito, ma anche una lotta indiretta all’evasione fiscale, in quanto tutti sarebbero spronati alla richiesta della fattura o della ricevuta per la spesa sostenuta per le vacanze. Infine questa misura potrebbe portare anche ad un ribaltamento parziale dei maggiori incassi derivanti dal recupero dell’evasione fiscale di operatori e non (vedi fitti estivi mai denunciati).
E’ l’ora di provvedimenti strutturali: rilanciamo la sfida delle defiscalizzazione della spesa delle vacanze nell’agenda della prossima finanziaria.