Sindrome da stress visivo: il monitor fa la differenza

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Una sindrome peggiora con l’aumentare delle ore trascorse davanti ai monitor, si tratta della sindrome da stress visivo. L’aumento dello smart working vissuto durante la pandemia degli ultimi due anni e la sempre maggiore attenzione che i dispositivi richiedono nell’arco delle nostre giornate, ha comportato un numero di ore sempre più alto trascorse davanti allo schermo, sia che si tratti di uno smartphone, di un tablet o di un personal computer.

Alcune statistiche suggeriscono che gli italiani passano in media più di 4000 ore all’anno davanti a degli schermi retroilluminati, suddivise in circa 3 ore e mezza al giorno davanti allo schermo della tv, circa 4 ore davanti al monitor del proprio computer e circa altre 4 ore davanti allo smartphone. Ma in realtà i numeri sembrano essere molto più alti da quando una buona parte dei lavori ha richiesto di trascorrere le classiche 8 ore lavorando in remoto.

I motivi per cui si passano tutte queste ore davanti ad un monitor possono essere molteplici e vanno da quelli lavorativi a quelli di svago, tuttavia una errata postazione può rendere la sessione lavorativa estremamente pesante. Una cattiva postura, un’illuminazione non corretta e una disposizione sbagliata della strumentazione possono aggravare il lavoro degli occhi e del cervello.

È importante posizionare lo schermo in un luogo privo di riflessi, con una adeguata illuminazione e con una postazione che consenta una corretta posizione della schiena. La ricerca ha dimostrato che passare molte ore al computer porta l’individuo a sforzare la messa a fuoco sullo schermo riducendo lo sbattimento delle palpebre, questo comporta una mancata idratazione dell’occhio e un peggioramento nella messa a fuoco delle immagini. Lo sdoppiamento delle immagini è una delle maggiori cause di cefalea, a tal punto da aver dato a questa sindrome il nome di “Computer Vision Syndrome”.

Questa sindrome oggi è clinicamente riconosciuta e richiede alcuni accorgimenti per evitare di provocare danni alla vista nel lungo termine. Tra i principali fattori su cui conviene agire si trova l’acquisto di un monitor di nuova generazione. In commercio esistono modelli come il Huawei Matepad 12.6 in grado di regolare la luminosità a seconda delle proprie necessità e con una densità di pixel ideata per non affaticare troppo l’occhio durante la visione.

 

Gran parte dei nuovi dispositivi in commercio oggi sono dotati di vetro antiriflesso, attenuazione tramite corrente continua e permettono la regolazione della luce blu, altro fattore accusato di affaticare ulteriormente la vista. Secondo Luigi Mele, medico chirurgo oculista dell’Università degli Studi Luigi Vanvitelli di Napoli e Presidente del comitato scientifico della Fondazione Salmoiraghi & Viganò, il 22% delle persone che quotidianamente lavorano al computer presenta disturbi muscoloscheletrici associati e l’intensità di questi sintomi tendono a diminuire, se non a scomparire, durante i giorni di pausa.

 

Rimane quindi fondamentale prestare attenzione al numero di ore passate sopra i vari display per prevenire questa sindrome arrivata a guadagnarsi un’intera pagina dedicata sul sito della American Optometric Association. Nel caso però non fosse possibile diminuire questa quantità di tempo, è ancora più importante scegliere un buon monitor con cui lavorare e con cui proteggere la vista a lungo termine.