La Principessa Sichelgaita è stata la protagonista, sabato sera, nell’atrio del Duomo di Salerno, dello spettacolo teatrale:” Sichelgaita: anima longobarda, cuore normanno” scritto dalla dottoressa Carmen Piermatteo Gatto, con la regia di Andrea Carraro, interpretato dai soci – attori del Club Rotary Salerno, presieduto dall’avvocato Gaetano Pastore, che, indossando i bellissimi costumi realizzati dall’Associazione Sant’Andrea della Nunziatella, presieduta da Marcello Anastasio, hanno recitato con grande professionalità e coinvolgimento emotivo, ricevendo il caloroso applauso dei circa trecento presenti che hanno apprezzato l’iniziativa voluta dal parroco del Duomo, Don Michele Pecoraro:” Per suggellare l’importanza delle nostre radici, ho voluto che si rappresentasse questo bellissimo spettacolo in questo luogo suggestivo”. Carmen Piermatteo Gatto ha voluto dedicare il suo testo alla Principessa Sichelgaita, alla quale è intitolata una strada della nostra città:” Per raccontare la sua storia, a molti sconosciuta, importante ed affascinante. Una storia di orgoglio, di generosità, di intelligenza, di curiosità, di amore, di odio, di rabbia, di disperazione. La storia di una donna di grandissima intelligenza, cultura, fede, saggezza, sapienza e forza che è stata un astro splendente della città di Salerno”.
Lo spettacolo, introdotto dalla dottoressa Carmen Gatto, è iniziato partendo dall’anno della morte di Sichelgaita, il 1090, quando, come ha ricordato la dottoressa Rosanna Belladonna Tringali, voce narrante, Sichelgaita, figlia di Guaimario IV, non era più principessa longobarda ma duchessa normanna avendo sposato, a ventidue anni, Roberto I d’Altavilla, detto “il Guiscardo”, interpretato da Tony Ardito. Sichelgaita nella parte finale della sua vita, interpretata da Valeria D’Aniello Romanelli, attraverso la sua confessione al Dominus Adelmo, interpretato dal Claudio Tringali, mandato a chiamare dalla fedele ancella Briseide, interpretata da Anna Cipriano Di Filippo, racconta la sua vita tornando indietro nel tempo. Dopo aver espresso alla sorella Gaitelgrima, interpretata da Luciana Barela Coscioni, la sua volontà di essere sepolta nell’Abbazia di Montecassino e non a Venosa, nel sepolcro dei Normanni dove è sepolto il marito, Duca Roberto, motivando la sua scelta con queste parole:” Nacqui longobarda, muoio longobarda pur rispettando la stirpe normanna del mio sposo, che è il padre dei miei otto figli”.
Al Dominus Adelmo, Sichelgaita confessa di aver tentato di porre fine alla giovane vita di Boemondo, figlio di primo letto di Roberto, avuto con la sua prima moglie Alberada, che era destinato ad essere successore di Roberto invece del primo figlio avuto con Sichelgaita, Ruggiero. Per non vedere la fine del popolo longobardo, tentata dal diavolo, Sichelgaita comincia ad avvelenare Boemondo:” Ma Roberto, vedendo il figlio, giovane e forte, che si spegneva lentamente e leggendo la verità nei miei occhi, astuto com’era , mi costrinse nell’intimità del talamo nunziale a confessare il fatto e obbligò i medici a dargli l’antidoto. Il povero Boemondo si salvò, ma il suo viso assunse un colore pallido come la luna, che ancor oggi lo segna”. Durante la confessione – racconto, tornando indietro nel tempo, all’anno 1056, la giovane Sichelgaita, interpretata da Luisa Tornitore, incontra l’Abate Leone, interpretato da Bruno Maione alla presenza del fratello, il Principe Gisulfo, interpretato da Michele Di Filippo, al quale l’Abate chiede pietà e la grazia per il popolo amalfitano che cinque anni prima, con l’aiuto di Pandolfo, zio di Sichelgaita e di Gisulfo, fratello della loro madre, aveva ucciso, il Principe Guaimario IV, Principe di Salerno, con 36 colpi di lancia. Il Principe Gisulfo convinto da Sichelgaita e per l’intercessione dell’Abate della Cava, concede la grazia per gli Amalfitani. Il racconto prosegue negli anni arrivando alla data del 25 agosto del 1059 quando a Melfi, Sichelgaita si sposa con Roberto il Guiscardo, il quale aveva deciso di sposare la Principessa dopo essersi confidato con il suo compagno d’armi, Rufus, interpretato da Vittorio Salemme. Il matrimonio, celebrato dall’Abate di Montecassino, il Cardinale Desiderio, cugino di Sichelgaita e futuro Papa Vittorio III, interpretato da Guglielmo Barela, seppure nato per motivi “politici”, sfocia in un grande amore e Sichelgaita si adopera addirittura per far nominare Roberto difensore del papato durante il Concilio di Melfi. In quell’occasione Roberto viene nominato Duca di Puglia e di Calabria. Il racconto di Sichelgaita continua e arriva all’anno 1076 quando la matura Sichelgaita, interpretata da Mariella Pasca Bottiglieri, convince Roberto, su consiglio del Vescovo Alfano I, a costruire una grande cattedrale in onore di San Matteo: ” Ove custodire le reliquie dell’Apostolo Matteo anche per ingraziarsi Papa Gregorio VII che lo aveva scomunicato”.
Aniello Palumbo