Si nota all’imbrunire, Silvio Orlando al Teatro Verdi da giovedì 13.

11/07/2018 61 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi, spettacolo Si nota all’imbrunire ( Solitudine da paese spopolato) regia di Lucia Calamaro con Silvio Orlando, Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
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TEATRO MUNICIPALE “GIUSEPPE VERDI” di Salerno
                            STAGIONE DI PROSA 2019-2020
                             
        da giovedì 13 febbraio a sabato 15 febbraio (ore 21)
                                                       e
                      domenica 16 febbraio (ore 18.00)
                     SILVIO ORLANDO
                     
             SI NOTA ALL’IMBRUNIRE

Solitudine da paese spopolato

 

di Lucia Calamaro

 

Con in ordine alfabetico:

Vincenzo Nemolato

Roberto Nobile

Alice Redini

Maria Laura Rondanini

 

Scene Roberto Crea 

Costumi Ornella e Marina Campanale 

Luci Umile Vainieri

 

Regia Lucia Calamaro

I figli Alice, Vincenzo e Maria sono arrivati la sera prima.

Il fratello maggiore Roberto anche. Un fine settimana nella casa di campagna di Silvio, all’inizio del villaggio spopolato dove vive da solo da tre anni. Silvio ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo. Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come occuparsene, come smuoverlo da questa posizione che è una metafora del suo stato mentale: che è quella di un uomo che vive accanto all’esistenza e non più dentro la realtà.

Emergono qua e là empatie, distanze e rese dei conti.

I familiari di Silvio sono venuti a trovarlo per la messa dei dieci anni dalla morte della moglie…

C‘è da commemorare, da dire, da concertare discorsi. Certo è che, preda del suo isolamento, nella testa di Silvio si installa una certa confusione tra desideri e realtà, senza nessuno che lo smentisca nel quotidiano, la vita può essere esattamente come uno decide che sia. Fino a un certo punto.

 

Questo spettacolo, che ha trovato nella figura del padre un interprete per me al tempo insperato e meraviglioso: Silvio Orlando, trova le sue radici in una piaga, una maledizione, una patologia specifica del nostro tempo che io, personalmente, ho conosciuto anche troppo.

La socio-psicologia le ha dato un nome: “SOLITUDINE SOCIALE”. A mettere in luce i rischi di questa situazione sono stati due studi presentati al 125° incontro annuale dellAmerican Psychological Association (APA).

Essere isolati dalla società è un male oscuro e insidioso. Tutti noi infatti, in quanto esseri umani, abbiamo bisogno del contatto con gli altri, un bisogno che ci permette di sopravvivere.

 

La preoccupazione insorge ancora di più se si pensa che questo tipo di “solitudine estrema” si sta espandendo e continuerà a crescere nei prossimi anni, tanto che la Francia ha creato “la giornata della Solitudine“ e l’Inghilterra ha istituito, addirittura, un Ministero della solitudine.

Secondo gli esperti potremmo trovarci alle prese, e non solo nei Paesi più ricchi, con un’epidemia di solitudine. Diffusa oramai anche tra i giovani. Silvio Orlando è, secondo me, un attore unico. Capace di scatenare per la sua resa assoluta al palco, le empatie di ogni spettatore e, con le sue corde squisitamente tragicomiche, di suscitare riquestionamenti, emozioni ed azioni nel suo pubblico.

E insieme ci piace pensare che gli spettatori, grazie ad un potenziale smottamento dell’animo dovuto, speriamo, a questo spettacolo, magari la sera stessa all’uscita, o magari l’indomani, chiameranno di nuovo quel padre, quella madre, quel fratello, lontano parente o amico oramai isolatosi e lo andranno a trovare, per farlo uscire di casa. O per fargli solamente un po’ di compagnia.

 

Lucia Calamaro