Le sue mani non toccheranno più tele , carta , legno, stoffe e tutto ciò che tra colori e materia diventavano altro. Sergio Vecchio, che nel suo cognome aveva il bianco dei suoi capelli canuti spuntati troppo presto, il candore della semplicità e della saggezza di colui che ha vissuto più vite e scrutato con lo sguardo attento il mondo intorno a sé. La sua firma bambina sulle sue opere, specchio di una grafia fotogramma di un quaderno di scuola, lascia il segno indelebile nella “sua “ Paestum, in città , nazioni e continenti dove Mostre, libri, recensioni parlano di lui. Un artista ha un dono speciale, che va oltre ogni fede e religione, quella laica eternità, che solo la sua arte e i suoi valori umani, terreni, gli consentono di lasciare nella memoria di chi resta ancora un po’ su questa terra.
Sergio Vecchio, il pittore di Paestum, ha colorato la vita di un’archeologia dinamica proiettata nel blu e nel viola di albe e tramonti cosmici, giocando con le ombre del suo cappello da ferrotranviere e della vita, sempre in partenza da una stazione che era ala sua casa, sui binari paralleli e incrociati di migliaia di altre vite. Quelle dei suoi studenti, che oggi lo cercano tra foto e disegni, quelle degli amici cari inseparabili che non si rassegnano alla sua perdita, quelle di Bruna , Viviana e Marco, moglie e figli adorati come dei. Gli dei, quelli di un’antichità presente lo stavano forse aspettando per narrare altre storie a “360° a Nord-Est” , come nel suo primo libro che nell’ultimo “Le stanza dell’eremita” raccoglie storie nelle storie, inseguendo il filo di Arianna in un labirinto di emozioni. Guardandosi l’ultima volta nello specchio della propria immagine intensamente vissuta, quel filo si è spezzato per poi ricongiungersi nelle sue tele infinite che restano oggi qui per noi tutti per rivedere, raccontare , raccogliere , documentare e non lasciare che le porte di quelle stanze e di quella sua casa – Museo, restino chiuse. L’archivio che l’artista voleva donare ad un Ente Pubblico , la sua ricerca minuziosa di testimonianze, storia , arte , rappresenta un monito a chi non può lasciar finire una vita con l’ultimo respiro, silenzioso e discreto di un uomo speciale. Il viaggio di Sergio Vecchio continua oltre le sue opere nel suo impegno civile, culturale, artistico a 360°, come lui scrive, in un passaggio di testimone , in quella staffetta tra la vita e la morte, che consegna ai posteri il doveroso impegno di andare oltre, di superare il limite del tempo, per consentire alla relatività dello stesso di spaziare nell’infinito.
Gilda Ricci