TEATRO Diana – SALA PASOLINI di Salerno
di Luigi Pirandello
Pirandello ha vissuto una sua personale “febbre del cinema”: la stagione nascente ed irripetibile dei grandi successi provenienti dagli Stati Uniti e da Hollywood, salutata ovunque come la Mecca del cinema. Ma anche dei Kolossal italiani, come Cabiria del 1914 per la regia di Pastrone, tratti da sceneggiature firmate da Gabriele D’annunzio e Giovanni Verga.
È in questo contesto che, nel 1915, vede la luce il romanzo Quaderni di Serafino Gubbio Operatore. L’operatore cinematografico Serafino Gubbio, protagonista ed alter ego dell’autore, osserva e registra la realtà girando la manovella della “diabolica macchinetta” da presa, con il solo requisito dell’impassibilità e dell’indifferenza. Di fatto, però, si insinua con scetticismo nelle pieghe di senso di questa presunta oggettiva registrazione del reale.
Serafino Gubbio lavora per la casa cinematografica Kosmograph e su questo set si svolge l’azione del romanzo in cui emerge, prepotente, una riflessione appassionata sulla settima arte, che minaccia la sopravvivenza del linguaggio teatrale e dell’attore. Quando per l’ultima scena del film, intitolato La donna e la Tigre, il protagonista si trova costretto a filmare la morte di una feroce tigre, in una diretta ante litteram, la tensione tra il mondo della tecnologia e quello della natura lo investe e, con lui, tutti noi.
La scrittura di Pirandello spinge la nostra coscienza a ripensare a tutti i cambiamenti percettivi e tecnologici in cui siamo immersi in questi anni.