Tra le eroine greche che la classicità ha tramandato, la figlia di Pasifae e di Minosse, Fedra, è stata quella che ha suscitato maggiore interesse e perciò stesso oggetto di continue riletture e di riduzioni teatrali. Da Euripide a Seneca, da Racine a D’Annunzio, dall’adattamento cinematografico di Jules Dassin fino ad arrivare alla originale versione teatrale pensata e scritta da Eva Cantarella.
Nello scenario suggestivo del parco archeologico di Velia, sotto una coltre puntellata di flebili fiammelle, quasi a simboleggiare la loro partecipazione al dramma sempre eterno dell’essere femminile, dimidiato tra convenzione e convinzione al diritto di amare, la “Nuova Fedra” di Cantarella svela tutta la sua drammatica modernità. Che il contesto storico sociale in cui si muove ed agita il suo cuore questa Fedra sia contemporaneo lo si evince fin dalla prima immagine che appare sulla scena. Il carro trainato da cavalli imbizzarriti che termina la sua folle corsa nei flutti del mare diventa una ruggente automobile, che si schianta lungo un costone marino per essere inghiottita dalle acque. Una straordinaria Galatea Ranzi interpreta e reinterpreta questa disgraziata creatura che fin dalla sua nascita sembra portare con sè un destino di dolore per sè e per gli altri. Nel suo tormento psicologico Fedra diventa a pieno titolo eroina, scissa come è tra doveri familiari e pulsioni amorose. La Ranzi è coinvolgente e convincente nella recitazione della sintomatologia dell’amore che sconvolge una donna che avrebbe voluto essere, perché destinata, per norma e convenzione simbolo di virtù muliebre.
La Fedra di Cantarella diventa così “Nuova Fedra” proprio perché ripropone con autenticità il poliedrico cuore femminile, sapendo leggere e mettere in scena la complessità dell’essere donna. La presentazione della “Nuova Fedra”, diretta magistralmente dal regista Consuelo Barillari, unica tappa campana, è stata resa possibile ancora una volta dall’ intelligente e tenace organizzazione del Festival Velia Teatro.