Un verace interprete della coscienza popolare napoletana fu Giuseppe Marotta, nato a Napoli nel 1902 e morto nel 1966. Anch’egli viene incluso nella letteratura e cultura del dopoguerra, donde emerge, non per grandissime capacità scrittorie, ma per l’amore della sua città e dei suoi concittadini, che hanno dentro di loro una ricchezza unica ed originale, soprattutto inestirpabile, in quanto è lo spirito di sopportazione e di risorsa che ogni napoletano porta in sé, quali siano i colpi mancini della vita. L’anima napoletana della sua produzione emerge in modo singolare e pittoresco dalle opere: L’oro di Napoli, San Gennaro non dice mai di no (1948) e Gli alunni del Sole (1952). Benché autodidatta e per molto tempo sconosciuto alla critica ufficiale, Giuseppe Marotta fu narratore autentico, dalla vena ferace ed umanissima, che carica di patetica meditazione il cuore del lettore. Chiunque si accinge a leggere i suoi racconti, specie quelli de L’oro di Napoli e de. Gli alunni del Sole, non può non essere trascinato da una lettura che mette a nudo, senza preamboli e senza prevenzioni, la vita dei personaggi stentata, misera, inerte o battagliera, secondo i casi, ma sempre ricca di quel pathos umano che è parte integrante dell’anima popolare napoletana. Egli conosceva bene i disagi di una vita povera, avendo perduto immaturamente il padre, essendosi dovuto piegare ai più umili mestieri per sopravvivere, finché non decise di raggiungere Milano e di cercare fortuna, come si partiva per l’America col sapore di cenere in bocca dell’emigrante. Anche a Milano la vita, all’inizio, fu durissima, poi egli fu assunto come collaboratore in una casa editrice e poté, finalmente, iniziare una decorosa attività giornalistica e letteraria, studiando senza maestri, seguendo solo il suo intuito, agevolato da una naturale inclinazione a valutare tutte ie cose con occhio sereno, anche se triste Dopo la guerra si affermò come scrittore, ma solo di recente la critica gli ha dato il posto che merita tra gli scrittori più originali e autentici. I racconti de Lro di Napoli sono ricchi di suggestiva attrazione con uno stile poco ricercato, ma tenero, piacevole, affabulante, come se fossero stati scritti còl sorriso e le lacrime impastati insieme.
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