SEGNI DELLA SCRITTURA DEL NOVECENTO
ALAIN REN LESAGE
Immaginiamo,quindi, noi lettori, quante cose ha potuto osservare sugli uomini e le cose questo straordinario autore, che certo non avrebbe avuto bisogno di un diavolo per indagare così a fondo sugli interessi degli uomini e sui loro carattere, senza tralasciare alcuna categoria umana, anzi divertendosi maggiormente nel presentarci il mondo degli scrittori e dei compositori di commedie o di tragedie che si reggono sull’adulazione dei grandi, che servono a coprire la loro pochezza e la loro meschinità. Secondo la Zini, quella del Diavolo Zoppo “è la più ricca e miglior vena della tradizione francese.
Lesage, infatti, ha a sua disposizione un intuito e una verve, che gli permettono di vedere l’uomo in tutti i suoi aspetti di vizio e di virtù, senza fallire mai il bersaglio, di cui f’a, di volta in volta una caricatura perfetta ed impietosa, perché veritiera.
Quanto al capolavoro del Gil Blas dobbiamo ammettere che il Lesage si servì di tutto quanto aveva potuto conoscere attraverso la lettura di tutte le opere attinenti, senza, tuttavia, appropriarsene in senso definitivo, ma usando la sua eccellente erudizione per filtrarla attraverso il suo pensiero creativo ed originale, rispondendo in pieno e in modo preferenziale alla sua inclinazione, che, sebbene multiforme, lo tirava soprattutto ai genere satirico- umoristico- morale. Le radici del suo capolavoro, secondo la critica ufficiale, vanno ricercate nello spirito della letteratura borghese dei secoli XII, XIII, e XIV, dai Fabliaux, dove già stava in nuce la psicologia della commedia francese, a tutte le varie “branches” del Roman de Renard, e a quella parte del Roman de la Rose, il cui realismo senza scrupoli richiama al pensiero la forza espressiva di Montaigne e di Rabelais. Diamo subito un accenno, il più breve possibile, della lunga trama, perché crediamo che sia necessario per la migliore comprensione di quanto diciamo.
Siamo nella Spagna del XVII secolo.
(Continua…)