Ebbe tre figli, dì cui i due maschi furono rispettivamente l’uno attore di una certa notorietà, l’altro canonico a Boulogne Sur-Mer, che lo accoglierà nella vecchiaia, insieme con la madre e la sorella, prodigandosi per tutti e tre. Qui il vecchio Lesage morì nel 1747. Sulla sua tomba fu posto il noto epitaffio che trascriviamo: “Sous ce tombeau git Lesage abattu/par le ciseau de la Parque importune. / s’il ne fut pas ami de la fortune/ il fut toujours ami de la vertu”. Intanto ritorniamo alle sue opere più significative per la qualità del suo ingegno salace, attivissimo, irriducibile rivelatore dei limiti e delle nefandezze a cui ricorrono i miseri terrestri per intessere la tela della loro esistenza. Ritorniamo, cioè, ai suoi due romanzi: Le diable boiteux e Histoire de Gil Blas de San tillana, entrambi pieni di brio, di spigliata ironia, di mordenti allusioni. In essi la trama è solo un pretesto per mettere insieme tante storie, tanti casi, tanti destini, tanti inganni umani.
Il diavolo zoppo inizia con la conoscenza che Don Cleofa Leandro Perez Zambulo, scolaro d’AIcalà, fece coi diavolo Asmodeo, denominato Cupido, perché il suo compito era quello di suscitare strambe storie d’amore tra gli uomini; era zoppo perché, avendo lottato con Pillardoc, il diavolo dell’interesse, per ottenere il possesso di un giovane, che era venuto a Parigi in cerca di fortuna, era stato dal collega infernale scaraventato giù, azzoppandosi. E incontro tra don Cleofa e il diavolo Asmodeo avvenne in una circostanza che poteva risult1re fatale per il primo. Infatti don Cleofa cercava disperatamente di sfuggire ad alcuni spadaccini che volevano ucciderlo per aver egli osato penetrare nella casa di una dama per sedurla, senza intenzione di sposarla.
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