Per tutti era semplicemente il “Petisso”. Per i napoletani che l’hanno ribattezzato ed adottato… Bruno Pesaola è scomparso alletà di ottantanovenne anni. Nato Buenos Aires ma di origini marchigiane ha subito legato con il Bel Paese quando si trasferì a Roma. Otto in azzurro dopo i primi passi con la Roma e dopo aver superato un grave infortunio.
Fu tra gli artefici della vittoria del Napoli contro la Juventus in occasione dell’inaugurazione dello stadio San Paolo. Ma il nome del Petisso è legato anche alla Scafatese dove giocò l’ultima stagione da calciatore ed avviò la carriera da allenatore.
Chissà se qualcuno a Scafati si ricorderà di quel “napoletano nato all’estero” (come amava definirsi) e penserà di intitolargli il campo sportivo.La storia narra di un autentico blitz notte tempo di Lauro per sottrarre il petisso alla Scafatese, fu presentato ai giocatori azzurri: era il pomeriggio del 31 gennaio. Cominciò un’ altra storia.
Il “petisso” aveva 37 anni, aveva giocato nel Napoli per otto stagioni (240 partite), era scatenato e pimpante, aveva casa all’ Arenella e, dopo gli allenamenti della squadra al San Paolo, “allenava” i giornalisti fino a tarda notte al Ragno d’ oro.
Vinse il campionato con la Fiorentina nel 1969… Anche un’esperienza all’estero (Panthinaikos) prima di tornare a Napoli e chiudere con il Campania Ponticelli.
Apprezzato ed ironico commentatore in tv. Un talento che ha ereditato suo figlio Diego, famoso come Zap Mangusta, autore e conduttore radiofonico e televisivo, regista e scrittore.
Da ieri Napoli piange il suo unico indimenticabile “Petisso”.