Il Consiglio Regionale della Campania riunitosi ieri ha approvato all’unanimotà un’ordine del giorno proposto dalla consigliera del PD Angela Cortese che si oppone alle trivellazioni sul territorio regionale.
L’ordine del giorno stabilisce inoltre che la Regione Campania ricorra alla Corte Costituzionale in merito all’Art. 38 del decreto Sblocca Italia (da ieri legge a tutti gli effetti) che trasferisce al Governo (ed ad una Commissione Unica da esso istituita) le competenze su permessi, ricerche energetiche e trivellazioni. Questa norma sarebbe in contrasto con l’Art. 117 della Costituzione, come affermato dal Consigliere Regionale del Gruppo Caldoro Presidente Ettore Zecchino.
Zecchino si fa portavoce delle istanze dell’Irpinia, in merito al caso di Gesualdo, centro della Valle Ufita, dove erano state programmate trivellazioni a 350m dal Centro Storico del Paese.
«Il Governo Renzi – spiega Zecchino – ha ignorato totalmente il principio di sussidiarietà e la necessità di confronto e dialogo con le comunità locali. Non può bastare un generico richiamo all’interesse energetico nazionale per espropriare la cittadinanza della sua libertà di scelta e imporre in aree che sono, tra l’altro, già disseminate di pale eoliche e pannelli solari, una svolta industriale fondata sul vecchio e inquinante petrolio.
Il mio – sottolinea Zecchino – non è un “no” ideologico, né dettato da una visione egoistica degli interessi dell’Irpinia, ma un “no” che nasce da quanto non pochi autorevoli esponenti della comunità scientifica hanno affermato più volte: non si può escludere l’impatto negativo e il rischio elevato di trivellazioni in una zona sismica che presenta diverse criticità dal punto di vista idrogeologico. Una evidenza questa che – osserva Zecchino – ci obbliga a mettere davanti a tutto la tutela della sicurezza applicando il principio di precauzione».
Ma al di là delle valutazioni sul metodo e su quello che il consigliere definisce come un tentativo di «colonizzazione», Zecchino ricorda i documenti di programmazione varati dagli enti locali e opere in fieri come l’alta capacità e la connessa piattaforma logistica in Valle Ufita, che, insieme alla diffusione della banda ultralarga, si legano indissolubilmente alla vocazione commerciale e agricola dell’Irpinia.
L’industria petrolifera nell’attuale contesto socio-economico rappresenterebbe «uno stravolgimento della progettualità». « Va detto peraltro – aggiunge Zecchino – che lo scetticismo su questa prospettiva cresce anche considerando l’esempio della vicina Val d’Agri che abbiamo tutti sotto gli occhi : lì le trivelle non hanno portato nessun effetto Texas, ma hanno seriamente modificato il paesaggio. Per questo faccio appello al Parlamento affinché modifichi opportunamente il Decreto Sblocca Italia».
Altre sono le vie da percorrere secondo Ettore Zecchino, che rileva : «Noi abbiamo già il nostro oro blu ed è l’acqua. Le fonti irpine di Cassano, Volturara, Montella, Caposele alimentano uno dei più grandi bacini idrici dEuropa. I maggiori osservatori internazionali concordano nel ritenere l’acqua la risorsa che maggiormente inciderà sul futuro mondiale. E invece di valorizzare questo patrimonio, il Governo Renzi va pericolosamente a caccia del petrolio».