Sul versante del settore immobiliare, il Decreto Sblocca Italia ha introdotto alcune piccole modifiche che renderanno l’offerta immobiliare italiana più appetibile per gli investitori stranieri. Si tratta un pacchetto di piccole modifiche, ma che hanno l’effetto sinergico di liberare i capitali ed attrarre gli investimenti esteri.
Innanzitutto la riforma delle cosiddette Siiq, le società immobiliari quotate in borsa, il Decreto Sblocca Italia ha di fatto eliminato una serie di particolarità che rendevano le Siiq italiane differenti rispetto a quelle del resto d’Europa, in particolare del Regno Unito, ma anche di quelle francesi e spagnole. Non dovrebbero così esserci barriere all’afflusso di capitali esteri. Un’altra modifica importante è stata l’abolizione della tassa sui fondi immobiliari dei paesi esteri, che costituiva una barriera all’ingresso nel mercato immobiliare italiano e produceva un gettito marginale.
E proprio a proposito dei fondi immobiliari arrivano le novità più interessanti per quello che riguarda le Siiq: la norma che prevede che almeno l’80% del patrimonio immobiliare delle Siiq sia messo a reddito comporterà la possibilità di investire su fondi immobiliari purchè gli immobili detenuti dai fondi siano anch’essi messi a reddito. In questo modo ci saranno più transazioni tra Siiq e fondi e viceversa.
Inoltre è stata innalzata al 60% la quota massima societaria di capitale che una Siiq può detenere, mentre in precedenza il limite era del 51%, con enormi diffioltà a collocare il restante 49% sul mercato.
L’auspicio degli addetti ai lavori è che con l’aumento delle Siiq (al momento in Italia ce ne sono solo 2, Beni Stabili ed Igd) si crei un “circolo virtuoso del mattone” che porti ad aumentare la domanda per il patrimonio immobiliare che gli enti pubblici hanno collocato sul mercato senza trovare acquirenti.
Le Siiq riformate dovrebbero poi intervenire in aree urbane da riqualificare.