Santa Maria di Montevergine a Salerno: da Casa di Dio a casa di Er Monnezza.

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da Massimo La Rocca riceviamo e pubblichiamo

Pochi giorni fa, da parte di un’amica che preferisce non si pubblichi il suo nome, mi è giunta la seguente segnalazione corredata di foto: << …
oggi sono stata in visita al cantiere dell’ex Convento di Montevergine, nel Centro Storico di Salerno. Come forse ben sai, annessa al Convento c’è una piccola Chiesa con dei bellissimi dipinti ormai in gran parte rovinati dall’umidità, e quello che ho visto mi ha sconvolta. Credo ti possa
interessare! Ti cedo le foto, fai la segnalazione tu, visto che ti occupi da tempo dell’incuria dei beni culturali salernitani, tanti e bellissimi,
ma trattati male! È vergognoso che una Chiesa storica come questa venga utilizzata a vera e propria discarica. Per non parlare dello stato degli affreschi del Pennino che ci sono sulla volta … sono senza parole. Le foto sono state scattate da una finestrella, dall’alto, dalla terrazza del Convento >>(pics1-4 fonteOmissis).

Ci sarebbe poco da dire, sia perchè si è detto e scritto già tanto sul modo spesso barbaro con il quale le istituzioni salernitane gestiscono il
patrimonio storico-architettonico di Salerno, sia perchè le immagini parlano chiaro: l’interno dell’antica Chiesa di Santa Maria di Montevergine in Salita Montevergine è stato ridotto ad un immondezzaio, la Casa di Dio è divenuta Casa di Er Monnezza!

“Qualcosa” però possiamo comunque aggiungerla.

La Chiesa in questione fa parte del Convento di Santa Maria di  Montevergine(pics5-6 fonteGoogle) che, ci ricorda lo storico Vincenzo De
Simone, fu fondato dall’ordine francescano femminile di Santa Chiara nel 13° secolo come Monastero di Santa Maria Maddalena, del quale la prima citazione è contenuta in un documento del 1255; però Papa Nicolò V nel 1453  stabilisce che le monache salernitane del Santa Maria Maddalena vivano sotto la Regola di San Benedetto, sicchè il Monastero, che era stato fondato come francescano, diventa benedettino; alla fine del 16° secolo, come risulta da documenti degli anni 1595-1598, l’antico Cenobio salernitano verrà occupato dai padri verginiani, quindi assumerà l dicitura di Convento di Santa Maria di Montevergine; ricordo che i Verginiani erano una Congregazione benedettina legata all’Abbazìa di Santa Maria di Montevergine in Irpinia, Abbazìa fondata da San Guglielmo da Vercelli, che nella prima metà del 12° secolo visse a Salerno da eremita in una delle Grotte sul Colle, il quale da lui prese il nome di Sant’Eremita(anticamente Santo Romito), sul quale oggi insistono il Rione Sant’Eremita e Via Sant’Eremita, e in cima al quale oggi sorge Villa Tisi;
San Guglielmo pertanto dimorò a Salerno non lontano dal sito dove sorge il Convento di cui stiamo parlando. Nel 1703 nella Chiesa si insedia la Confraternita di San Francesco della Croce, mentre nel 1716 nei locali del Convento viene istituito il Conservatorio delle Pentite, cosiddetto in quanto ospitava donne convertite dai cattivi costumi, e qui è d’obbligo un riferimento all’intitolazione originaria del Cenobio salernitano a Santa Maria Maddalena, da varie fonti antiche considerata appunto una prostituta
redenta(anche se studi contemporanei vogliono che Santa Maria Maddalena fosse in realtà la moglie di Gesù!); nel 1762 il Conservatorio è detto Puellarum, forse perché alle Pentite erano state sostituite le Orfanelle;
agli inizi del 19° secolo il Conservatorio sopravvisse alle leggi di soppressione napoleoniche, che portarono alla chiusura di molti Complessi
monastici e religiosi salernitani, che vennero adibiti, causando gravi danni al patrimonio d’arte della città, ad altre funzioni, come quelle
militari e carcerarie; nel 1900 il Conservatorio Montevergine fu affidato alle suore della Congregazione “Figlie di Sant’Anna”, che accoglievano, e lo hanno fatto fino a pochi anni fa, bambine e giovinette, le cui condizioni familiari rendevano estremamente necessaria una pia opera di tutela e formazione; per circa 30 anni fino al 2009 ha ospitato anche l’associazione di volontariato “Casa Betania” diretta dal frate francescano Antonio Tomay, associazione dedita a minori in difficoltà, donne ridotte in schiavitù, ragazze-madri; ma già nel 2006 con decreto di Gerardo Pierro Arcivescovo di Salerno, il Conservatorio Montevergine era stato ufficialmente estinto.

Nell’aprile 2009 la società privata Conservatorio Immobiliare s.r.l. ha acquistato l’intero Complesso monastico ad eccezione
della Chiesa, la quale, da quanto mi conferma l’amica, è rimasta invece di proprietà della Curia salernitana.

La Chiesa è orientata sull’asse nord-sud con Altare a nord. La Navata unica rettangolare, coperta da una Volta a Botte, presenta 2 Nicchie, di cui una ospitava una Statua lignea di Madonna col Bambino di fine 16° secolo; sulla parete sud della Navata si sviluppava un pregevole Coro ligneo pensile bombato dotato di grata (la quale consentiva a coloro che stavano dietro di essa di non essere riconosciuti da chi in basso assisteva alla messa), Coro probabilmente del 18° secolo che ebbi modo di ammirare in una Salerno Porte Aperte di qualche anno fa e che oggi risulta smontato per restauro. Un Arco Trionfale a Tutto Sesto separa la Navata dal Presbiterio quadrato coperto con Volta a Vela, nel quale nel 18° secolo fu realizzato un mirabile Paliotto d’Altare in scagliola policroma opera probabilmente di Gennaro Mannelli, un’importante artista che amava a volte firmarsi “… Mannelli Salernitanus …”, un figlio di Salerno la cui abilità viene oggi riconosciuta dai critici d’arte a livello internazionale; sulla parete di fondo del Presbiterio si apre una Nicchia rettangolare in cui era collocata la grande tela raffigurante Santa Maria di Montevergine. La Navata e il Presbiterio mostrano poi sulle Volte stupendi affreschi in stile Rococò(pics7-9
fonteConservatorioImmobiliare) databili tra 1716 e 1728, che svolgono il tema della gloria degli ordini francescano e domenicano; tali affreschi sono riconducibili al pittore beneventano Filippo Pennino, che fu artefice anche dell’opera, detta Paradiso Salernitano, dipinta sulla Volta della Cappella del Tesoro del Duomo di San Matteo a Salerno, e la cui formazione di artista si ritiene dovuta non solo a esperienze locali, ma pure a conoscenze pittoriche di area veneta(se affreschi di pari levatura – naturalmente non in stile Rococò, ma Neorococò, altrimenti gli osservatori penserebbero che risalgono al ‘700 – fossero realizzati per le attuali bianche Volte ospedaliere delle Navate del Duomo di San Matteo a Salerno, gli interni del Duomo aumenterebbero in modo esponenziale la loro attrattività turistica!).

Su Salita Montevergine, soprattutto in corrispondenza della Chiesa(pic10 fonteDanieleMagliano), si vede bene che il muro perimetrale ovest
dell’intero Convento va a coincidere con il tratto est della Cinta Muraria longobarda, attribuita al Principe Arechi II e quindi dell’8° secolo, che scende giù dal Castello Arechi e oggi in condizioni disastrose a causa dell’incuria; se non si provvede a restaurare, e quindi a consolidare, la millenaria Cinta Muraria, c’è il rischio che, nel caso del nostro Convento, possa ribaltarsi sul tetto della retrostante Chiesa, andando a distruggere la preziosa volta affrescata del Pennino (a questo proposito fa rabbia che – con i tanti Monumenti salernitani abbandonati, tra i quali molti sono di grande importanza, come la Reggia di Guaiferio – i fondi, che l’Unione Europea stanzia per la Riqualificazione del Centro Storico di Salerno, vengono in gran parte impiegati non per la sua reale Riqualificazione, ma per altro: rifacimento Spiaggia di Santa Teresa, costruzione Piazza della Libertà, costruzione Parcheggi interrati Piazza Cavour, copertura Trincerone Ferroviario Est, nuova Cittadella Giudiziaria, Metropolitana, Lungoirno, Arredo urbano Corso Vittorio Emanuele, Viadotto Gatto, Sistema di Videosorveglianza che poi stranamente finora non è mai servito a punire gli incivili che vandalizzano il Centro Storico anche se in compenso è servito a deturpare le facciate degli edifici!); preso atto quindi che in origine Chiesa e intero Convento sorgevano all’esterno della Cinta Muraria, in questa osserviamo che si aprono 2 finestre, che danno luce alla Navata della Chiesa e tra le quali si nota una misteriosa struttura arcuata (antica
Porta di uscita dalla città? Originario ingresso al Convento? Edicola Votiva con affresco scomparso o nascosto? Fontana un tempo alimentata da una delle sorgenti site sul Monte Bonadies?); secondo lo storico V. De Simone tale struttura arcuata corrisponde a una Pusterola (termine che in Italia presenta diverse varianti, la più diffusa delle quali è Posterla), ossia una delle tante piccole Porte della Cinta Muraria salernitana,
generalmente affidate alla custodia di privati, che le utilizzavano per uscire dalla città verso terreni agricoli situati nelle immediate vicinanze, e sulle quali il governo cittadino esercitava il diritto di chiederne la muratura in caso di pericolo di attacco nemico; sulla Cinta Muraria, a sinistra della coppia di finestre, si osserva pure una struttura semiarcuata, forse parte restante della successione di archi che reggevano il Camminamento di Ronda, percorso dai soldati addetti alla vigilanza del perimetro difensivo della città; sempre a sinistra è da notare che la Cinta Muraria, che corre in senso sud-nord, fa una piccola deviazione in senso est-ovest avanzando leggermente verso il fotografo(dopodichè riprende la direzione sud-nord), deviazione est-ovest che si realizza proprio in corrispondenza del retrostante Arco Trionfale della Chiesa, cosa che fa supporre che il Presbiterio quadrato della Chiesa fu impiantato su una Torre quadrata della Cinta Muraria; infine addossata alla Cinta Muraria si nota anche una struttura cilindrica con Cupola e Lanterna cieca, struttura che rappresenta la Sagrestìa della Chiesa.

Nel 2011, meglio tardi che mai, la Chiesa è stata sottoposta GIUSTAMENTE a Vincolo di Tutela, come mi informò un funzionario della Soprintendenza per i Beni Storici e Artistici di Salerno, ma SCANDALOSAMENTE la stessa sorte non è toccata al resto del Convento!

Infatti il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per la Campania, eseguita la verifica della sussistenza dell’interesse culturale sull’immobile ai sensi dell’art.12 del D.lgs. n.42/2004 e sentito il parere delle Soprintendenze territorialmente competenti, con Prot. n.12221 del 30 ottobre 2009 ha comunicato INCREDIBILMENTE che l’immobile in oggetto risulta PRIVO d’interesse culturale, e pertanto non sottoposto alle disposizioni di cui al D.lgs. n.42/2004 “Codice per i beni culturali ed il paesaggio”.

Quindi per gli “esperti” in questione, anche il muro perimetrale ovest del Convento, che coincide con la Cinta Muraria longobarda, risulta PRIVO d’interesse culturale!

Come questi signori abbiano svolto la verifica sull’immobile, dove avessero gli occhi (e anche gli occhiali), a quali specialisti delle Soprintendenze di Salerno hanno chiesto il parere, quali testi di Storia che parlassero del Convento abbiano consultato, NON E’ DATO SAPERE ed è un MISTERO paragonabile a quello sulla vera identità di Santa Maria Maddalena!

Poi ci si è messo anche il Comune di Salerno, che il 23 maggio 2012 INOPPORTUNAMENTE ha rilasciato il Permesso di Costruire per trasformare l’otto volte centenario Complesso conventuale in civili abitazioni, e speriamo che il Comune non abbia intenzione di trasformare in Condomini privati anche gli altri antichi grandi e importanti Complessi monumentali oggi abbandonati della zona alta del Centro Storico (Reggia di Guaiferio alias Palazzo San Massimo, Convento di San Francesco d’Assisi ex Carcere Maschile, Convento dei Celestini ex Carcere Maschile, Convento dei Cappuccini ex Carcere Femminile); piuttosto che stupidi Condomini nei quali difficilmente i turisti potranno entrare, e se non si hanno altre intelligenti idee praticabili, meglio farne degli Alberghi di prestigio come accaduto per vari Complessi monumentali in Costiera Amalfitana in Provincia di Salerno, e in tal senso ricordiamo ad Amalfi il famoso Convento dei Cappuccini oggi “Grand Hotel Convento di Amalfi” e il Convento degli Antoniani oggi “Hotel Luna Convento Amalfi”, o a Conca dei Marini il Monastero di Santa Rosa(nel quale nel 17° secolo nacque il celebre dolce Sfogliatella Santa Rosa, il primo tipo di Sfogliatella della Storia!) oggi “Monastero Santa Rosa Hotel & Spa”; già per il fatto di essere degli Alberghi, questi monumenti sono famosi nel mondo!

I danni che le leggi di soppressione napoleoniche non riuscirono a infliggere al Complesso di Santa Maria di Montevergine a Salerno, a
distanza di circa 200 anni rischiano di causarli, con le loro decisioni, le nostre Autorità contemporanee, religiose e civili, locali e non.

FORTUNATAMENTE a questo atteggiamento irrispettoso verso un bene storico così antico, per ora SEMBRA aver posto rimedio la sensibilità dell’odierna proprietaria dell’Immobile, la società Conservatorio Immobiliare s.r.l., che – accortasi di importanti preesistenze storiche di cui non si erano accorti STRANAMENTE i funzionari preposti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per la Campania – ha richiesto, sui lavori di ristrutturazione dell’ex Convento, l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno;
insomma a Salerno se questo importante Monumento della città verrà preservato, e SPERIAMO che effettivamente lo sìa, dobbiamo ringraziare non le istituzioni competenti, ma dei soggetti privati, quindi dei normali cittadini!

I lavori di ristrutturazione sono iniziati nel 2013, e risultano in corso; lo sviluppo immobiliare consentirà la realizzazione di n.15 alloggi per
complessivi 3.000 mq di superficie commerciale, alloggi distribuiti su 4 livelli grazie al recupero del piano sottotetto attraverso ribasso del
solaio intermedio, nonché la realizzazione di circa 30 posti auto coperti a cui si accederà da Salita Montevergine, posti auto che non si è capito se sorgeranno alla quota del Giardino a sud o sotto tale Giardino (in tal senso le informazioni rese pubbliche dalla Conservatorio Immobiliare risultano contraddittorie).

Come visto con la Chiesa, anche nel caso del resto del Convento le immagini parlano chiaro, e ci confermano la sua obiettiva importanza, che non è stata vista da chi invece avrebbe dovuto vederla.

Così infatti a ovest su Salita Montevergine, oltre a elementi succitati legati alla Chiesa, possiamo vedere l’ingresso al Convento sovrastato da un frontone triangolare (pic11 fonteSoprintendenzaBeniArchitettoniciPaesaggisticiSalerno), ma in questo caso è possibile addirittura fare un confronto con una foto scattata negli scorsi anni ’30-’40, dove si vede il Campanile oggi scomparso che risultava in parte poggiato sulla Cinta Muraria longobarda(pic12 fonteUgoVolpe);
nell’angolo inferiore destro di una foto(pic13 fonteS.B.A.P.S.) scattata sulla stessa Salita, si nota, sempre sulla Cinta Muraria, un arco sovrastato da una cornice orizzontale, ossia elementi facenti parte dell’originario ingresso al Giardino a sud del Convento, ingresso che come
si vede è stato ampiamente allargato, credo non tanti anni fa, per consentire il passaggio delle auto. Al 2° piano seminterrato (pic14 fonteC.I.) del Convento, che è il piano dove si trova il Giardino a sud, sono stati rinvenuti a est, a seguito di indagini, 2 ambienti coperti con
Volte Ribassate. Al 1° piano seminterrato(pic15 fonteC.I.) si sviluppa, affacciato sul Giardino a sud, un lungo Loggiato con 12 alte campate di
uguale luce (più altre 2 a ovest risultanti parzialmente occluse) coperte da Archi a Tutto Sesto poggianti su pilastri in muratura (pics16-18 fonteC.I.), e si può vedere, più all’interno, una bella, ampia e quadrata Volta a Crociera Ogivale(pic19 fonteC.I.). Il piano terra(pic20 fonteC.I.) è quello in cui si articola il Chiostro(pic21 fonteC.I.) di forma trapezoidale e confinante con la parete est della Chiesa, Chiostro dotato di 4 portici coperti da una successione di Volte a Crociera Ogivali più una Volta a Botte, anche se purtroppo nel portico sud, come si vede appunto nella pianta del piano terra, saranno realizzati un vano Ascensore e un vano Scala del Condominio, e aggiungo che nello spazio aperto del Chiostro esisteva forse un Pozzo che oggi risulta chiuso e che andrebbe riportato alla luce(e chissà quanti reperti archeologici si troverebbero nel fondo del Pozzo!), o forse una Fontana che andrebbe rimpiazzata con una nuova Fontana; vi è inoltre la possibilità che nel Giardino a nord-est possano esserci ancora tracce della Cinta Muraria angioina, che a partire dal 1364 andò a racchiudere il nostro Monastero all’interno della città. Collocato al piano primo(pic22 fonteC.I.) c’è poi un Affresco sopra porta raffigurante la Crocifissione di Gesù(pic23 fonteC.I.), nel quale osserviamo: a sinistra, abbracciata alla Croce, una figura che è ragionevolmente Santa Maria Maddalena (alla quale in origine era dedicato il nostro Cenobio); al centro, ai piedi della Croce, un teschio; a destra, con quello che sembra un pastorale, la figura di un monaco pregante che è probabilmente San Guglielmo da Vercelli(attribuirei meno possibilità al fatto che sìa San Benedetto da Norcia e ancora meno che sia San Francesco d’Assisi).

E non parliamo dell’eventualità che da qualche parte, magari sotto il Chiostro o i Giardini, si nasconda l’antico Cimitero del Cenobio, dove pe secoli sono stati seppelliti le monache prima e i monaci poi.

Forse il nostro Convento, per ricevere le giuste attenzioni da parte dei funzionari dei Beni Culturali, avrebbe dovuto essere di fondazione
borbonica, risalire insomma a 200-250 anni fa, come la Reggia di Carditello nel casertano, riguardo alla quale il Ministero si è preoccupato di vincolarla, di acquistarla(recentemente) e di farla restaurare; il Convento di Montevergine a Salerno invece, pur essendo antico di 800 anni, non solo non è stato acquistato dal Ministero, ma non ci si è preoccupati nemmeno di vincolarlo; discorso simile però potrebbe essere fatto per i tanti complessi monumentali medievali di Salerno che giacciono abbandonati e in pericolo di crollo, come la già citata longobarda Reggia di Guaiferio, sede di governo del potente Principato di Salerno e risalente al 9° secolo, quindi ben più importante di una borbonica Reggia di campagna del 18° secolo; ben più importante anche perchè se una Reggia longobarda crolla, non ce n’è un’altra con cui consolarsi, mentre se una Reggia borbonica crolla, si può scegliere di visitarne un’altra tra le 21 rimanenti(infatti le Regge borboniche erano realizzate per molti aspetti quasi in fotocopia, quindi quando ne hai vista una, le hai viste tutte!); viviamo insomma in un Paese dove l’anzianità non viene rispettata, non solo in termini di Esseri Umani, ma anche di Beni Culturali!

E per chi non ha presente il mitico personaggio cinematografico di Er Monnezza, posto anche una sua foto(pic24 fonteDeliriaHungaria). Scusate se alla denuncia dell’amica ho aggiunto “Qualcosa”.

Cordiali saluti.

Massimo La Rocca