Sesto appuntamento, giovedì 6 giugno, alle ore 20, per la VI edizione del Festival di Musica da Camera Santa Apollonia con pagine di Bach, Doppler e Brahms.
Da Carl Philipp Emanuel Bach della Trio Sonata in Re minore in cui si combinano alcune delle modalità contrappuntistiche di Johann Sebastian Bach con elementi più semplici e dolci , alla grande salonmusik di Franz Doppler e del suo Andante et Rondò op.25 alla Fantasia sul Rigoletto di Franz e Karl Doppler op.38, piacevolmente virtuosistica, con i flauti in grande spolvero, prima di ascoltare il Brahms della sonata per violino e pianoforte op.108, completato dallo Scherzo dalla sonata F.A.E. il programma della sesta giornata della VI edizione del Festival di Musica da Camera Santa Apollonia, un evento istituzionalizzato del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci”, che anima il centro storico, ospite della Bottega San Lazzaro di Chiara Natella.
La serata di giovedì 6 giugno (ore 20 ingresso libero), sarà inaugurata da Raffaele Ficuciello e Andrea Tedesco al flauto con Raffaele Vitiello al pianoforte. Alle spalle del quartetto d’archi, c’è Sonata a tre barocca, destinata a una formazione per due violini con il sostegno di un basso continuo realizzato al clavicembalo o all’organo. Il Trio Sonata in Re Minore di Carl Philipp Emanuel Bach, inizia con un allegretto di molto ridente e virtuosistico, prosegue con un lento meditativo e di ampio respiro, in stile patetico (Empfindsamer Stil) e si conclude con un allegro dalle sfumature dinamiche e sottigliezze armoniche, energico e vitalistico. Si passerà, quindi, all’Andante et Rondò op. 25 in La Maggiore, di Franz Doppler e alla “Fantasie et Variations sur des motifs de l’opera Rigoletto” di Franz e Karl Doppler. Opera questa che è l’espressione più alta della SalonMusik segnata da una forte carica di sentimentalismo, unito a uno spirito brillante che spesso trova espressione in forme di levigata eleganza, forse, in qualche momento, un po’ troppo alla ricerca dell’effetto esteriore, ma ricche di invenzioni sonore, ad eterno ricordo di quella nascita di un teatro, di un fatto scenico e visivo, raro nella sua evidenza perché composto soltanto di suoni, che è l’opera verdiana. Cambio di formazione ed ecco il duo formato dal violinista Mauro Tamburo e dal pianista Raffaele Vitiello, per due pagine brahmsiane. S’inizierà con la Sonata op.108 in Re minore Di Johannes Brahms l’ultima che il compositore destinò al duo violino e pianoforte. Seppure i primi abbozzi risalgano al 1886, l’autore la portò a termine durante l’estate del 1888, mentre era in villeggiatura presso il lago di Thun. La Sonata si distingue per la particolare solidità di struttura conferitale dall’adozione del modello classico in quattro tempi, nonché per il tono più drammatico e il carattere virtuosistico, soprattutto nella parte pianistica. Il primo movimento (Allegro) inizia con un tema sotto voce ma espressivo eseguito dal violino su un accompagnamento intricato e contrappuntistico dello strumento a tastiera. L’intervento accordale ed energico del pianoforte ci conduce ad un secondo tema solare e ricco di pathos, eseguito dapprima da questo strumento e quindi da quello ad arco. È una vera e propria perla il tema espressivo dell’Adagio suonato dal violino e ripetuto poi all’ottava superiore in forte. Marcato è il contrasto con il successivo movimento (Un poco presto e con sentimento) . Il finale (Presto agitato),in forma sonata, ha un carattere irruento e presenta forti contrasti tra i temi. Chiude il brano una coda dal carattere vigoroso. Finale con lo Scherzo in do minore dalla Sonata F.A.E. di Johannes Brahms scritto per Joachim (Frei Aber Einsam il motto del violinista: libero ma solo). Lo Scherzo, parte di un’opera scritta a sei mani con Schumann e Dietrich, nel 1853, si evidenzia per l’esuberanza giovanile che caratterizza la pulsazione ritmica e la robusta scrittura pianistica, la quale sfrutta volentieri la zona del grave.
Prossimo Appuntamento. Ritorna il 7 giugno il Quartetto Dorico, in nuova formazione, per il Mozart dell’opera K493, con la sua tersa cantabilità dei temi e l’acuta animazione drammatica, nel suo sviluppo e il Robert Schumann del Quartetto op.47 che mette in luce una dialettica tra la concezione autenticamente cameristica della scrittura e la sua virtuale proiezione orchestrale.