Due giorni di iniziative promosse dalla Confederazione USB a difesa della salute e del lavoro:
oggi – Sciopero generale della Sanità
oggi – dalle ore 15 sui socialMedia USB: Convegno internazionale online SALUTE CONTRO PROFITTO
domani Ore 14 Manifestazione nazionale a Roma in occasione del G20 sulla salute
22 maggio ROMA: c’è bisogno di un cambiamento vero
“La strategia è la vaccinazione” ha detto Draghi, lasciando intendere che nel sistema sanitario tutto resterà immutato. Sembra la sintesi del comportamento adottato in quest’anno di pandemia, nel quale niente è stato imparato dagli errori commessi. Privatizzazione e servizi in appalto continueranno ad essere la regola, non ci saranno sensibili incrementi di personale, la territorializzazione del servizio avverrà a scapito della sua natura pubblica e la digitalizzazione sarà la foglia di fico di una modernizzazione che non avverrà all’insegna del diritto universale alla salute ma del risparmio di spesa e dello sviluppo del mercato.
Peraltro, anche sui vaccini a dettar legge restano le grandi imprese farmaceutiche, che non solo stanno incassando profitti miliardari ma anche il consenso del G20 a non liberalizzare i brevetti perché comunque la salute viene sempre molto dopo gli interessi economici!
Il sistema quindi non cambia ma, nella drammaticità della situazione, coglie l’occasione per consolidarsi. I fondi destinati al rilancio, così come prevede il PNRR, non andranno a modificare i mali strutturali che soffriamo da anni e che hanno aggravato la crisi da Covid ma saranno utilizzati per rafforzare le grandi imprese. Non si metterà finalmente mano ad un sistema pubblico pesantemente colpito da alcuni decenni di tagli, blocco del turn over e privatizzazioni e si useranno le nuove tecnologie contro il lavoro.
Né si metterà mano alla precarietà diffusa, drammaticamente venuta alla luce con la pandemia perché scopertasi priva di protezioni e tutele. Su questo fronte, a parte una spolverata di ristori, il blocco dei licenziamenti fino al 30 giugno e gli ammortizzatori sociali in forma selettiva fino a dicembre, non c’è in vista alcuna riforma seria di contrasto alla precarietà. Le riforme che invece sono in rampa di lancio riguardano l’ulteriore liberalizzazione degli appalti e un nuovo attacco al sistema previdenziale pubblico, mentre l’ipotesi del salario minimo per legge sembra definitivamente tramontata.
L’intervento più sostanzioso riguarderà però il sistema industriale. L’obiettivo non sarà il rafforzamento dei settori strategici per la nostra economia ma l’integrazione subalterna del nostro sistema alle grandi concentrazioni economiche europee e internazionali. Vale per il trasporto aereo, con lo smantellamento di Alitalia, e vale per l’ex Ilva dove Draghi & co. lasciano mano libera ad ArcelorMittal.
Siamo arrivati alla drammatica cifra di 125mila morti ma non c’è alcun segnale di cambiamento. Eppure, la pandemia ha dimostrato proprio il fallimento di un intero sistema e l’urgenza di un cambio di rotta.
La mobilitazione nazionale del 22 maggio, in occasione del G20 sulla salute, lancia un grido di allarme sulle gravi conseguenze che comporterà questo mancato cambiamento: ulteriore aumento delle disuguaglianze sociali, maggiore sfruttamento mascherato da avanzamento tecnologico e crescita esponenziale della disoccupazione e della precarietà lavorativa e sociale.
Le classi dirigenti del nostro paese non solo si sono dimostrate incapaci di proteggere la popolazione ed hanno collezionato record negativi nel modo in cui hanno affrontato il virus, ma si apprestano a gestire la crisi economica in modo ancora più disastroso. È ora che una forte opposizione sociale, sindacale e politica si manifesti con forza per costruire l’alternativa.
È molto importante che alla manifestazione abbia aderito la Comunità Palestinese di Roma che sarà di nuovo in piazza per protestare contro l’ennesima pesante aggressione che sta subendo il popolo palestinese. Ci sarà anche una delegazione dei lavoratori portuali che hanno fermato in questi giorni l’uso del porto di Livorno per rifornire di armi l’esercito israeliano.
Unione Sindacale di Base
Sciopero 21 maggio, perché per la sanità e la salute non andrà tutto bene
Se sbagliare è umano, perseverare nell’errore è sicuramente diabolico e chi, ottimisticamente, pensava che la pandemia avrebbe portato a individuare la tutela della salute e la spesa sanitaria come prezioso investimento e non come una spesa da abbattere, rimarrà deluso. Nessun cambio di passo né di visione anzi, quello che si profila, è un brusco ritorno alla gestione e al finanziamento del SSN pre-pandemia. Il DEF del mese scorso certifica infatti che nel triennio 2022-2024 la spesa sanitaria dovrà essere portata al 6,3% del PIL, con una riduzione di un punto rispetto a quella attuale, confermando la previsione di spesa fatta nel 2019 e questo, di fatto, va a significare che le maggiori spese per il personale sanitario, comunque in gran parte precario, per l’aumento dei posti letto di terapia intensiva e per la diagnostica legata al Covid, sostenute per affrontare la pandemia non saranno consolidate e l’Italia tornerà ad avere una spesa sanitaria inferiore alla media UE e drammaticamente inferiore a quella di nazioni avanzate quali, a esempio, Francia e Germania.
E che per la salute della popolazione e della sanità in generale, non ci sarà un lieto fine è chiaro anche dall’analisi del PNRR che destina alla Sanità, a fronte dei tagli che hanno decimato ospedali, posti letto e personale, le risorse più basse. Risorse che sono destinate in gran parte alla digitalizzazione, alla telemedicina e all’aggiornamento tecnologico, mentre quanto stanziato per il rafforzamento dei servizi domiciliari e dei servizi territoriali attraverso le centrali operative territoriali e le case della salute, di fatto gli attuali distretti di base, rappresenta un ricco piatto sul quale, rapaci, sono pronti a banchettare il terzo settore e il privato convenzionato.
Altro che potenziamento della sanità pubblica, ci troviamo di fronte a un quadro nel quale, in assenza di qualsiasi ipotesi di assunzione di personale sanitario, tutti i servizi saranno appaltati e dati in gestione proseguendo così nella privatizzazione della sanità che, come verificato ampiamente durante l’emergenza Covid, così tante conseguenze ha provocato nelle regioni nelle quali il processo è più avanzato.
USB, con lo sciopero del settore sanità proclamato per il 21 maggio, scenderà in piazza per manifestare la propria opposizione a questa impostazione e rivendicare un modello sanitario che sia realmente al servizio dei bisogni della popolazione e che elimini le diseguaglianze territoriali, per la reinternalizzazione dei servizi appaltati, per assunzioni stabili e l’eliminazione di qualsiasi forma di precariato.
Verranno tenute manifestazioni ed effettuati presidi in tutte le regioni sotto gli assessorati alla salute, mentre a Roma la manifestazione si terrà davanti al Ministero.
USB P.I. Sanità
Salute contro profitto: il 21 maggio convegno internazionale
Invito al convegno internazionale del 21 maggio 2021 ore 15.00 SALUTE CONTRO PROFITTO Il sindacalismo di classe contro la speculazione capitalistica sulla sanità pubblica USB – FSM
Il G20 a presidenza italiana del 2021 sarà chiamato a ricomporre le relazioni internazionali dei paesi industrializzati nell’ambito di una pandemia sottovalutata e di una crisi economica che assume contorni di crisi sistemica. La lunga serie di incontri tematici e la contemporaneità del G7 a presidenza Britannica e del COP 26 sul cambiamento climatico, denotano il tentativo di riproporre un’egemonia mondiale che è sempre più vacillante sotto i colpi della competizione tra poli imperialisti e Stati.
Pandemia e crisi economica si intersecano producendo un impatto sociale devastante che mette a dura prova la tenuta delle singole società e dei processi di concentrazione imperialistica in atto nella UE. Non è un caso che il problema sanitario sia oggetto di ben tre eventi internazionali nell’attuale sessione del G20. Il pericolo è che la gestione della pandemia sia utilizzata come copertura ideologica per un profondo processo di ristrutturazione capitalistica che ridefinisca rapporti di forza, gerarchie tra stati e relazioni economiche. Il problema del diritto alla salute dei popoli viene utilizzato come copertura con una retorica di guerra (per ora contro il virus) che ridefinisce i rapporti sociali nei singoli paesi attraverso un processo di accentramento dei poteri utile per dolorose operazioni di redistribuzione della ricchezza.
Il covid ha messo a nudo la fragilità della protezione sociale dei paesi industrializzati, trasformata in merce e ambito di profitto per i privati. Il “suprematismo sanitario“ occidentale, per cui alcune malattie riguardavano solo i paesi arretrati, si è frantumato sugli scogli della attuale, devastante crisi sanitaria, che sta producendo milioni di morti.
L’anteporre la difesa del profitto e della produzione di merci alla tutela della salute è stata la causa fondamentale della diffusione della pandemia. I sistemi sanitari, devastati da processi di privatizzazione e arretramento dello Stato dalla sanità pubblica, hanno negato il diritto alle cure fino a costringere, in molti casi, il personale medico a scegliere chi curare e chi no. Una scelta basata ovviamente sull’età e sulle patologie concorrenti, legata a una narrazione creata ad arte dagli apologeti del capitalismo, per cui la malattia è il prodotto di stili di vita individuali sbagliati, riproposizione ideologica e strumentale dell’eugenetica sociale, che da sempre alberga nella coscienza della borghesia di ogni paese.
La cura contro il virus è diventata un ulteriore affare per le multinazionali che hanno inventato in fretta e furia i vaccini, entrati immediatamente nella logica della competizione tra poli imperialisti. Attraverso la modulazione dei prezzi e con la produzione inevitabilmente insufficiente si sono prodotti processi di accaparramento a livello dei singoli stati e negazione delle forniture ai paesi poveri che, inevitabilmente, sono tagliati fuori dal mercato internazionale. Il vaccino è diventato l’arma per vincere la nuova competizione internazionale: il paese che esce prima dalla pandemia è quello che avvia la ripresa economica e la egemonia mondiale.
Negando i vaccini si impedisce l’uscita dalla pandemia, si nega la possibilità della ripresa economica, si devasta il tessuto sociale e si costringono i paesi ad indebitarsi con carichi di debiti che condizioneranno il loro futuro. Tant’è che il WTO, a maggioranza, ha rifiutato di sospendere i brevetti dei vaccini per consentire una produzione allargata ad altri paesi.
I piani vaccinali nazionali si sono trasformati in un apparato propagandistico usato come cortina fumogena per contenere la presa di coscienza sociale del fallimento del modello di sviluppo capitalistico che non è in grado di proteggere e curare la propria popolazione. Siamo di fronte ad una nuova forma di imperialismo.
I sistemi sanitari hanno dimostrato tutta la loro fragilità legata alle politiche di austerità e liberiste adottate dai paesi industrializzati. Le conseguenze sono stata scaricate sugli utenti ai quali vengono negate le prestazioni sanitarie e sul personale sanitario che viene sottoposto a ritmi e condizioni di lavoro al limite della sopravvivenza. Medici, infermieri, tecnici e volontari hanno dovuto fare fronte alla pandemia senza mezzi di protezioni individuali, in sottorganico, con prescrizioni mediche spesso improvvisate e persino dannose. Dopo aver subito migliaia di contagi e un numero notevole di decessi legati al lavoro, ora vengono persino indicati come fonte di infezione per utenti e colleghi.
La ferocia del modello sociale si è scatenata nei confronti dei degenti delle RSA, indifesi e in balla degli eventi, lasciati senza protezione, senza cure, senza affetti e lasciati morire in solitudine. Amnesty Italia ha denunciato la violazione dei diritti umani nelle RSA dell’UE. Una denuncia rimasta senza risposta, dato che la negazione dei diritti universali a settori sociali deboli è purtroppo, la norma.
Il 21 maggio 2021 la Commissione Ue incontrerà il G20 a Roma sul tema della gestione della pandemia e sulla risposta sanitaria dei vaccini.
In quell’occasione sarà molto importante far sentire la nostra voce a favore di un modello sociale solidale, di sistemi sanitari e accesso alle cure non vincolati alle condizioni economiche delle persone e dei paesi, per la cancellazione dei brevetti per vaccini e medicamenti essenziali, per combattere povertà sanitaria ed economica, per la fine degli embarghi nei confronti dei paesi colpiti, per una ricerca pubblica per il pubblico. Condizioni minime per rendere possibile l’uscita per tutti dalla pandemia.
I lavoratori della sanità accoglieranno il G20 con uno sciopero del settore (pubblico e privato) nella giornata del 21 maggio.
L’iniziativa di lotta del 21 maggio è un segnale di volontà politica e di protagonismo sociale che si incontrano con gli interessi materiali di milioni di utenti.