San Marco di Castellabate è una delle più apprezzate località di mare in Italia e duole constatare ancora una volta l’incuranza dell’amministrazione a tutelarne le bellezze.
Quanto sta accadendo in località Pozzillo ha dell’incredibile: la proprietaria dell’area tra la spiaggia del Pozzillo e la sovrastante Strada Regionale 267 ha ottenuto dall’amministrazione comunale il permesso di pulire la sua area e la vetusta pista esistente attraverso la quale vi si accedeva, dichiaratamente col fine di realizzare un parcheggio privato su terreno stabilizzato.
Nonostante i numerosi vincoli, tra i quali si annoverano quello paesaggistico e la tutela
idrogeologica, l’amministrazione concedeva esito favorevole perché non vi sarebbe stata alterazione dei luoghi.
Così non è stato perché le azioni messe in atto hanno determinato un impatto ambientale mostruoso, avendo avuto ad oggetto moltissime piante e arbusti autoctoni facenti parte della macchia mediterranea che dovrebbero essere oggetto di tutela e non danneggiamento.
Ciò che più sconcerta da parte dell’amministrazione è la leggerezza con cui agiva in carenza di legittimazione, essendo necessari pareri paesaggistici degli enti Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni e della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Salerno e Avellino.
«Quest’azione è stata gravissima – puntualizza l’avvocato Marchetti, vice segretario nazionale Codacons – ed è aberrante che, come tutte le pessime scelte amministrative compiute in Italia che hanno generato i peggiori ecomostri, ancora una volta sia stata utilizzata la maschera della richiesta autorizzatoria. Inoltreremo formale denuncia alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania per l’accertamento di tutte le responsabilità dei soggetti
sia privati che pubblici coinvolti nella vicenda”.
“È indegno e fuori dal mondo voler solo pensare ad un parcheggio in una simile posizione, a sfregio di uno dei posti più belli del Cilento, in pieno Parco e soprattutto adiacente alla spiaggia. L’ennesima espressione di un piano privo di gusto, che confonde la vivibilità con una gestione molle e lassista a discapito degli elementi naturali.»
Ancora una volta a fare la differenza è stata l’attenzione dei residenti: se non fosse stato per la premura dei confinanti a denunciare quest’ingiusto intervento ai danni del patrimonio paesaggistico, con questo parcheggio in terra battuta l’ente Comune avrebbe permesso un altro scempio di ordinario abusivismo.
Perciò, non in ingoiare il rospo!